Dal libro di F. Capriglione: "La patria d'origine del martire Potito", Ascoli Satriano 1978.
Le fonti ci danno notizia di varie traslazioni di reliquie del martire Potito. Occorre, tuttavia, prima precisare quanto segue:
a) l'uso della traslazione dei corpi dei martiri, decisivo per lo sviluppo successivo del loro culto, si introduce in occidente molto tardi, perché la legislazione romana vietava severamente ogni violazione della tomba;
b) quindi l'uso romano di conservare i corpi dei martiri nel proprio sepolcro fu mantenuto, a Roma e nelle città sottoposte direttamente alla sua influenza, fino al secolo VII;
c) mentre in Oriente fervevano la divisione e la distribuzione delle reliquie (donde il moltiplicarsi sei sepolcri dei martiri e dei rispettivi centri di culto), in Occidente si distribuivano stoffe messe in contatto più o meno immediato col sepolcro del martire;
d) a partire del secolo VII la febbre delle traslazioni, divisioni e distribuzioni di reliquie invase anche l'Occidente, fino al punto i ingenerare un vero e proprio commercio di reliquie;
e) la cacciaalle reliquie nel Medioevo fu tale da comportare una lunga serie di furti di reliquie (a scopo religioso9e il proliferare dei falsari, di cui il più celebre fu il diacono romano Deusdona 8del titolo di S. Pietro in Vincoli), che vendette a chiese e monasteri tedeschi numerosi corpi presi dal cimitero "Ad duos lauros", facendoli passare per corpi di martiri.
Ciò premesso per chiarire le difficoltà di identificare le reliquie di un martire, è opportuno elencare le traslazioni di reliquie del martire Potito:
1) sotto il ducato di Sicardo 8818-399 il corpo di S. Potito fu trasportato dal luogo del martirio a Benevento, "in ecclesia sanctae dei genitricis Mariae" [Codice miscellaneo IX,C.33 della Biblioteca Nazionale di Napoli, del secolo XVII], ora S.Sofia, donde poi fu definitivamente portato nell'Abazia di Montevergine;
2) il 15 maggio 1119 l'arcivescovo di Benevento Landolfo esumò dallo squallore in cui giaceva il corpo di S.Potito, lo tenne esposto solennemente e poi lo tumulò in una tomba più decorosa [Muratori, RSS,V, Mediolani 1724, p.93];
2bis)nel 1156 Guglielmo I (1154-66) donò all'Abbazia di Montevergine le reliquie di S.Potito ritrovate a Benevento , per sottrarle ai pericoli provenienti dalle continue guerre che rendevano malsicura la città. Ma nell'Abbazia benedettina, col tempo, si perse il ricordo di quelle reliquie, che furono ritrovate il 27 luglio 1480 durante alcuni lavori di restauro all'altare maggiore della chiesa;
3) il corpo di S.Potito fu traslato in Sardegnae sepolto con S.Efisio; poi nel 1088 fu traslatocon lo stesso S.Efisio a Pisa, "in basilica sanctae Dei genitricis semperque virginis Mariae XIII kal. septembris" [Codica 94 della Biblioteca Alessandrina del secolo XVI-XII; Codice H.3 della Blioteca Vallicelliana , del secolo XVI-XVII; Poncelet, Catalogus cod. hag. lat. bibl. Rom., "Analecta Bollandiana", XXX(1911), 169,1,; 407,28];
4) secondo il D'Engenio Caracciolo, qualche anno dopo il martirio, il corpo di S.Potito fu trasportato dai Sardi a Nora, poi a Cagliari e infine nel 1326 a Pisa, unitamente al corpo di S.Efisio: furono quindi sepolti nella basilica cattedrale [AS Ianuarii, I, Anversa 1634, p.753];
5) secondo il Fara, il corpo di S.Potito fu trasportato dalla Puglia a Nora dagli angeli, e poi trasportato con S. Efisio dai Pisani nella propria città [Fara, De rebus Sardois, Calari 1580, p.72-73];
6) secondo Dimas Serpi, i Sardi, venuti nel regno di Nspoli, trasportarono il corpo delmartire in Sardegna, ma non a Cagliari, perché città idolatra: lo seppellirono infatti al 2cabo de Pula" [Serpi, Chronica de los santos de Sardena, Barcelona 1600, p.29-50], dove edificarono una chiesa in onore del martire;
7) nel 1500 (o 1506) furono ritrovate reliquie di S. Potito nell'altare maggiore della chiesa della SS. Trinità di Tricarico, commenda dell'Ordine Gerosolimitano, allorché il vescovo del tempo procedette alla rimozione dell'altare: furono poi trasportate in solenne processione nella cattedrale di Tricarico, dove furono nuovamente trovate nel 1588 dal vescovo Giovanni Battista Santonio durante la sacra Visita, mentre procedeva alla ricognizione delle reliquie conservate nella cattedrale [Atti della sacra Visita 8del Vescovo G.B.Santonio9, Tricarico 1588, f.97v-98r.];
8) il 22 dicembre 1873 il vescovo di Ascoli Satriano Antonio Sena otteneva da Tricarico la reliquia del braccio di S. Potito, custodita tuttora in una teca d'argento nella chiesa cattedrale di Ascoli Satriano [ufficio, Messa, Novena Liturgica...,sesta lezione, p.28-29].
