Dal libro "La Patria di origine del martire Potito" di Franco Capriglione, Ascoli Satriano 1978, apprendiamo che:
I - La più antica menzione del martire Potito si trova in un documento del tempo del duca di Benevento Romualdo II (706-31), in cui si dice che "per rogum Annumis Actionarii nostri", cioè (dietro richiesta del nostro Azionario Ann.) Romualdo concede a Teodorico, abbate di S.Pietro (di Ascoli) "ad Aquam Sancti Petiti" alcuni servi e coloni. Il documento risale all'anno 709 e lo si può leggere negli Annali del Di Meo, Napoli 1796, ann.709,2. Quanto alla forma "Petiti", ancora oggi nella parlata meridionale la vocale "o", nella pronuncia del nome di S. Potito, si smorza in "e";
II - La seconda fonte, in ordine di tempo, è il "Codice MP.TH.Q.28A". Si tratta di un Codice membranaceo di varie mani del secolo VIII, una volta appartenente alla Biblioteca della Chiesa Cattedrale sotto la segnatura 122 o 102. Misura cm.21x13,5. [Catalogus Codicum Hagiographicorum Latinorum Bibliothecae Universitatis Wirziburgensis, "Analecta Bollandiana", XXXII (1913),425]. Ai fogli 63-70v c'è la "Passio S.Potiti qui sub Antonino imperatore et Gelasio praeside passus est" (Passione di S.Potito che patì sotto l'imperatore Antonino e il luogotenente Gelasio). Il testo è conforme alla prima redazione (recensione a);
III - Una cronaca monastica, il "Chronicon Vulturnense", riferisce per l'anno 839 di una sentenza del Principe Sicardo in favore del Monastero di S.Maria in Lagosano, che aveva un acausa con Vescovo di Benevento per il possesso di una Chiesa di S.Felice. Si legge nell'esposto dei difensori del Monastero:"Iohannes episcopus cognovit bonitatem Guetichis presbyteri, sic ei contradidit ipsa ecclesia ex Sancto Nicandro, Sancto Angelo, et sancto Potiti, que parrocie de Quintodecimo pertinuerunt, et actenus pertinere videntur" (Il vescovo Giovanni riconobbe la bontà del prete Guetichi e così gli diede in compenso proprio le chiese di S.Nicandro, S.Angelo e S.Potito, le quali sono parrocchie già appartenenti a Quintodecimo, ed ancor oggi pare che vi appartengono). da [Chronicon Vulturnense , ed.V.Federici , 1, Roma 1925, p.297];
IV - Il "Codex Augiense" contiene la "Passio S.Potiti" conforme alla prima redazione. Ce ne informa il "Catalogus" [G.Becker, catalogus bibliothecarum antiqui", Bonnae 1885,6,129; 10,9; cit. da Mallardo, S.Potito...p.11]. dell'anno 822 del "Monasterium Augiense (Reichenau - isola del lago di Costanza)in cui si legge:"Brevis librorum, qui sunt in Coenobio Sindleozes Anna, facta anno VIII Hludovici Imperatyoris...et aliorum sanctorum vitae et passiones, quorum haec sunt nomina:...S.POTITI..." [Breve elenco dei libri, che si trovano nel monastero di Sindleozes Anna, fatto nell'ottavo anno di impero di Ludovico il Pio...e vite e passioni di altri santi, i cui nomi sono i seguenti:...S.POTITO,...]. La notizia è confermata da un altro catalogo [Becker, Catalogi bibliothecarum antiqui, Bonnae 1885,6,129; 10,9;cit.da Mallardo, S.Potito...p.11] dello stesso monastero, redatto prima dell'842, in cui si dice:"Incipit brevis librorum quos ego Reginbertus indignus monachus atque scriba in insula coenobii vocabulo Sindleozes Anna, sub dominatu Waldonis, Heitonis, Erelebaldi, et Ruadhelmi abbatum, eorum permissu de meo gradu scripsi aut scribere feci. In nono libro continentur passiones er vitae sanctorum id est Potiti..." (Incomincia un breve elenco di libri che io Reginberto, undegno monaco e scrivano residente nell'isola del monastero denominato Sindleozes Anna, scrissi personalmente o feci scrivere, sotto gli abati Waldo, Heito, Erelebaldo e Ruadelmo, col loro permesso: Nel nono libro sono contenute passioni e vite di santi, cioè di Potito...);
V - Nella "Chronica monasterii Casinensis", all'anno 864, Leone Marsicano scrive che l'abate Bertario (856-883) "fecit libellum Guidoni comiti de Sancto Angelo de Varriano et de Sancto Potito cum omnibus pertinentiis earumdem ecclesiarum" [MGH Scriptores, VII,604]. Si tratta evidentemente di una località dell'Italia meridionale, nell'ambito della Badia di Montecassino. Ed ecco come il De Meo parafrasa la notizia:"L'abate Bertario diede al Conte Guido, vita di lui durante, l'usufrutto del monastero di S.Angelo di Varriano, e di S.Potito, colle loro pertinenze e 900 moggia di territorio, e si prese da lui di presente 500 soldi, per avere poi l'annuo censo di 7 mancosi" [Di Meo, Annali...,ann.864,2];
