«Cari Fratelli e Sorelle, siamo riuniti nel Nome del Signore Gesù Cristo per ricordare il nostro amatissimo Fratello Giovanni Battista Pichierri, Arcivescovo di questa nostra Chiesa di Tran-Barletta-Bisceglie, ad un mese circa dalla sua improvvisa dipartita da noi per il suo ritorno alla Casa del Padre». Così ieri sera, nella Cattedrale di Trani, il cardinale Francesco Monterisi ha ricordato la figura dell'arcivescovo Giovan Battista Pichierri ad un mese della sua scomparsa. «Veramente - ha proseguito - era stato Lui stesso a convocarci in questo giorno, in questa Cattedrale della nostra Arcidiocesi, per celebrare con Lui, nella gioia, la ricorrenza del 50.mo anniversario della sua Ordinazione Presbiterale, ricevuta ad Oria, il 30 agosto 1967». «Come avrebbe potuto prevedere che le cose sarebbero andate altrimenti?» – ha poi proseguito il cardinale Monterisi -. Com'è vero che la nostra fragilità ci sorprende! Com'è vero che il Signore, Padrone del tempo e della vita, chiama quando vuole e come vuole. Monsignor Pichierri ha pure assecondato la religiosità del popolo, facendo ogni sforzo per purificarla e rendendosi presente in tante celebrazioni e manifestazioni, anche molto locali e particolari. Allo stesso tempo nutriva sentita devozione ai Santi. Tengo a ricordare l'impegno profuso da Lui per fare avanzare la Causa di Beatificazione di diversi Servi di Dio della nostra Chiesa, e in particolare di Luisa Picarreta, la mistica di Corato; si vedeva "a occhio nudo" quanto Monsignor Giovan Battista era rimasto colpito e ammirato dal carisma specialissimo di questa donna straordinaria, il carisma della totale obbedienza dell'anima alla Divina Volontà». Il cardinale è poi passato a delineare la figura di Pichierri: «Non si scorgeva in Lui alcun tratto di "mondanizzazione". Sembrava che non si interessasse affatto di questioni materiali, di affari, di novità e di altre "cose del mondo". Lo stesso atteggiamento si potrebbe dire che avesse della politica. Lo si notava subito: era alieno dal seguire le vicende minute della politica, anche locale; tanto meno se ne lasciare invischiare: dava molta attenzione al sociale, ma non al politico. La sua preoccupazione di fondo era il bene della gente. Ma tutto con lo sguardo verso l'alto, "in specie aeternitatis", da vero Sacerdote di Cristo. Ci teneva a rivolgersi ai suoi sacerdoti, diaconi, consacrati e laici con sentimenti di "affetto, ammirazione, compiacenza e gratitudine", come si esprime nella stessa Lettera, molto più che con rilievi o rimproveri. A tutti desiderava il vero bene nel Signore e per questo si spendeva, come il Buon Pastore, "che dà la vita per il gregge". Cercava di nascondere la dura sofferenza sopportata durante gli incontri, le celebrazioni, provocata dalla malattia, che lo debilitava fortemente. Solo chi lo ha frequentato da vicino o da amico ha avvertito l'angoscia del suo animo dinnanzi ad incomprensioni, contrarietà e scandali». Non posso omettere una caratteristica che anche da Roma ho notato nel Fratello ed Amico Giovanni Battista: il suo attaccamento al Santo Padre, in tutti gli anni del suo Episcopato, Esso era sostanziato nella fede per il Vicario di Cristo, allo stesso modo nelle persone di San Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di Papa Francesco. E poi, Mons. Pichierri ha avuto quella forte carica di carità e inventiva pastorale che lo ha mosso a realizzare, nelle due diocesi che ha guidato, numerosi progetti e iniziative».
Mons. Pichierri, per il 50.mo del suo Sacerdozio, aveva già scritto e fatto stampare una "Lettera Aperta", molto affettuosa, in cui chiedeva a noi tutti di unirsi a Lui per ringraziare la Santissima Trinità per i tanti doni ricevuti negli anni trascorsi da Presbitero e da Vescovo. Ne riportiamo il testo integrale:
Il Signore, sempre fedele nel suo amore, mi sta dando la gioia di vivere, nella Sua persona di unico sommo eterno sacerdote, questa Sua Santa Chiesa; nonostante i miei limiti e fragilità, Egli la sta orientando verso il mondo chiedendole di essere "luce", "sole", "fermento". Non so sino a quando il Signore Gesù vorrà impegnarmi in questa Chiesa pellegrinante. Per l'ora in cui tu, o Signore, vorrai prendermi, oggi sento il bisogno di elevare a Te, al Padre, allo Spirito Santo un prefazio di lode, di rendimento di grazie, di supplica. 3. «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola…» (Lc 2,29) Lode a Dio uno e trino, Padre - Figlio - Spirito Santo, che mi ha voluto espressione del suo infinito ed eterno amore donandomi la vita terrena e rendendomi partecipe della gloria della risurrezione di Gesù Cristo che mi ha redento col suo preziosissimo sangue. Grazie a Dio uno e trino, Padre - Figlio - Spirito Santo, perché mi ha chiamato ad essere partecipe del sacerdozio, unico sommo ed eterno di Gesù Cristo Signore, a servizio del suo popolo, profetico sacerdotale regale nelle due Chiese diocesane, donandomi l'aiuto di una schiera di presbiteri e diaconi permanenti. Esprimo gratitudine verso tutti coloro che ho incontrato: genitori, familiari, parenti, amici, parroci, vescovi, educatori, presbiteri, diaconi, seminaristi, consacrati/e, popolo di Dio. Da tutti ho ricevuto il dono della tua presenza, Signore. Supplico te, o Dio Padre - Figlio - Spirito Santo, perché nella tua misericordia senza limiti purifichi tutto il mio operato colmando i vuoti di amore, conseguenza della mia fragilità umana, col tuo amore. Chiedo perdono a te, o Dio Padre - Figlio - Spirito Santo, e al prossimo che non ho saputo amare come Gesù voleva amarlo attraverso me. Mi affido a te, o Madre assunta in cielo, e a tutta la Chiesa gloriosa supplicandoti il soccorso nell'ora del mio trapasso. Amen. Saluto tutti dicendo: arrivederci in Dio che vedremo "faccia a faccia"! Portami, Gesù in Paradiso! ( Da TraniVIVa).