Dal libretto "Ufficio - Messa - Novena Liturgica in onore di S.Potito Martire" di Mons. Mario Di Lieto, Vescovo di Ascoli Satriano e Cerignola (1958-1986)(S.Agata di Puglia 1968):
1. STORICITA' DELLA PERSONA E DEL LUOGO DEL MARTIRIO DI S.POTITO.
Il volume X della Enciclopedia dei Santi [Biblioteca Sanctorum, istituto Gioanni XXIII, della Pontificia Università Lateranense, colonne 1072-3, Dottore Niccolò Del re, Direttore di servizio degli stampati della Biblioteca Apostolica Vaticana], edito nello scorso maggio [1967], contiene espressioni molto lusinghiere in merito.
"La più antica menzione si rinviene nel 'Liber Pontificalis' napoletano del IX secolo e nel famoso 'Calendario Marmoreo' napoletano scrittotra l'847 e l'877, che ne pone la commemorazione l 13 gennaio (XIII. NT S. POTITI). Posto in Sardegna dal 'Martirologio Romano', a Sardica nella Dacia (scambiata poi nel Medioevo con la Sardegna) dai Bollandisti e dal Lanzoni [Le Diocesi d'Italia, Faenza 1927, pag. 266], il centro di diffusione del culto di S. Potito è collocato nelle Puglie e in seguito in Sardegna dal prof. Domenico Mallardo [San Potito, un martire dell'Apulia, L'Srte Tipografica, Napoli, 1957], il quale rivendica infatti all'Italia Meridionale il luogo del martirio di questo presunto martire di sardica, dicui non esiste peraltro nessun documento orientale. pertanto sul fondamento di tali indicazioni, poiché 'Sentiano' era una 'mansio' [una fermata di servizio o di riposo corrispondente alle nostre stazioni moderne] dell'Apulia tra 'Aequum Tuticum e Venusium', sulla 'via Herculia', il martirio di S. Potito avrebbe avuto luogo al confine tra il Sannio e l'Apulia, presso qualche affluente dell'ofanto [Calendario marmoreo di Napoli, 1947, pag.89-90]. Attualmente S.Potito è venerato come Patrono di Tricarico, in provincia di Matera, in Lucania, e ad Ascoli Satrian, in provincia di Foggia, nelle Puglie".
I) RIVENDICAZIONE DEL LUOGO DEL MARTIRIO ALLA PUGLIA
Prima di trattare adeguatamente la dimostrazione di tale affermazione, si premette che esistono due stesure della 'Passione' di S. Potito. Il testo della prima redazione è stato tramandato da parecchi codici, di cui il più antico, della fine del sec. IX [nell'822, un secolo indietro, nel monastero di Reichenau in Francia, si conservava un codice contenente la Passione di S. Potito (Becker, catalogi bibliot. antiqui, Bonnae, 1885, pagg. 6-129], è il 'codice Vaticano Reginae Sueciae 482'[A.Poncelet, Catalogus, codicum hagiographicorum latinorum, Bibliothecae Vaticanae, Bruxellis, 1910, pag. 239].
Della seconda, invece, che è una perifrasi della prima, il testo è nell'unito codice, l'VIII B.3 della 'Biblioteca Nazionale' di Napoli del sec. XI [A. Poncelet, Catalogus codicum hagiograf. latin. Bibliothecarum Neapolitanarum in Analecta Bollandiana, XXX, 1911, pag. 154. Col. cod. VIII. B.4 costituiva un solo volume, che era a Troia nel sec. XIII].
Le due stesure presentano una certa divergenza nella forma [Purtroppo sula patria regna la discordia nei manoscritti. La stesura del sec. IX fissa la città natale a 'Sardica' o 'Serdica' (l'odierna Sofia), città della tracia; quella del sec. XI lo ritiene un cittadino dell'oriente. Similmente la prima lega il martirio all'imperatore Antonino, la seconda a marco Aurelio il 166. La nazionalità sarda spunta alla fine del 15oo. si comprende facilmente allora come il luogo, dov'era particolarmente venerato, divenne la sua patria. Nel 1598, però, il Vescovo di Vico Equense, Mons. Paolo Regio, per primo, non accolse tale trovata (Via di S. Potito martire, Vico 1598, pag. 5)], anche se mostrano una loro dipendenza, ma sostanzialmente coincidono, specialmente nella sola importante: il luogo ed il giorno del martirio. Offrono di sicuro la personalità del martire, il dato topografico e la data festiva: circostanze queste validissime, chiamate dagli agiografi i scrittori di vite dei santi, 'le due coordinate agiografiche' , che proiettano fasci intensi di storicità sui protagonisti della santità.