VI - Il codice Vaticano latino 5007, in caratteri unciali, della metà del secolo IX, contiene ai fogli 1-100 il "Liber Pontificalis Ecclesiae Neapolitanae"". Nella biografia del vescovo Severo (363-410 circa), al foglio 10, si legge: "et fecit mon.sti Martini et sci Potiti marty" (E fece costruire i monasteri di S.Martino e di S.Potito martire" [G.Waitz, scriptores rerum langobardarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannover 1878, p.405]. Tale notizia compare anche nel "Codice Laurenziano 604" contenente il Catalogo Bianchiniano, che è un compendio del Liber Pontificalis napoletano ed è stato redatto nei primi anni del secolo X. Vi si legge, infatti,:"et fec.sci Martini et sci Potiti monas." ((E fece costruire i monasteri di S.Martino e di S.Potito) [Waitz, Scriptores rerum..., p.437]. Compare anche nel "Codice Corsiniano 777" del secolo XII-XIII, che attinge al Liber Pontificalis napoletano. Vi si trova scritto:"et fecit duo monasteria sancti Martini Christi confessoris et sancti Potiti martyris" (E fece costruire due monasteri di S.Martino confessore di Cristo e di S.Potito martire) [B.Capasso, Monumenta Neapoletani Ducatus, I, p.273]. Il Monastero a S.Potito sorgeva a breve distanza dall'episcopio e dalla basilica Costantiniana, presso il decumano superiore della Napoli romana, nella località detta oggi Largo Avellino [C.D'Engenio Caracciolo, Napoli sacra, Napoli 1624, p.599 e G.A.Galante, Guida sacra della città di Napoli, Napoli 1872, p.406]. Ma all'inizio del secolo XVII, con Breve di Paolo V, le monache vendettero l'antico monastero per 1300 ducati e ne costruirono uno nuovo fuori la Porta di Costantinopoli, dove si stabilirono nel 1614. In seguito, nel 1809, le monache furono espulse e il monastero fu adibito a caserma di fanteria [S. Farfaglio, Edifici monumentali annessi alle principali caserme dell'arma dei carabinieri di Napoli, Napoli 1950, p.81-100]. La chiesa, invece, il 27 marzo 1827, fu concessa agli Ufficiali dei banche. La sua tribuna è decorata con scene del martirio di S.Potito, eseguite da Nicola de Simone, nella prima metà del secolo XVII, e da Giacinto Diana, nel 1784.
VII - Il "Calendario Marmoreo" di Napoli, scoperto casualmente nel 1742 nella basilica di S.Giovanni Maggiore e risultante dalla fusione di un calendario latino (comprendente a sua volta il calendario locale di Napoli e feste tolte da altri calendari occidentale, specialmente di Roma e dell'Italia meridionale) con un calendario greco, redatto tra l'847 e l'877 [L.A.Sabatini D'Anfora, Il vetusto calendario nuovamente scoperto, I, Napoli 1744,; A.S. Mazzocchi, In vetus marmoreum S.neap.Eccl.Kalendarium Commentarius, I, Napoli 1714, p.15; H. Achelis, Der Marmorkalender in Neapel, leipzing 1929, H.Delehaye, "Analecta Bollandiana", Il (1931), 409; Hagiographie Napolitaine.I. Le calendrier de marbre, "Analecta Bollandiana", LVII (1939, 6-64; Mallardo, Il calendario Marmoreo di Napoli, Roma 1947, p.240], appare inciso in modo che ciascuna delle due lastre che lo compongono contiene sei mesi: poiché ogni lastra è ripartita in sei scompartimenti da colonnine a bassorilievo con base a capitello e poiché in ogni scompartimento è iscritto in mese (distribuito costantemente su due colonne di 15 giorni ciascuna), la notizia sul martire Potito si trovanella prima colonna del primoscompartimento della prima lastra al terz'ultimo posto: "XII NT S POTITI [Delehaye, HagiographieNapolitaine...,"Analecta Bollandoana",LVII (199), 8-9].
VIII - Il "Codice vaticano latino Reginae Sueciae 482" [A.Poncelet, catalogus codicum hagiographicorum latinorum bibliothcae Vaticane, Bruxelles 1910, p.329], membranaceo, del secolo IX, di cm. 22,3 per 16,6 ha la "Passio S,Potiti qui sub Antonino in. et sub Gelasio praeside passus est sub die Kalendas februarias. Il testo, conforme alla prima redazione (recensione a), si trova ai f.16v-26v.
IX - Il "Codice 14 [Catalogus Codicum Hagiographicorum Latinorum Bibliothecae Bollandianae, "Analecta Bollandiana", XXIV, 1905, 434] membranaceo, del secolo X, di cm.37,4 per 28,2 una volta di proprietà della biblioteca Bollandiana Antverpiense Q.ms.7., contiene, in pagine bipartite, ai f.46-48v, la "Passio S.Potiti Martyris", secondo la prima redazione (recensione a). La data commemorativa è quella del primo gennaio. Inizio: "Sanctus Dei Potitus cum esset in infantia sua, Spiritus Dei super ipso habitabat. pater vero eius..." (Già quanto S.Potito era bambino, lospirito divino abitava su di lui, ma suo padre...).
