Si riporta qui la più famosa rivelazione privata sulla Sindone, quella della veggente e mistica italiana Maria Valtorta (1897-1961) la quale, al pari di quanto detto dai sindologi, conferma come l’immagine del volto impressa sulla Sindone sia di un uomo di bellezza straordinaria e di prestanza fisica rarissima. Ecco alcuni brani di questa singolare comunicazioni divina, che descrivono il contesto storico della genesi del volto sindonico.
1. Come si imprime il volto di Gesù sulla Sindone.
Racconta Maria Valtorta: “Facevo l’ora della Desolata, non potuta fare venerdì sera, e, contemplando Gesù steso sul marmo della pietra dell’unzione con a fianco la Mamma piangente che baciava le mani trafitte, osservai, e mi chiesi il perché, che il volto di Gesù appena morto, ossia appena messo su quella pietra, pare più simile al volto di Gesù vivo, per magrezza e bellezza di quanto non lo fosse sulla via del Calvario, sulla Croce e quale poi APPARE NELLA SINDONE. Gesù mi rispose:
2. I tratti somatici degli ebrei.
Dice Gesù: “Occorre tenere presente che la Galilea non era un mondo e che i Galilei erano relativamente pochi, che si sposavano quasi sempre fra loro e che perciò i caratteri somatici erano ripetuti in due o tre esemplari che da secoli si ritrovavano su quei volti. Non sarebbe errato dire che in tutti i piccoli paesi, se si fosse andati alle origini, si sarebbero trovati due o tre ceppi familiari originari, i quali si erano sposati o risposati fra di loro dando un carattere fisico spiccato in tutta la razza galilea. Che perciò Giovanni (apostolo, ndr) avesse anche una somiglianza fisica con Me, non deve stupire. Era un GALILEO BIONDO. Particolarità più rara del galileo bruno ma che pure esisteva. Ma la sua somiglianza era ancor più spiccata in quanto riguarda lo spirito” (idem, 15).
3. Il volto dettagliato di Gesù e Maria.
Descrive Maria Valtorta: “E io mi perdevo a contemplarne il volto (di Gesù) e osservarne i più minuti particolari. E li ripeto una volta ancora. Capelli divisi alla metà del capo e ricadenti in lunghe ciocche sino alle spalle. Ondulati per un buon palmo, poi terminanti in vero ricciolo. Lucidi, sottili, ben ravviati, di un colore biondo acceso che specie nel ricciolo finale ha decise tonalità di rame. Fronte molto alta, bellissima, liscia come una fascia, dalle tempie lievemente incavate sulle quali le vene azzurrine mettono lievi ombre d’indaco trasperendo sotto la pelle bianchissima, di quel bianco speciale di certi individui di capelli rosso-biondi: un bianco di latte di una sfumatura appena tendente all’avorio ma con un “che” lievissimo di azzurrino, pelle delicatissima che pare di petalo di camelia candida, così fina che ne traspare la più lieve venuzza e così sensibile che ogni emozione vi si disegna con pallori più intensi e rossori vivi. Ma Gesù io l’ho veduto sempre più pallido, appena un poco tinto dal sole, preso liberamente nel suo treenne andare per la Palestina. Maria invece è più bianca perché è stata più ritirata in casa, ed è di un bianco più rosata. Gesù è di un bianco avorio con quel lieve riflesso all’azzurro. Naso lungo e dritto, con appena una lieve curva in alto, verso gli occhi, un bellissimo naso sottile e ben modellato. Occhi incassati, bellissimi, del colore che ho tante volte descritto di zaffiro molto scuro. Sopracciglia e ciglia folte, ma non troppo, lunghe, belle, lucide, castano scure ma con una microscopica scintilla d’oro al vertice di ogni peluzzo. Quelle di Maria sono invece di un castano chiarissimo, più sottili e rade. Forse appaiono tali perché tanto più chiare, così chiare da esser quasi bionde. Bocca regolare, tendente al piccolo, ben modellata, somigliantissima a quella della Madre, dalle labbra giuste di grossezza, né troppo sottili da parere serpentine, né troppo pronunciate. Al centro sono tonde e accentuate in bella curva, ai lati quasi scompaiono facendo apparire più piccola che non sia la bocca bellissima di un rosso sano che si apre sulla dentatura regolare, forte, dai denti piuttosti lunghi e bianchissimi. Quelli di Maria sono invece piccini ma regolare e uniti ugualmente. Guance magre ma non scarne. Un ovale molto stretto e lungo ma bellissimo, dagli zigomi né troppo salienti né troppo sfuggenti. La barba, folta sul mento e bipartita in due punte crespute, circonda, ma non copre, la bocca sino al labbro inferiore e sale sempre più corta verso le guance dove, all’altezza degli angoli della bocca, diviene corta corta, limitandosi a mettere un’ombra come di spolveratura di rame sul pallore delle guance. Essa è, dove è folta, di un color rame scuro: un biondo-rosso scuro. E così sono i baffi non molto folti e tenuti corti, di modo che coprono appena il labbro superiore fra il naso e il labbro e si limitano agli angoli della bocca. Orecchie piccole ben modellate e molto unite al capo. Non sporgono affatto” (idem, 316-317).
In conclusione, dunque, possiamo affermare che il volto di Gesù più vicino alla realtà è quello elaborato al computer dagli scienziati della NASA sull’immagine sindonica, del quale l’unico difetto è il colore degli occhi che non doveva essere castano, ma azzurro così come proposto da vari veggenti