A) LA PATRIA E' INDICATA COME LUOGO DEL MARTIRIO NEI CODICI DEI SECOLI IX, X E XI
1) LA COORDINATA D'INDOLE TOPOGRAFICA (quella cioè che contiene i dati propri di un luogo)
colloca il martirio in località posta in vicinanza di due povere e sperdute stazioni, che forse non erano che locande o osterie isolate. Anche uno scrittore strettamente locale, che non poteva non conoscere bene i più modesti borghi di casa sua, poteva inventarle. Suddetta coordinata è immancabile nella tradizione manoscrittica.
Difatti il codice del sec. IX, un secondo dell'Archivio di S. Pietro in Vaticano, A.2, il cod. VIII B.6 e quello del secolo XI, di cui sopra, della Bibl.Naz. Napolet., concordano nell'indicazione del luogo del martirio:
"Lo condussero al luogo chiamato Puglia [il cod. VIII ha 'provincia', invece di luogo e il B. 3 'certo luogo'], dove è detto (che sia) tra Sentiona [mentre il cod. dell'Archivio di S. Pietro ha "Sentenziano", gli altri tre hanno "Senziano" ed il B.3 aggiunge: "si chiama Giulia"] e Iuniano [il Mallardo, op.cit., pag. 24 lo spiega come probabile corruzione di "Baleianum" dell'itinerario Antonino], ma S. Potito fu decapitato [i primi tre hanno il termine 'decapitato', il quarto invece 'lo ferirono con spada' e 'sopra la riva dell'unico fiume Calabriticis'. Il 'ci' finale è un rifacimento e la 'r' è un'aggiunta messa nell'interlinea, così spiega Mallardo nell'op.cit. a pag.22. Nell'ufficiatura del 1533 8Cod. IX c.33 della Biblioteca Nazionale di Napoli) fu deformato in "Calabiarici"] presso il fiume; che è chiamato Calaggio".
a)Dunque è esplicita l'espressione della puglia [Il cod. del sec. XI non adopera esplicitamente l'espressione "Puglia", ma l'indica con tali dati da non riferirsi che alla Puglia o località immediatamente confinante], termini "Calaggio e Sentiano".
Codice del sec. IX------------dell'Archiv. di S. Pietro
------Calibius---------------------Calabrius
Codice VIII B.6---------------e B.3 della Bibl. Naz. Napol.
------Calabium---------------------Cabritici [il 'ci' finale è un rifacimento e la 'r' è un'aggiunta messa nell'interlinea (Mallardo).
- Nell'ufficiatura del 1533 (Cod.IX C:33 della Nazionale di Napoli) fu deformato in 'Calabiarici']
b) Il 'Calabius' è l'odierno Calaggio, che ha inizio tra Aquilonia (Lacedonia) e Trivicum (Trevico). E' un torrente, che nella continuazione del suo corso prende anche il nome di Carapelle, e sbocca nel golfo di Manfredonia, non lontano dall'antica Auxanum.
c) Il 'Sentiano' era una fermata obbligatoria, una stazione di servizio o di riposo della via Erculea, dell'imperatore Massimiano Erculeo, che era una delle vie consolari degli Irpini. Conduceva da Equo Tutico (S. Eleuterio) a venosa; poi piegava erso il Sud, a Potenza, entrando così nei Lucani, per proseguire poi per Grumeto e congiungersi con la strada maestra per Reggio. Da Equo Tutico a Venosa l'itinerario diAntonino segna il tracciato di due percorsi, l'uno più corto di 64 Km. per le 'mansiones' di 'Sententianum' e 'Baleianum Sentianum' distava 33 miglia da equo e 36 da Venosa. Il posto preciso non è facile fissarlo. Ma rimane il dato del Calaggio, che non doveva distare molto da Sentiano. Quale altra spiegazione storica, se non quella della realizzazione del martirio, come lo sostiene la tradizione orale, poteva avere l'intitolazione a S. Potito, in agro di Ascoli Satriano, di una località vicina al torrente Carapelle (Mufite), confinante con valle traversa, la mezzana e Piano d'Amendola e tagliata dalla strada di bonifica, he parte da ponte Parrozzo e attraversa quella sempre di bonifica, dalla provinciale Foggia-Ascoli alla cantoniera, pur proseguendo per Palazzo d'Ascoli, Catenaccio e Castelluccio dei sauri? (istituto geografico militare, rilievo del 1954).