X - Nello stesso "Codice 14", ai f.234-236v, vi è un'altra "Passio S.Potito", secondo la prima redazione (recensione a): perdutisi i fogli, essa inizia mutila alla metà del numero 7 ["Analecta Bollandiana" XXIV (1905), 439].
XI - Il Codice dell'Archivio del Capitolo di S.Pietro in Vaticano A.2 (o A) [Catalogus codicum hagiografcorum latinorum bibliothecarum romanarum,, "Analecta Bollandiana". XXX (1911, 169] membranaceo, di varie mani del secolo X-XI, di cm. 48 x 35, pieno di errori, contiene, in pagine bipartite, ai f. 56v, 89-92v, la "Passio S.Potiti mart.", secondo la prima redazione (recensione a). La data commemorativa è quella del 15 gennaio.
XII - Il "Codice VIII.B.3" della Biblioteca Nazionale di Napoli, del secolo XI [Poncelet, Catalogus codicum hagiograficorum latinorum bibliothecarum Neapolitanarum, "Analecta Bollandiana", XXX (1911), 154], è l'unico a contenere la seconda redazione (recensione a) della "Passio S.Potiti". Questo codice originariamente costituiva un unico volume col "Codice VIII.B.4" della medesima biblioteca, del quale era la seconda parte: infatti, mentre l'VIII.B.4 contiene le vite dei santi dal 30 novembre (S.Andrea) al 9 gennaio (inizio della vita di S.Giuliano), l'VIII.B.3contiene le vite dei santi dal 9 gennaio (continuazione della vita di S.Giuliano)al 10 febbraio (S.Austroberta). Alla fine del secolo XVII, l'VIII.B.3 si trovava in Puglia a Troia(l'antica civitas Aecas): difatti reca, insieme all'VIII.B.4, un ex libris con lo stemma vescovile e la scritta:"Aemilius iacobus Cavallerius S.Troianae Ecclesuae Episc". Poiché il Cavallerius (o de' Cavalieri) proveniva da Napoli e fu Vescovo di Troia dal 1694 al 1726 [Ughelli, Italia sacra, I, venezia 1717, p.1348], resta da definire se egli abbia trovato i due codici a Troia ovvero li abbia portati con sè a Napoli. Giova qui riferire i pareri dei vari studiosi. Il Low [E.A.Loew, The Beneventan Script, Oxford 1914, p.77] dichiara che:
a) i codici XI.AA.3, VI.AA.4, VI.B.11, VI.B.13, VI.D.1, VI.G.34, VIII.B.3, VIII.B.4, VIII.B.5, VIII.B.6, della Biblioteca nazionale di Napoli, appartennero al de' Cavalieri;
b) ed è almeno probabile che diversi tra questi siano scritti a Troia.
Il Gallo [A.gallo, Le biblioteche della Campania, "Accad. e Bibl. d'Italia", 4(1930-31),297-300] invece sostiene che i Codici VIII.B.3 e VIII.B.4 siano usciti da "scriptoria" napoletani. Dal canto suo il Siegmund [A.Siegmund, Die ueberlieferung der griechischen christilichen Literatur in der lateinische Kirche, Munchen 1919, p.203. 304] ritiene che l'VIII.B.4 provenga da una biblioteca napoletana denominata San Bovino. Osserva di contro il Mallardo [Mallardo, S.Potito...,p.15-16]:
a)che non è mai esistito un S.Bovino;
b)che Napoli non ha mai avuto una biblioteca di S.Bovino;
c)che gli "Acta febroniae" (conservati nell'VIII.B.4 e ai quali si riferisce il Siegmund) si trovano, fino alla metà del secolo XIX, in un codice membranaceo della cattedrale di Bovino, paese vicinissimo a troia [B.Chioccarelli, Antistitum neapolitanae ecclesiae catalogus, neapoli 1643, p.104; L.Parascandolo, Memorie stor.crit.diplom.della chiesa di Napoli,II,Napoli 1848,p.160; Mallardo, Storia antica della chiesa di Napoli, Napoli 1942,p.120-21, Giovanni diacono napoletano, Rivista di storia della Chiesa in Italia",II,1948,324];
d)che comunque l'VIII.B.3 e l'VIII.B.4 contengono testi di scrittori napoletani, come la "Passio S.Eustratti" di Guarimpoto, la "Vita S.Basilii" del prete orso, la "Passio S.Anastasii" del chierico Gregorio: scrittori tutti della fine del secolo IX o della prima metà del secolo X [mallardo, Storia antica...,p.121; giovanni diacono...,p.324];
e)che quindi i due codici sono di origine napoletana. I Bollandisti, invece, ritengono l'VIII.B.3 "di mano beneventana" [Poncelet, catalogus codicum...,p.151]. Il codice è membranaceo. Misura cm.1,5 x 28,5. La "Passio S.Potiti mart." è contenuta, in pagine bipartite, ai f.232v-242.
