BOCCIA DON SEVERINO, ABATE

Abate benedettino cassinese. Nato ad Ascoli Satriano nel 1620. A 17 anni fece la sua professione monastica a Cava (oggi vicino a Cava dei Tirreni) il 29 settembre 1637. Fu Abate dell’Abazia della SS. Trinità di Cava dal 28 aprile 1671 al 19 maggio 1677. Scongiurò la soppressione della Congregazione per forti debiti di cui era gravata e diede nuovo credito alla Badia di Cava. Fu anche Visitatore della Congregazione cassinese e "dopo aver saggiamente governate varie case benedettine delle più importanti, come Farfa, Messina ecc, lasciando in ognuna ottima fama di sé, morì quand'era Abbate della Badia di S. Maria de Varra in Napoli in suburbio quod vulgo Chiaia dicitur, nel 1696, in età di 76 anni” (F.Ferruccio Guerrieri, L'Abbate Severino Boccia – grammatico e lessicografo pugliese del secolo XVII – in “"Scienza e Diletto", Cerignola 1899) (il libro è presente nella Biblioteca di Ascoli "Pasquale Rosario"). Morì, invece, secondo l'Armellini, nel Monastero napoletano di S. Severino il 14 gennaio 1697, in pervigilio S. Mauris Abbatis, avverandosi così una sua profezia raccolta e tramandataci dal Sacerdote che lo aveva assistito nelle ultime sue ore". La famiglia Boccia all'epoca "dovette essere una delle più notabili del paese" . Insegnò, da giovane, filosofia nel Monastero di S. Benedetto a Mantova ". Il suo carattere era mite e “colla più dolce amorevolezza, rese a tutti, non che piacevole, desiderabile il suo governo". Era di una vasta e profonda cultura. Era dotato di modestia tanto che "egli quasi sempre nelle sue opere, molte e di varia cultura, si studiò di nascondere il suo vero nome, ora sotto lo pseudonimo di Sincero Valdesio, ora sotto quello di Sosio de urbe Lucana". La dottrina dell'Abate ascolano fu davvero vasta, profonda e varia. Le opere si possono dividere in due categorie: quelle pervenuteci a stampa e quelle manoscritte; queste ultime si conservano in originale fra i codici cartacei del famoso archivio della SS. Trinità di Cava.
Tra le opere stampate vi sono: Il Tasso Piangente, Il Prelatus casinensis e gli Elogia plurium Sanctorum ac Virorum digitate et doctrina illustrium. Tra le opere inedite, manoscritte, vi sono: Vite dei dodici primi Abbati Cavesi, Praeelectiones in Genesim, Vocabolario Italiano e Grammatica Italiana. Sul dorso dell'opera manoscritta n.6 si legga "Grammatica Italiana di Sincero Valdesio" e "anno 1690 – credo che questa grammatica sia del P. D. Severino Boccia detto il Pugliese". "Il Marchese Basilio Puoti, il noto e saggio riformatore napoletano degli studi letterari e grammaticali" chiamò Severino Boccia "uno dei padri della grammatica italiana". Gianmichele Cautillo nel 2016 ha scritto un libro su Severino Boccia dal titolo "Il verbo - studio filologico sulla 'Grammatica italiana' di Severino Boccia. La grammatica di Severino Boccia nel manoscritto 312 della Biblioteca Statale del Monumento Nazionale Badia di Cava.
La famiglia Boccia o Bocci secondo l'Abate benedettino napoletano Giovanni Battista Pacichelli che nel suo libro del 1703 "Il regno di Napoli in prospettiva" annovera tale famiglia tra quelle nobili di Ascoli dove viene nominato lo stesso Severino come "hora a' Benedettini il P.Abate D. Severino Bocci".
SINCERO VALDESIO è l'anagramma di SEVERINO D'ASCOLI scoperto da Gianmichele Cautillo, nell'anno 2008, durante il lavoro per la pubblicazione del suo libro. "Il verbo. Studio filologico sulla 'Grammatica italiana' di Severino Boccia", Ascoli Satriano 2014. L’Abate ascolano Don Severino Boccia, infatti, firmò la sua opera con lo pseudonimo di Sincero Valdesio che, anaggrato, diventa 'Severino d'Ascoli'. .
https://www.anspiascolisatriano.it/files/files/3798/presentazione_de_il_v...
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