d) il napoletano padre Antonio Caracciolo, teatino [De sacris Ecclesiae neapoliraae monumentis, Napoli, 1645 pag. 139] sosteneva che gli ascolani ritenevano la Serdica, patria di S. Potito, una località dell'agro ascolano, come si riporterà nel paragrafo seguente. Inoltre ha tramandato che, all'inizio del secolo XVII, confrontò tre codici, di cui uno non dipendeva da quello del secolo XI, del quale al n.8 della prima pagina, e tre lezionari. Che non sia stato indotto a riportare la notizia di Ascoli Satriano per la concordanza del luogo del martirio dei tre codici e lezionari con i quattro, di cui al par. a), perché Ascoli era quella che maggiormente rispondeva ai dati dell'indicazione manoscrittica?
e) Il Mallardo, spiegando come la passione abbia fatto di S. Potito un orientale, nativo di 'Sardica'. non esclude la possibilità che l'autore della redazione del secolo IX, che ampliava un testo più antico non conoscendo il toponimo di Sertica, l'abbia identificato con quella orientale.
Il titolo 6016 del C.I.L. IX si riferisce ad un cippo o miliare vario trasportato, e precisamente al 72° miliario della via Traiana [da Benevento
per Aeca (Troia), Herdonia, Canosa menava per Brindisi] che ora è ad Ascoli, dove lo vide già nel secolo XV Giovanni Bonomio. Intanto. nel codice della Biblioteca di Siena, III, C. 27 (ib.6016), che dipende dalla collectanea (raccolta) di Marcello cervini (+ 1555), alla copia di questo titolo, esistente anche allora in Ascoli, "Serticae praescribitur", dice l'apparato del C:I:L: - Ascoli, dunque, si chiamava anche 'Sertica'.
Inoltre il Caracciolo [De sacris Ecclesiae Neapolitanae monumentis, Napoli, 1645, pag. 140], nei primi decenni del secolo XVII, afferma che gli abitanti di Ascoli ritenevano che la Serdica della Passione fosse una località del vasto agro Ascolano.
E' possibile dunque che gli Ascolani abbiano imposto il mome di 'Serdica' alla loro terra per suggestione della Passione. Ma concluìde anche: "E' assurdo supporre che l'autore della Passio del sec. IX abbia trovato, nel testo più antico che egli ampliava, il toponimo 'Serdica' e che, non conoscendo egli se non la celebre Serdica di Tracia, abbia identificato con questa la 'Serdica' della Passio?". In tal modo l'espressione "quae est Thracia civitas" sarebbe una glossa in origine a 'Sardica'.
2) LA TRADIZIONE MANOSCRITTICA E LETTERARIA si svolge quasi tutta nell'Italia Meridionale.
a) La stesura del secolo IX è nata nell'Italia meridionale, come lo dimostrano le analogie con composizioni di vite di Santi dell'Italia meridionale. Così pure quella del secolo XI è un frutto di questa medesima terra, trovandosi unito coll' VIII B.4 in unico codice contenente quattro Passioni di scrittori di vite di Santi napoletani dei sec. IX e X, colle quali è strettamente imparentata la Passione di S. Potito. Ma una più stretta analogia ricorre tra questa e quella di S. Vito, della Lucania, regione confinante con quella, a cui appartiene il martirio di S. Potito.
b) Il fatto che a Napoli, sin dai secoli IV - V, era vivo il culto di S. Potito e fioriva un monastero intitolato al Martire, induce il Mallardo a pensare che sia di origine napoletana, anche per l'unione suddetta coll' VIII B.4 [la ritiene di origine napoletana, perché molto più che in Puglia, dove trovò la morte, e a Benevento, che nel sec.IX accolse gli avanzi, il culto era solenne a Napoli, dove un antichissimo monastero dedicato al Martire sorgeva quasi alla metà del "decumanus summus" della città].
c) Alcuni inni, che furono in parte trascritti nell'ufficiatura, furono composti dal dotto napoletano Antonio Sanfelice (1515 - 1570).
d) La vita in versi dello stesso secolo, di Alessandro Flaminio, è di Tricase, che si trova non lontana da Venosa, posta sulla direttrice della via Erculea, a cui è legato il teatro del martirio e quindi il primo luogo del culto.
e) L'Ufficio di S. Potito [l'esemplare è nel Cod. IX della Bibl.Naz. di Napoli] fu pubblicato il 9-IV-1553 a Napoli, mentre il Breviario Capuano [Michele Monaco, Sanctorum Capuanum, Neapoli, 1630, pag. 446] è anteriore al 1630.