XIII - Di proprietà dello stesso Emilio Giacomo de' Cavalieri, vescovo di troia, era anche il codiceVIII.B.6 della Biblioteca Nazionale di Napoli, ritenuto anch'esso dai Bollandisti "di mano beneventana" [Poncelet, Catalogus codicum..., p.164]. Questo codice è membranaceo, del secolo XI. Misura cm.40,6 x 29. Contiene, in pagine bipartite, ai f.196-199v, la "Passio S.P(r)otiti mart.", secondo la prima redazione (recensione a, b). Inizio: "Sub Antonino imperatore et Gelasio praesidi factum est in diebus illis sanctus potitus dum esset in infantis constitutus in Serdica". (Sotto l'imperatore Antonino e il luogotenente Gelasio accadde che S.Potito, mentre da bambino si trovava a serdica).
Fine:"Martyrizatus est autem sanctus Potitus die iduum ianuarii. Erat autem annorum tredecim, regnante Domino...Amen" (E S.Potito fu martirizzato il 13 gennaio. Aveva tredici anni, regnando il Signore...Amen).
XIV - Il codice U.26 [Catalogus Codicum Hagiographicorum Latinorum Totamagemsis, "Analecta Bollandiana", X-Xiii (1904),172: giova rilevare che proprio nel secolo XI sorse una lunga contesa fra il vescovo di Rouen (Rotomagense9 e l'abazia di Jumiéges (Gemmentilcense)], membranaceo, di f.242, del secolo XI, contiene nei f.202-207v la "Passio S.Potiti martyris qui sun Antonino imoeratore, gelasio praeside, passus est". Questo codice una volta si trovava nell'abazia gemmenticense. isura cm.36 x 26. Il testo è conforme alla prima redazione (recensione a). La data commemorativa è il 22 gennaio.
XV - Il codice 91 della Biblioteca Alessandrina [Poncelet, catalogus codicumhagiographicorum latinorum bibliothecarum Romanarum "Analecta Bollandiana", XXX (1911), 169], alias l.g.4-6, già l.i.3, cartaceo, in tre volumi compatti (f.1-325, 326-611, 612-938), contiene al f.160-163v la "Passio S.Potiti" "ex ms.langob.monast.Casae Novae card. Borrom." [Poncelet, Catalogus codicum...,p.169] (Da un manoscritto longobardo del monastero di Casa Nova del cardinal Borromini). il codice misura cm.29 x 21,5 ed è conforme alla prima redazione (recensione b) della "passio".
Inizio: "Sub Antonino imperatore et Gelasio praeside factum est n diebus illis sanctus potitus dum esset in infantia constitutus in civitate Sardica...".
Fine: "et decollatus est sanctus Potitus super fluvium qui dicitur calabrum (e S.Potito fu decollato su un fiume denominato Calabro).
XVI - Il codice 6453 [Poncelet, catalogus Codicum Hagiographicorum Latinorum Bibliothecae Vaticanae, Bruxellis 1910, p.329] del secolo XII, reca ai f.208-210v la "Passio S.Potiti mart." Il codice, membranaceo, in pagine bipartite, misura cm.58,5 x 38,7. purtroppo i fogli sono andati perduti e restano mutile le seguenti parole: "...statimque ferrum sicut cera liquefactum est. Tunc sanctus Poti ", (e all'istante il ferro si liquefece come cera. Allora S.Poti ) conformemente alla prima redazione (recensione c). la data commemorativa è quella del 13 novembre.
XVII - Il codice nr.207-8 [Catalogus Codicum hagiographicorum Bibliothecae regiae Bruxellensis, "Analecta Bollandiana",XXIV (1905),440] del secolo XII, ha nei f.276r-277v, la "Passio S.Potiti, pueri et martyris". Il codice, in doppia colonna, con linee fatte in scruttura plumbea, misura cm.49 x 34,4. i titoli e le lettere iniziali delle "Vitae" nei singoli capitoli sono in miniatura. la lettera iniziale delle singole "Vitae" è grande, fine ed ornata con vari colori ed anche in oro. Il testo della 2passio" è conforme alla prima redazione /recensione a), anche se più breve e con le seguenti variazioni:
a) si omette: "in civitate Sardica", il nome della moglie ("Quiriaca") del senatore Agatone e del suo eunuco ("Hyacinthus");
b) il martire non viene trasportato dall'angelo in "Ephirum", bensì "Hierosolyman2);
c) il luogo del martirio è designato con queste sole parole: "Et ductus extra civitatem decolla'us est super flumen quod dicitur Urbanus" (e condotto fuori dalla città fu decollato su un fiume denominato Urbano).
XVIII - Il codice 1152 (già 9719) [Catalogus Codicum Hagiographicorum Bibliothecae Civitatis Treverensis, "Analecta Bollandiana", LII (1933),211: giova rilevare che il monaco missionario, poi vescovo do Utrecht, Villibrord (657-739), titirandosi nel monastero di Epternach nella diocesi di Treviri, fu coadiuvato da Vinfrido, chiamato anche Bonifacio, maestro di Burcardo di Wurzburg, di cui s'è detto sopra] membranaceo, del secolo XII, contiene nei f. 222-225v la "Passio S.Potiti mart.", secondo la prima redazione (recensione a). Questo codice, una volta di proprietà dell'abazia di san mattia, passato poi alla biblioteca pubblica nel 1804, in pagine bipartite, misura cm. 43,4 x 31,8. La data commemorativa è quella del 22 gennaio.