Le numerose testimonianze di culto verso il martite Potito sono:
1) l'esitenza nel 709 di una località denominata "ad Aquam Sancti Petiti" [Di Meo, Annali..., ann. 709,2], cioè di un luogo intitolato al martire, testimonia del suo culto già a partire dal VII secolo, nel ducato di Benevento;
2) l'esistenza nell' 839 di una chiesa parrocchiale intitolata a S.Potito, appartenente a Quintodecimo (Eclano), che si trova nei pressi del Passo di Mirabella sull'Appia, testimonia del culto del martire ai confini tra Puglia e Campania nel Sannio [Chronicon Vulturnense, p.297];
3) l'esistenza di una chiesa-monastero "de sancto Potito" [MGH Scriptores, VII, 604; De Meo, Annali..., ann.864, 2], appartenente alla Abbazia di Montecassino, nell' 864: forse è da identificarsi con la precedente;
4) l'edificazione di un monastero, intitolato a S.potito, a Napoli tra la fine del secolo IV e l'inizio del V, attesta l'antichità del culto [Codice Vaticano Latino 5007, del ecolo IX, f.10v; G. Waitz, Scriptores rerum longobardarum et italicarum saeculi VI-IX, Hannover 1878, p.405, 437; B.Capasso, Monumenta Neapolitani Ducatus, I, p.273];
5) la commemorazione del martire nel Martirologio Marmoreo di Napoli, del secolo IX, attesta la diffusione del suo culto [Mallardo, Il Calendario Marmoreo di Napoli, Roma1947, p. 89-92; Delehaye, Hagiographie Napolitaine..., "Analecta Bollandiana", LVII (1939), 8-9];
6) l'esistenza nel 1125 di una chiesa intitolata al martire a Capua [mallardo, S.Potito...,p.34];
7) la commemorazione del martire nel Calendario Gualdense (beneventano), del XII secolo [Petrella, Il martirologio gualdense, "Samnium", XIX (1941), 129];
8) la commemorazione di S. Potito in tre calendari capuani del secolo XIi-XIII [m.Monaco, Sanctuarium Capuanum, Neapoli 1630, p.391,424,446;
8bis)l'esistenza nel 1101 di un bagno presso la chiesa di S.potito, ricordata già nell'864 [Chronica Monasterii Casinensis, IV,21];
9) l'esistenza di una chiesa intitolata a S.potito "de regione Marmprata" [Capasso, Monumenta...,I,p.142-43,n.4] a Napoli nel 1140;
10) la commemorazione del martire nel Calendario Tutiniano di Napoli, del secolo XIi-XIII [A.S.Mazzocchi, De sanctotum Neapolitanae Ecclesiae episcopoum cultu dissertatio, Neapoli 1753,p.312];
10bis)il ricordo nel "Grande Leggendario Austrico" del secolo XIII;
11) la realizzazione di una grande fiera cittadina ad Ascoli di Puglia, nel giorno della festa di S. Potito, almeno dal XIII secolo, testimonia del culto del martire ad Ascoli Satriano [P. Rosario, Ascoli Striano dalle origini ai tempi nostri, p.11 (manoscritto)];
12) gli affreschi della vita del martire, eseguiti a Pisa nel secolo XIV [Sulis, Il ciclo...,; Lainati, Diario...,p.202;P.Tronci, Memorie istoriche della città di Pisa, Livorno 1682, I, 226; I. B. Supino, Il Camposanto di Pisa, Firenze 1896, p.151-56; A. Letalle, Les fresques du Campo Santo de Pise, Paris, s.d., p.83-89; Opera della Primaziale di Pisa, Camposanto Monumentale...,p.83-85, nr.16, 19, 20; Lasinio, Le pitture...];
13) l'esistenza, "in civitate et Diocesi Esculana" [D.Vendola, Rationes decimarum...,p.36-37] di un luogo intitolato al martire, nel secolo XIV;
14) l'esistenza a Benevento nei secoli XIII-XIV di una parrocchia intitolata a S. Potito [Codice 28 della Biblioteca di Benevento, del sec.XIII-XIV,f.56; G. Mongelli, Abbazia di Montevergine. Regesto delle pergamene, Roma 1956, I, 195; V, 4372; Index Pacilli, 12a, Memor.ChParrocch.17b; S, De Lucia, Chiese beneventane, appendice; A. Zazo, Le chiese parrocchiali di Benevento del XII-XIV secolo, "Samnium", XXXII (1959), 63; Varità e postille, "Samnium", XXX (1957), 118];
14bis)la vita riportata nel "Sanctilogium" e nel "Magnum Legendarium Bodecense" del secolo XV;