f) Il vetustissimo codice, da cui all'inizio del secolo XVII copiarono il gesuita P. Antonio Beatillo ed il Caracciolo [il Caracciolo vide nella ricca biblioteca della sua casa dei SS. Apostoli di Napoli tre codici e antichi lezionari. Respinse decisamente con sagge osservazioni l'origine sarsa, come il Capuano Michele Monacvo. La nazionalità sarda spunta soltanto alla fine del 1500 e trae la sua origine dal culto tributato nell'isola] e, alla metà dello stesso secolo, i Bollandisti, era del monastero di S. Potito di Napoli.
g) Una tradizione letteraria ascolana cominciò a circolare nel sec. XVI. Nel cod. miscellaneo della Bibl. Naz. di Napoli IX C.33 (sec.XVI-XVII) è riportata, in due pagine e mezzo, una 'Vita de Sancto Potito martyre", che verso la fine ha: "I soldati pertanto troncarono il capo a Potito presso Ascoli in Puglia". In fondo alla 'Vita', lo stesso codice informa che essa è stata tratta "dalla vita del Santo Martire presso la Chiesa di Tricarico". Tricarico, in Lucania, non solo è in una regione confinante conla Puglia, ma si vantava nel sec. XVI di possedere il corpo di S. Potito.
Nelle memorie antiche [Neapolis, 1853, ex typis Josephi Guerra, pag. 147] annesse al sinodo del Vescovo Todisco Grande e riportante l'Ordine Episcopale [della Diocesi di Ascoli Satriano], come desunto dall'archivio dei Padri Eremitani di S. Agostino, del Vescovo Pirro Luigi Castellomata (1648) si riferisce: "ornò con eleganza la Chiesa di S. Potito Martire, restaurata dal suo predecessore Ferdinando D'Avila (1603)".
B) COORDINATA CRONOLOGICA
La Concordanza dei manoscritti si estende anche alla data del martirio, che è costante nel martirologio e nei calendari.
------------------------------"S. Potito fu martirizzato il 13 gennaio"------------------------------------
Codice del sec. IX, dell'Archivio di S. Pietro e i due della Biblioteca Nazionale di Napoli.
------------------------------"13 Gennaio, Natale di S. Potito"------------------------------------------
Calendario marmoreo della metà circa del sec. IX [Domenico Mallardo, Il Calendario Marmoreo di Napoli, 1947, pagg. 21, 89-92]
Martirologio Gualdense, beneventano del sec. XII [E. De Petrella, Il Martirologio Gualdense, in "Sannium", XIX, 1941, pag. 129]
Due Calendari Capuani [Michele Monaco, op.cit., pagg. 391, 424, 446]
Calendario Tutiniano di Napoli, della fine del sec. XII e inizio del XIII sec. [A.S.Mazochius, de sanctor. Neapol. Eccles. episcoporum cultu, Neapol. 1753, pag. 312]
--------------------------------12 Gennaio-----------------------------------------------------------------
Un Calendario Capuano [Michele Monaco, op.cit., pagg. 391, 424, 446]
Si è voluto rispettare l'ottava dell'Epifania.
II) LE TESTIMONIANZE DEL CULTO CONFERMANO LA COORDINATA TOPOGRAFICA, IN QUANTO IL CENTRO D'IRRADIAZIONE E' LA REGIONE IN CUI LA PASSIONE PONE IL
MARTIRIO.
Nell'estremo lembo dell'irpinia, confinante con la Puglia (fra Sentiano e Baliano) S. Potito versò il suo sangue, impreziosendo il martirologio dell'Italia Meridionale. La Campania, l'Irpinia e la Lucania hanno conservato insigni tracce del culto.
a) La traslazione del corpo a Benevento, nei primi decenni del sec. IX [Cod. miscell. C.33 della Bibl.Naz. di Napoli. Il Mallardo ritiene che deve essere stata riportata da un codice più antico, in cui come in altri casi simili, con la notizia della traslazione, si concludeva la Passione del Santo, di mano del sec. XVI-XVII, corrispondente alla stesura del cec. IX. Dopo la distruzione di Erdonea, il 663, per opera dell'imperatore Costante II, fautore dell'eresia dei Monoteliti (una sola volontà in Cristo) e persecutore dei cattolici, che, da Costantinopoli giunto nell'Italia Meridionale, sbarcando a Taranto, con l'intenzione di ripristinare l'esarcato di Ravenna, fu sconfitto dai Longobardi a Benevento, Ascoli, priva del suo Vescovo, passò al Vescovo di Benevento, al quale rimase direttamente soggetta per circa quattro secoli (Ughelli, Italia Sacra, t.VII, pag. 812)] sotto Sicardo, Duca dei Longobardi, che opera nel suo ducato e nella regione, a cui appartiene il santo.