XIX - nella "Chronica monasterii Casinensis" Pietro Diacono cassinese ricorda, per l'anno 1101, un "balneum iuxta ecclesiam sancti Potiti" (un bagno presso la chiesa di S.Potito) [IV,21].
XX - Un documento inedito del 1125, la cui unica copia superstite era in mano del Mallardo [Mallardo, S.Potito...p.34], menziona una chiesa intitolata a S.Potito a Capua in una località detta "Campo de fenile".
XXI - Un documento del 1140 [Capasso, Monumenta Neapolitani Ducatus, I, p.142-43,n.4] parla di Sergio, "hebdomadarius" della basilica Stefania (l'antica cattedrale di Napoli), che viene nominato custode della chiesa di S.Potito e pertanto s'impegna verso l'abate del monastero dei SS. Sergio e Bacco a "omne officium sacerdotale exhibere, vesperare et matutinos, missas horas et laudes canere in ecclesia vocabulo sancti Potiti Christi martyris de reione marmorata" (assolvere qualunque ufficio sacerdotale, cantare vespri e matutini, messe, ore e lodi nella chiesa intitolata a S.Potito martire nel rione Marmorata).
XXII - Il Calendario Gualdense, beneventano, del secolo XII, commemora S. Potito alla data del 13 gennaio [E.D.Petralla, Il martirologio Gualdense, "Samnium", XIX (1941),129].
XIII - Un calendario capuano del secolo XII, al 12 gennaio, scrive: "passio erit sancti Potiti"; ed altri due calendari capuani del XIII secolo ne fanno la commemorazione al 13 gennaio [M.Monaco, Sanctuarium Capuanum, Neapoli 1630,p.391,424,446].
XXIV - Nel Calendario Tutiniano di Napoli del secolo XII-XIII, al 13 gennaio, si legge:"Octava Epiphania Domini et sancti potiti martyris" mazzocchi, De sanctorum Neapolitanae Ecclesiae episcoporum cultu dissertatio, Neapoli 1753, p.312].
XXV - Il codice 5 (già R.II.1) [catalogus Codicum Hagiographicorum Latinorum Seminarii treverensis. I. Bibliotheca Seminarii Clericalis, "analwcta Bollandiana", IL (1930), 243] membranaceo, del secolo XIII, contiene in pagine bipartite, ai f. 60v-63, la "passio S.Potiti mart.", secondo la prima redazione (recensione a). Il codice misura cm. 47 x 30,3.
XXVI - Nel Magnus Legendarius Austriacus, di cui sono rimasti 21 codici, per la totalità di sei esemplari, S.Potito è ricordato:
a) nell'Exemplar Sancrucense H11, già VII.A.2.1, che contiene i mesi di gennaio, febbraio e marzo, ai f.34v-36;
b) nell'Exemplar Campililiense L58, già Vitae sanctorum 239 pars I, 1330, contenente tutto gennaio e metà febbraio, ai f.49-51;
c) nell'Exemplar zwetlense Z13, contenente i mesi di gennaio, febbraio e marzo;
d) nell'Exemplar Admuntense A25, contenente gennaio, febbraio e marzo, ai f.44-46;
e) nell'Rxemplar Mellicense Mf8, ai f.83v-86v.
Tutti gli esemplari sono stati redatti intorno al secolo XIII.
XXVII - Da una pergamena del 1301 dell'Archivio di Stato di Napoli [Capitula seu datia Escoli, Registri Angioini, III, f.228ss., 28 luglio 1301],già dell'Archivio della Zecca, B, si riferiva che, ad evitare le continue turbolenze che avvenivano in Ascoli di Puglia per la esazione delle tasse fiscali, furono nominati quattro sindaci, i quali portatisi a Napoli alla presenza di Carlo II d'Angiò concordarono le forme e l'aliquota per l'esazione delle collette fiscali e universitarie. venne in quei capitoli stabilita una tassa unica che colpiva duramente e secondo certe proporzioni i più bassi lavori manuali, le arti, i mestieri, i commerci, le industrie, le professioni: ne erano immuni soltanto i preti, i frati e i baroni. Sei giudici, tre dei quali ascolani (Alessandro de Filippo, notar Tommaso De Conza e Saldino de Rocca), dovevano dirimere con processo sommario tutte le questioni, sia giornalmente sia nelle due fiere cittadine dell'8 settembre e del 14 gennaio:"Nundinarum beate Marie de mense septembris et beati Petiti de mense ianuarii" [P.Rosario, Ascoli Satriano dalle origini ai tempi nostri, manoscritto del 1905]. Dunque S. Potito veniva già festeggiato ad Ascoli di Puglia nel XIII secolo.