15) la commemorazione del martire in un Breviario capuano del XVI-XVII secolo [Monaco, Sanctuarium Capuanum, neapoli 1630, p. 446];
16) l'Ufficio di S. Potito, composto e celebrato nel monastero napoletano a lui intitolato, nel secolo XVI [Codice IX,.C.33 della Bibl.Naz. di Napoli, del sec.XVI-XVII, contenente l'Officium sancti Potiti Martyris, perpulchre ordinatum, iussu Mariae S.Felicis archiabbatissae eiusdem Monasterii 1553 die 9 aprilis];
16bis)il ritrovamento di reliqiue a Tricarico nel secolo XVI;
17) la restaurazione, agli inizi del XVII secolo, di una chiesa di S. Potito ad Ascoli Satriano, attesta l'esistenza di tale chiesa in epoca precedente [Leonardo Todisco Grande, Synodus, Napoli 1853];
18) le numerose traslazioni precedentemente ricordate sono altrettante testimonianze del culto verso il martire Potito;
19) la diffusione della "passio", della quale già nel secolo VIII esistevano copie: a reichenau, isola sita nel lago di Costanza (ai confini tra la Svizzera e la Germania), e a Wurzburg [becker, Catalogi bibliorhecarum antiqui, Bonnae 1885, 6, 129; 10, 9; 2Analecta Bollandiana", XXXII (1923), 425];
20) la consacrazione di un altare in onore di S. Potito a Pisa, agli inizi del secolo XII [Da una lettera di Felice Putzu (6 agosto 1942 - Selargius in provincia di Cagliari) al vescovo di Tricarico, Raffaello Delle Nocche. Pisa. Archiv.Capit., Atto rogato il 1° gennaio 1596 da sor Benedetto del fu Andrea Bellavista, riferimento nel libro Strumenti Capitolari dal 1438 al 1611; Archivio Curia, atto rogato il 26 aprile 1886 dal cancelliere arciv. ser Jacopo Bartolena; Archiv. Caput.., Cod. Q. del 1370; nel Breve del Comune di Pisa dell'anno 1313, al capitolo 233, è dichiarato festivo il giorno commemorativo della traslazione dei santi Efisio e Potito (F.Bonaini, Statuti inediti della città di Pisa, Firenze 1854-57, II, 245];
21) il culto del martire è testimoniato nel Medioevo anche negli Abruzzi [F.Savini, Septem dioceses Aprutienses medii aevi in Vaticano tabulario, Roma 1912, p. 591; "Analecta Bollandiana", XXXVIII (1929), 208];
22) sono attestazioni del culto verso il martire anche località che portano il suo nome:
a) S. Potito, in provincia dell'Aquila, dove anche la chiesa parrocchiale è intitolata al martire
b) S. Potito Ultra, in provincia di Avellino;
c) S. Potito Sannitico, in provincia di Caserta;
d) S. Potito, in provincia di Pescara;
e) S. Potito di Roccapiemonte, in provincia di Salerno;
23) la conservazione nella sacrestia del Duomo di Pisa di una cassetta contenente reliquie del martire;
24) il fatto che S. Potito è patrono del Sacello Arcivescovile di Pisa;
25) la statua del martire collocata l lato della cappella di San Ranieri, nella cattedrale di Pisa;
26) il quadro rappresentante il martirio di S. Potito, affresco dei fratelli Meloni, nella cappella Arcivescovile di Pisa;
27) nella chiesa di S. Potito a Napoli si conservano due quadri rappresentanti la disputa di S. Potito e la caduta delle statue: la tribuna della chiesa è decorata con scene del martirio di S. Potito, eseguite da Nicola de Simone (nella prima metà del secolo XVII) e Giacinto Diana (1784);
28) nella chiesa parrocchiale di s. Potito (AQ) si conservano una statua del martire e n dipinto del martire con S. Antonio ai lati della vergine;
29) nella cattedrale di Ascoli Satriano è dipinto, all'ingresso sul fondo, il martirio di S. Potito presso il fiume, con Ascoli sullo sfondo, e si conserva una tela raffigurante la glorificazione del martire;
30) nella stessa cattedrale si conserva un mezzo busto del martire, in argenti;