b) L'esumazione del 1119 dallo squallore, in cui giaceva, l'esposizione solenne, la tumulazione in tomba più decorosa sotto l'Arcivescovo Landolfo [Narrazione di Falcone Beneventano (Muratori, R.I.S.V., 1724, pag. 93)].
c) L'aggiudicazione, nell' 893, per opera dello stesso Sicardo, al Monastero di S. Maria in Lagosano, della Chiesa di S. Potito reclamata dal Vescovo di Benevento, mentre apparteneva a Quintodecimo, che è la stessa cosa che Ercolano, posta nel Sannio, sull'Appia, a poche decine di chilometri distante dal confine della Puglia, la regione del teatro del martirio [V.Federici, Chronicon Vulturnense, Roma, 1925, I, pag.297].
d) L'erezione del monastero di S. Martino e S. Potito a Napoli per il Vescovo Severo, che resse la Chiesa dal 363 al 410 circa, come risulta dal codice vaticano latino 5007, scritto verso la metà del sec. IX e tramandate dal 'Liber Pontificalis Ecclesiae Neapolitanae' [D.Mallardo, Storia antica della Chiesa di Napoli, Napoli, 1943, pag. 1 e ss.] e dalla 'Vita S. severi' contenuta nel codice corsiniano 777 [B.Capasso, Monumenta Neapol. Ducatus, t.1 pag. 273] del sec. XII-XIII, che attinge al Liber Pontificalis [Ai monaci dell'Ordine Basiliano subentrarono monache dello stesso Ordine, che inseguito presero la regola di S. Benedetto. Sorgeva a breve distanza dall'episcopio e dalla basilica Costantiniana, a Largo Avellino; dopo fu edificato fuori la Porta di Costantinopoli e trasformato prima a caserma di fanteria e poi dei Carabinieri coll'espulsione delle monache, in seguito alla soppressione del 1809. La tribuna della Chiesa è decorata con scene del martirio].
e) L'esistenza del monastero di S. Potito della Badia di Montecassino nella seconda metà del secolo IX [Chronica monasterii Casinensis, in M.G.H. Scriptores, t. VII, pag. 604].
f) La presenza di una Chiesa nella 'regione Marmorata' in onore di S. Potito a Napoli nel secolo XI [Capasso, op. cit., t. 1, pag. 142-3, nota 4] e a Capua.
g) Il funzionamento di una parrocchia intitolata a S. Potito a Benevento [Codice 28 del sec. XII-XIV].
h) L'invenzione nel 1500 o 1506 delle reliquie nell'altare maggiore della Chiesa della SS. Trinità di Tricarico, non lontana da Venosa, che faceva parte della via Erculea, a cui è legato il primo luogo di culto [Atti della Santa Visita compiuta nel 1588 dal vescovo G.B.Santonio].
i) Un monastero di monache benedettine di san Giovanni di Capua anteriore al 1630 [M.Monaco, Sanctuarium Capuanum, Neapoli, 1630, pag. 446].
l) I Comuni di S. Potito in provincia di Benevento e Avellino.
Si tralascia la documentazione del culto in Sardegna e a Pisa, in cui nel cimitero furono rappresentate le scene del martirio dal pittore Spinello Aretino verso la fine del sec. XIV.
La storicità della persona, il luogo e la data del martirio possono ritenersi certe, perché militano a loro favore quelle che il Delehaye [H.Delehaye, Cinq lesons sur la méthode hagiographique, Bruixelles, 1934, pagg. 7, 13] chiamò le due coordinate agiografiche, la topografia e la cronologia.
Tutta la storia postuma del culto dà consistenza al dato accettabile della Passione, in quanto il centro d'irradiazione è il confine tra la Puglia, l'Irpinia, la Lucania, il Sannio [E' chiaro che la Cam,pania, per i molteplici e complessi legami alle suddette regioni limitrofe alla Puglia, non poteva non essere influenzata e non conservarci insigni tracce del culto], presso un affluente dell'Ofanto, dove avrebbe avuto luogo il martirio.