XXVIII - Tra il 1390 e il 1392 Spinello Aretino dipinse nel Camposanto Monumentale di Pisa affreschi rappresentanti le storie dei santi martiri Efisio e Potito. Della scena intitolata "Il miracolo di S. Potito", di cui già prima del 1944 esistevano alcuni frammenti riportati su telai di rete metallica nel 1886 dal restauratore Fiscali, oggi non resta più nulla. S. Potito era qui rappresentato nell'atto di ricevere l'ordine dell'imperatore Antonino di adorare nel tempio gli dèi pagani: il santo obbedisce e le statue degli dèi cadono infrangendosi. Anche delle scene rappresentanti S. Potito che viene giustiziato e la traslazione dei SS. martiri Efisio e Potito esistevano agli inizi del 1800 pochi frammenti, che il Fiscali distaccò riportandoli su telai di rete metallica: già deteriorati prima del disastroso incendio bellico del 1944, ne subirono la distruzione quasi totale. Restano tuttavia alcuni frammenti ora distaccati, nel quali è visibile uno scorcio panoramico: le coste della Corsica e la cattedrale di Pisa, la conversione di S.Efisio e la battaglia contro i Saraceni in sardegna [FSulis, Il ciclo iconografico pisano, cagliari 1881, G.Lainati, Diario Sacro Pisano, Torino, s.d., p.202; Opera della Primaziale Pisana, Camposanto Monumentale di Pisa, (affreschi e sinopie) , volume unico, p.83-85; Spinello Aretino, Storia dei santi martiri Efisio e Potito, nr.16,19,20; Lasinio,le pitture del camposanto, a cura della Biblioteca universitaria di Pisa].
XXIX - Il martire Potito è menzionato anche nel Codice Diplomatico Barese" [F.Nitti Di Vito, "Codice Diplomatico Barese VIII. Le pergamene di Barletta, Archivio Capitolare (847-1285), Bari 1914, p.509; "Analecta Bollandiana", XXXV (1920), 208], unitamente a santi greci e a santi propri dell'Italia meridionale.
XXX - La "Collectanea 163", f.150v, dell'Archivio vaticano riporta le "rationes decimarum" dell'anno 1325 "in civitate et Diocesi Esculana". Al nr.515 si legge: "Dompnus Iacobus de S.Petito gr. X" [D.Vendola, rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Apuliae - Lucania - Calabria, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1939 /Studi e Testi, 84), p.36-37)].
XXXI - Il codice 28 della Biblioteca capitolare di Benevento, del secolo XIII-XIV, contiene il "Necrologium S.Spiritus", appartenente alla Confraternita omonima, cui erano ascritte tutte le parrocchie di Benevento ed alcune dei paesi vicini. Fra le parrocchie beneventane viene elencata al f. 56v la "Parrocchia S.Potiti" con novantadue decessi nello spazio di due secoli. Questa chiesa fu eretta al martire nel 1101, profanata nel 1343 dall'aecivescovo beneventano Arnaud de Brussac ed i suoi beni annessi al capitolo. Però il culto del martire sopravvisse per altri due secoli[A.Giorgio, L'Arciconfraternita degli Ufficiali dei Banchi in S.Potito nella sua storia e nella storia di Napoli, Napoli 1971, p.31].
XXXII - Nel "Codex bibliothecae privatae Caesaris austriaci 9397a", contenente in quattro tomi papiracei il "Sanctilogium" (composto tra il 1471 e il 1479 da Giovanni Gielemans, canonico regolare di Rouge-Cloitre presso Bruxelles), si legge ai f. 504-506v del secondo volume la "Passio S.Potiti mart.,id.ian". Il codice misura cm.26,3 x 19,6 ["Analecta Bollandiana" XIV, (1895), 36].
XXXIII - Il "Codex Monasteriensis 20", membranaceo, del secolo XV, contiene il "Magnum Legendarium Bodecense" in pagine bipartite, reca al mese di gennaio nei f.52-54 la "Passio S.Potiti mart." ["Analecta Bollandiana", XXVII, (1908), 282]. Il codice misura cm.39,6 x 28,5. La data commemorativa è quella del 14 gennaio.
Inizio: "Regnante Antonino imperatore, erat quidam puer, nomine Potitus, ab ipsis cunabulis Spiritu Sancto replenus".
Fine: "...et sepultus est a fidelibus christianis in eodem loco. Martyrizatua est autem sanctus Potitus sub die decimonono Kalendas febbruarii, cum esset annorum duodecim, regnante...Amen" (Sotto l'imperatore Antonino c'era un fanciullo di nome Potito pieno fin dalla nascita di Spirito Santo./...e fu sepolto dai fedeli cristiani nello stesso luogo. S.Potito fu martirizzato il 14 gennaio all'età di 12 anni, regnando...Amen). Pertanto il testo è conforme ala prima redazione (recensione a).
XXXIV - Il Codice 94 (ovvero I.g.12.13), già I.i.6 [Poncelet, Catalogus "Codicum Hagiographicorum Latinorum Bibliothecarum Romanarum", Bibliotheca Alexandrina, p.169], cartaceo, in due volumi compatti di f.1-401, 402-740, contiene ai f.658-658v la "Passio S.Potito mart.". Il martire è commemorato al 20 agosto. Il Codice, che misura cm.28,5 x 21, è del secolo XVI-XVII.
Inizio: "Temporibus Antonini imperatoris fuitin civitate sardica quidampuer christianissimus, nomine Potitus, in quo al infantis spiritus Domini habitabat".