31) l'esistenza di una località intitolata al martire nei pressi di Ravenna, già nel secolo VIII [Rossini, Un'antica contrversia...,"Studi Romagnoli", IV (1953),104,; Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, III, Mediolani 1740, p.889;
32) la composizione di inni in onore di S. Potito da parte di Antonio Sanfelice, parzialmente riportati nell'Ufficio e negli Acta Sanctorum [Codice IX.C.33 della Bibl.Naz. di Napoli del sec.XVI-XVII; AS Ianuarii, I, Anversa, 1642, p.766];
33) la composizione di varie vite del martire, tra cui quelle di A. Flaminio, P. Regio e L. B. Alberti [Codice IX.C.33 della Bibl. Naz. di Napoli, del sec.XVI-XVII; Vipera, Catalogus..., Neapoli 1645, p.139; Regio, Vita di S. Potito martire, Vico 1598; Alberti, Opuscoli inediti, Musca. Vita S. Potiti, a cura di C. Grayson, Firenze 1954; Opuscoli morali ed.it. a cura di C. Bartoli, Venezia 1568, p.180-98];
34) il festeggiamento del martire a Tuscania l'8 aprile, probabile data di traslazione di alcune reliquie da Pisa (o da Cagliari) a Tuscania [AS Ianuarii, I, Anversa 1643, p.753-54];
35) il festeggiamento del martire nei comuni che lo hanno come patrono e in quelli che ne derivano i nome.
Ecco alcune delle innumerevoli testimonianze di culto verso il martire [Tra le pergamene di Montevergine nell'agosto 1118 e dicembre 1229 è ricordata la chiesa di S. Potito di Ascoli (Mongelli, Regesto delle pergamene di Montevergine, I, 35, 132; II, 150, 1675; Wadding, Annales Minorum, IX, 217,X, 480-82, XII, 351); in provincia di Pescara esiste S. Potito di S. Valentino ricordatafin dal secolo XIII (Rationes decimarum saec. XIII-XIV. Aprutium, 286, 4021); la chiesa parrocchiale di Cervinara in provincia di Avellino è intitolata a San Potito fin dal XII secolo; nell'abbazia benedettina di Montevergine furono rinvenute il 27 luglio 1480 nell'altare maggiore reliquie di S.Potito, traslatevi forse nel 1156 quando Guglielmo I, ricevutele nell'assedio di Benevento da papa Adriano IV, le donò all'abbazia (G.Mongelli, regesto..., V.4412; Storia di Monevergine e della Congreg. verginiana, 172, IV, Avellino 1965; la chiesa parrocchiale di Ima di Lauro in provincia di Avellino è intitolata a S.Potito e ricordata nel febbraio 1038 come retta dal prete Mari sotto la giurisdizione dell'abbate Pietro de Troysio (Mongelli, regesto..., I, 31, 41; Rationes..., Campania, Vaticano 1942, p. 296, nr.4245), si ricorda anche S. Potito di Roccapiemonte in provincia di Salerno, già sotto la giurisdizione dell'abbazia di cava dei Tirreni (Badia di Cava, Archivio, cod. I, 50; II, 89; IV, 77; V, 47; VI, 101; VII,71; VIII, 28; Cod. Diplom. Cavens. I, 64 (anno 857), II,11 (anno 962); II; 340, (anno 993); IV, 14 (anno 1002); V, 26 (anno 1020); V, 175 (anno 1029), VI, 39 (anno 1035); Rationes..., Campania, 389, 5607; 394, 5751; 395, 5771; 446, 6402; Salerno, Archivio Arcivesc., Visite Pastorali, Castel S. Giorgio, Cartella 8 (1492-1854); A. Balducci, L'Archivio Diocesano di Salerno, Salerno 1959. 233; II, Salerno 1960, 44,1; 45, 3; 46, 5;50, 21; 52, 4; Badia di Cava, Archivio della Curia , cartella S. Potito; a reti di Cortona in provincia di Arezzo e a S. Giovanni di Vigliano presso Pistoia sono segnalate due chiese di S. Potito nel secolo XIII (Rationes..., Tuscia, Vaticano 1932, I,92, 209; II, 112, 1991; 296, 4643; I,60, 1334; II, 79, 1460)] Potito.
La prima conclusione, emergente dai dati finora esaminati, chiarisce che il centro di irradiazione del culto è, com'era da aspettarsi, il luogo stesso del martirio: le testimonianze di culto, infatti, sono di gran lunga più numerose intorno al luogo del martirio, cioè nella zona di confine tra il Sannio, l'Irpinia, la Puglia, gli Abruzzi e la Lucania.
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