2. CONSILIUM ADF EXSEQUENDAM CONSTITUTIONEM DE SACRA LITURGIA.
prot. N. A 187/68.
-----------------------------ASCULANAE APUL. ET CERINIOLENSIS--------------------------------
Instante Exc.mo DD. Mario Di Lieto, Episcopo Asculano Apul. et Ceriniolensis, litteris die 24 maii 1968 datis, facultatibus huic "Consilio" a Summo Pontifice PAULO PP VI tributis, interpretationem italicam Officii proprii in honorem S. Potito Martyris, huic decreto adnexam, perlibenter probamus seu confirmamus.
In textibus autem lingua vernacula exaratis imprimendis textus latinus ipsis iuxataponatur et mentio fiat de confirmatione ab Apostolica Sede concessa. Eiusdem insuper textus impressi duo exemplaris trasmittantur ad Secretariam huius "Consilii".
Contrariis quibuslicet minime abstantibus.
E Civitate Vaticana, die 15 iulii 1968.
-------------------------------------------------------------------De mandato Em.mi Praesidis
----------------------------------------------------------------------A. Bugnini, CM
-----------------------------------------------------------------------a Secretis
----------------------------------------------INNO---
Invicta virtus Martyrum--------------------------------O Gesù, invitta forza dei martiri,
Corona confitentium-----------------------------------corona dei confessori,
Jesu Potiti laudibus------------------------------------presta ascolto alle suppliche
Adsis Olympi e vertice.--------------------------------di Potito dall'alto dei cieli.
Infirma mundi diligens,-------------------------------Scegliendo le deboli cose del mondo,
Ut conterantur fortia,-----------------------------------per abbattere quelle potenti,
Illum virili pectore---------------------------------------ancora colmasti quel fanciullo
Adhuc replesti parvulum.-----------------------------di coraggio virile.
Hinc ipse victor nobilis--------------------------------Indi egli, nobile vincitore,
Domum, Parentes, omnia---------------------------con sereno volto disprezza
Vutu sereno despicit-----------------------------------la casa, i genitori e tutto,
Quae per Potitum coelica----------------------------per aderire più fortemente a Te.
Honor, decusque debitum--------------------------Onore e gloria sia dovuta
Sit Trinitati jugiter,-------------------------------------sempre alla Trinità, la quale
Quae per Potitum coelica----------------------------per mezzo di Potito ci renda
Nobis rependat munera. Amen--------------------doni celesti. Amen
PREGHIERA A SAN POTITO MARTIRE (del vescovo di Ascoli Mons. Mario Di Lieto)
O docile capolavoro dello Spirito del Signore e insigne benefattore San Potito, che, imporporando del tuo sangue la riva del torrente Calaggio, hai impreziosito con lo stretto vincolo della comunione dei tuoi meriti, nella suprema testimonianza della fede e della carità, la città della Tua nascita al Cielo per proteggerla e i suoi abitanti, votati al servizio di Dio, per difenderli dai pericoli presenti e da quelli futuri dell'anima e del corpo.
La tua intercessione è particolarmente efficace, perché ravvalorata dalla fonte viva Gesù Cristo, per il Quale, con il Quale non cessi d'intercedere per noi, presso il Padre e potenziata, mediante lo stesso unico Mediatore tra Dio e gli uomini, dall'atroce supplizio della tua decapitazione, con cui desti compimento nella tua carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo a pro del suo Corpo, che è la Chiesa.
I molteplici atti esteriori del culto, che gli Ascolani, memori degli innumerevoli benefici, a Te debbono, alimentino la devozione interiore, spingendoli ad imitare ciò che in te onorato e impetrino dalla Tua vita l'esempio, dalla Tua intercessione, l'aiuto, dalla Tua invitta forza il sostegno degli alti passi per la via della pace, dalla Tua fraterna sollecitudine il presidio alla umana fragilità.
La continua attestazione di amore sia la via sicurissima per arrivare, attraverso le mutevoli vicende della vita, ad aderire più fortemente a cristo, corona di tutti i Santi, e per mezzo di Lui meritare, mentre si festeggia la Tua memoria con rito temporale, di godere della Tua compagnia in eterno con Dio, che è mirabile nei suoi santi ed in essi è glorificato. Amen.
Ascoli Satriano - festa del Patrocinio del 1968. (Si annette l'indulgenza parziale).
------------------------------------------------INNO POPOLARE------
Volgi, Potito, ad Ascoli
benigni i guardi tuoi
dai mali che ci affliggono
tu liberarci puoi;
proteggici e le lacrime
terse saran per Te.
---