Fine: "...et fecerunt planctum magnum. Martyrizatus est autem beatus Potitus die iduum ianuarii, cum esset terdecim annorum. Cuius venerabile corpus in sardiniam postea deportatum est in loco eodem, ubi corpus beati Ephesi humatum fuit, honestae traditum est sepulturae. Sed post(ea) multorum annorum curricula, videlicet anno ab incarnatione Domini nostri Iesu Christi 1088, pretiosa istorum sanctorum corpora, scilicet Ephisi et Potiti, Pisas cum magna reverentia sunt traslata et cum celebri frequentia cleri et populi, cum imnis et laudibus in basilica sanctae dei genitricis semperque virginis Mariae XIII Kal. septembris decentissime sunt coll(oc)ata, ubi per merita eorum multa omnipotens deus miracula operatur. Agitur autem festivitas horum martyrum et conventus civium idibus nevembris, ad laudem...Amen" (Inizio: Al tempo dell'imperatore antonino c'era nella città di Sardica un fanciullo cristianissimo di nome Potito in cui fin dall'infanzia abitativa lo spirito del Signore.- Fine:...e piansero molto. Il beato Potito fu martirizzato il 13 gennaio, a tredici anni. Ed il suo venerabile corpo fu poi trasportato in sardegna nello stesso luogo in cui era stato seppellito il corpo del beato Efisio, e fu decorosamente sepolto. Ma molti anni dopo, cioè nel 1088, i preziosi corpi di questi santi, cioè Efisioe Potito,furono trasferiti a Pisa con grande reverenza e con grande affluenza di clero e di popolo, con inni e lodi furono decorosamente deposti il 20 agosto nella basilica della S.Madre di Dio e sempre Vergine maria, dove Dio onnipotente per i loro meriti opera molti miracoli. La festa di questi martiri si celebra poi con affluenza di cittadini il 13 novembre, a lode...Amen).
XXXV - Identico "desinit" si trova nel Codice H.3 [Poncelet, Catalogus Codicum Hagiographicorum Latinorum Ramanarum Biblioheca Vallicelliana, p.407], cartaceo, di vario formato, del secolo XVI-XVII, contenente ai f.156v-158 la "Passio S.Potito mart.".
XXXVI - Il Codice H.25 della stessa biblioteca [Poncelet, Catalogus Codicum Hagiographicorum Latinorum Romanarum Biblioheca Vallicelliana, p.407] contenente vite di santi che Antonio Bosio trascrisse di suo pugno da antichi codici, reca ai f.231-235v la "Passio S.Potito mart.", secondo la prima redazione (recensione a). La "passio" è stata trascritta dal codice vaticano latino "Reginae Sueciae 482" della Biblioteca Vaticana. Il codice H.25, che misura cm.32 x 22, ricorda il martire Potito al 25 gennaio.
XXXVII - Il martire Potito è ricordato anche in un Breviario capuano della monache benedettine di S.Giovanni di Capua, il quale, per essere menzionato dal Monaco [Monaco, Sanctuarium Capuanum, Neapoli, 1630, p.446], deve essere necessariamente anteriore al 1630. Tale Breviario reca in'ampliamento del preambolo cronologico della seconda redazione della "passio", mutuato, a giudizio del Mallardo [Mallardo, S.Potito...,p.15, n.2], dalla "Cronaca" di Eusebio, libro II [PL XXVII, 472] o da Orosio, VII,15.
XXXVIII - Il Codice IX.C.33 della Biblioteca Nazionale di Napoli, del secolo XVI-XVII, contiene la "Passio S.Potiti", secondo la prima redazione (recensione b). Eccone il "desinit": "Fuit autem sanctus Potitus, ut dictum est, annorum tresdecim, martyrizatus autem die idibus ianuarii" (S.Potito aveva, come s'è detto, tredici anni. E fu martirizzato il 13 gennaio). Sotto è riportata, di altra mano dello stesso secolo, una notizia sulla traslazione. Tale notizia appare corretta nella prima riga, che pertanto presenta due forme, identiche tuttavia nella sostanza:
" Post multum itaque tempus Dompn Siccard eximi princeps, - "Post multa itaque annorum curricula temporibus Dompni Siccardi eximii principis,
urbis Beneventanae sedis electus, venerabileeius corpus exinde auferens, benevetum detulit et in ecclesis sanctae dei genitricis Mariae honorifice locavit. Ad laudem...Amen"
(Pertanto molto tempo dopo l'illustre principe Siccardo, - (Pertanto molti anni dopo al tempo dell'illustre principe Siccardo,
l'eletto alla sede beneventana, trasferendo di là il suo venerabilecorpo, lo fece portare a benevento e lo fece deporre decorosamente nella chiesa della S.Madre di dio Maria. A lode...Amen).
La traslazione avvenne dunque sotto il ducato di Sicardo (818-39). Dopo aver ricordato le numerose traslazioni operate da Sicardo, il Mallardo [Mallardo, S.Potito...,p.27-28] rileva che in quegli anni era vescovo eletto di benevento Orso e corregge quindi: "urbis Beneventanae sedis electus" in "Ursus Beneventanae sedis electus" (eletto alla sede sella città di Benevento) in (Orso eletto alla sede beneventana). Probabilmente la notizia della traslazione è stata ripresa da un codice più antico, da cui è stata copiata la "passio". Infatti lo stesso dice IX.C.33 contiene in due pagine e mezzo una "Vita de sancto Potito sardo martyre", con la seguente finale: "Milites itaque Petitum apud Asculum in Apulis capite truncant, cuius corpus..." (pertanto i soldati presso Ascoli in Puglia troncano la testa a Potito, il cui corpo...). Al termine della "Vita" poi si legge che essa è stata tratta "ex vita ms.apud eccles.Tricaricensem...ex lib.de S.S.Sardinias Joannis Mariae Arcae, etc..." (da una vita manoscritta presso la chiesa di tricarico...dall'opera di Giovanni Maria Arca sui santi della sardegna,ecc). Infine lo stesso codice contiene l' "Officium sancti Potiti martyris perpulchre ordinatum iussu Marriae S.Felicis archibbatissae eiusdem Monasterii 1553 die 9 aprilis" (ufficio di S.Potito martire molto ben composto il 9 aprile 1553 per ordine di Maria di s.Felice arciabbadessa dello stesso monastero).
XXXIX - Il Codice 1176 (già 1299) [catalogus Codicum Hagiographicorum LatinorumBibliothecaeCivitatis Treverensis, "Analecta Bollandiana", LII (1933),236] contenente "Antiquitates selectae de vita et miraculis sanctorum, quorumdam etiam visionibus raris aliisque dignis religiosae vitae monumentis, ex manuscriptis Carthusiae gamnicensis, studio et opera Fr.Jacobi B(ilagii) monachi Erfford.carth. anno 1627" /antologia di antiche notizie concernenti vita e miracoli di santi, nonché visioni rare di alcuni ed altre degne testimonianze di vita religiosa, da manoscritti di cartusua Gamnicense, a cura di Fr.Giacomo Bilagio Erffor. Carth.1627), riporta ai f.41-44v la "Passio S.Potiti mart.", comforme alla prima redazione(recensione a9. Il codice, che misura cm. 30,1 x 20, è cartaceo.
XL - Negli "Atti della S.Visita" [f.97v-98r], compiuta nel 1588 dal vescovo di Tricarico G.B.Santonio, si legge:
a) che durante la ricognizione delle reliquie conservate nella cattedrale fu rinvenuta nella cappella del sacramento una cassetta di legno interamente rivestita di stagno, contenente una pietra marmorea lunga e larga circa 13 cm. con la scritta "Reliquiae sancti Potiti matyris" unsiema a "multa ossa ac fragmenta eiusdem sancti Potiti tum capitis tum et membrorum" (molte ossa e frammenti sia del capo sia delle membra dello stesso S.Potito);
b) che, istituita un'inchiesta per spiegare la presenza di tali reliquie, tra gli altri testimoni il canonico Marchesius Vitalis di anni 58 dichiarò di aver sentito raccontare da suo padre Vitale de Vitalis che li reliquie di S.Potito insieme ad altre erano state ritrovate in diverse cassette nell'anno 1506 o 1500 nell'altare maggiore della chiesa della Santissime Trinità, che era commenda dell'Ordine Gerosolimitano e si trovava "in territorio Tricaricensi per miliare longe a civitate" (nel territorio di tricarico ad un miglio di distanza dalla città);
c) che tali reliquie erano state ritrovate allorché il vescovo del tempo rimosse l'altare maggiore della chiesa della Santissima Trinità;
d) che vennero trasportate con una solenne processione nella cattedrale della città.
Tale testimonianza è avvalorata e confermata puntualmente dal Vipera, che dichiara di aver tratto la notizia della traslazione "ex Biblioth. beneventanae, in ms. Codice de gestis Sanctorum, par.I.signata numer.167. pag.366" [M.V.Vipera,Catalogus sanctorum quos Ecclesia Beneventana celebrat, Neapoli 1635, p.3-6]. Gli "Atti della S.Visita" del Santonio si conservano nell'Archivio Capitolare di Tricarico, città posta sulla direttrice della "Via Herculia", che costituisce, come si vedrà, la coordinata topografica del martirio di S.Potito.
XLI - Gli "Atti del Sinodo" del vescovo di Ascoli, Leonardo Todisco Grande [ex typis J.Guerrera, Neapoli 1853], recano allegata una "Storia dell'antichità, del sito e del governo di Ascoli Satriano" insieme alla "Serie dei suoi vescovi fino all'anno 1853", ricavata "da alcuni manoscritti, specialmente da quelli che si conservano nell'Archivio dei PP.Eremiti di S.Agostino". In realtà l'allegato non è altro che l'opera monoscritta del Colavita [G.B. Colavita, Brevis memoria antiquitatis, situs primaevi et regiminis Asculi Dauniae cui accedit series suorum Episcoporum, 1824], che trascrive le "Memorie storiche di Ascoli", un manoscritto del XVIII secolo, opera di Giuseppe Maria Giovine, compilata sulla base degli archivi ascolani. orbene del vescovo Pirro L.Castellomata, patrizio salernitano, eletto vescovo nel 1648 da Innocenzo X, si legge che "abbellì molto sfarzosamente la Chiesa dis.Potito martire, che il suo predecessore D'Avila aveva restaurato" [Leonardo Todisco Grande, Synodus, Neapoli 1853, p.147"].
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