a cura di Giuseppe d’Arcangelo
Il Vescovo.
Mons. Felice Via resse la cattedra della Diocesi di Ascoli dal 1672 al 1680. Nella cronotassi dei Vescovi ascolani sono riportate scarse notizie sulla persona di questo Vescovo. Sappiamo che fu docente di teologia nel Collegio della sapienza di Roma.
Dal rinvenimento di un importante manoscritto da parte di Mons. Antonio Silba, archivista diocesano e conservato nell’archivio storico della curia diocesana, concernente le visite pastorali delle Chiese della città, apprendiamo preziose informazioni sia sulla personalità del Vescovo, sia sulle Chiese visitate. Il manoscritto , infatti, parla di Chiese di cui non resta alcuna traccia, essendosi perse anche nella memoria orale della collettività ascolana, come ad esempio le Chiese di S.Maria del Principio, antica Cattedrale di Ascoli, e dell’Annunziata. Tra il 1673 e il 1678 il Vescovo effettua ben quattro visite alla Chiesa o Cappella di S. Lucia, descrivendola nei dettagli.
La Chiesa.
Aperta fino alla fine degli anni sessanta (1960) fu chiusa e sconsacrata. A pianta rettangolare, ha una superficie lorda di poco meno di 100 metri quadrati ed una superficie netta di poco meno di 70 metri quadrati. Ha una unica navata con due piccoli locali posto sul lato sinistro dell’ingresso: quello anteriore adibito a ripostiglio e quello posteriore a sacrestia. Sulla zona dell’ingresso insiste un piccolo matroneo, piccola loggia di legno su cui era installato un organo a canne con mantice. La copertura sul presbiterio è costituita da una cupola sormontata da un lanternino; nella zona dei fedeli la copertura è piana su cui è presente un grande affresco che rappresenta il miracolo della guarigione del cieco di Siloe (il cieco nato del Vangelo).
Sul lato opposto all’ingresso principale si trova il grande altare dedicato alla santa martire accecata; sul lato sinistro, tra i due piccoli locali di cui sopra ed opposto all’ingresso secondario di vico S. Lucia, esiste una nicchia entro la quale è presente un altare secondario anonimo, abolito forse in sede di qualche passata ristrutturazione.
Dai residui degli affreschi presenti sulla volta della nicchia, tralci di piante di rose, si desume che deve essere stato dedicato a S. Rita.
Il presbiterio è delimitato dalla zona dei fedeli con una balaustra di marmi decorati ad intarsio, mentre le due finestre laterali, triolata e a cardioide, sono certamente originali; la facciata ha uno stile diverso ed è certamente frutto di rifacimenti.
Le visite pastorali del Vescovo Mons. Felice Via.
Prima visita
La prima informazione riveniente da documenti antiche sulla Chiesa di S. Lucia, prima del ritrovamento del manoscritto del Vescovo casentino, la si riscontra nel volume “Il Regno di Napoli in prospettiva” dell’abate G. B. Pacichelli pubblicato a Napoli nel 1703, dove è riportata una carta ideografica che rappresenta la città di Ascoli di quell’anno o di qualche anno prima. Su tale carta la Chiesa di S. Lucia la troviamo in corrispondenza della estremità di una isola edilizia, staccata dal nucleo cittadino. E’ individuata nella leggenda allegata con la lettera “D”, di fronte alla piazza indicata con la lettera “G”.
Con il ritrovamento del manoscritto di Mons. Felice Via, la data di esistenza documentata deve essere arretrata di 30 anni, infatti la prima visita il Vescovo la fa il 16 aprile 1673. Dal documento apprendiamo che la Chiesa di S. Lucia, in quell’epoca è titolo e quindi retta dall’ Arcidiacono del Capitolo Cattedrale, Rev. Don Potito Jorio, nonché Vicario generale del Vescovo. Pertanto della Chiesa, essendo titolare la prima dignità del Capitolo, la stessa doveva avere una certa importanza tra le altre presenti in città e non doveva certamente essere di recente costruzione. Il tipo di volta del presbiterio e le sue finestre laterali fanno pensare che l’edificio religioso sia stato ragionevolmente costruito almeno tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, ovvero almeno 80 anni prima.
Nella visita si descrive quanto di seguito riportato:
• Altare della Santa in cornice di legno appoggiato al muro dove vi è una volta. Sembra descrivere l’attuale presbiterio con la volta a cupola;
• Uno sgabello di legno, due piccoli candelieri di ottone, una carta di “gloria” vecchia e usata, un Crocifisso di ottone annerito, tre tovaglie e una sottotovaglia d’altare;
• La pietra sacra fissa sopra l’altare;
• Un Paliotto di rasetto turchino lacero con accanto un piccolo sgabello di due palmi senza la cornice e senza i guarnimenti nella parte anteriore;
• Un calice ed una patena, alquanto indorata, sull’altare;
• Due corporali, un purificatoio ed un fazzoletto;
• Un velo ed una borsa bianca, una rossa ed una verde;
• Un Messale con il Canone difettoso;
• Una pianeta bianca e di color oro;
• Due camici bianchi, due amitti, due cordoni;
• Due cuscini di teletta pieni di paglia;
• Due ampolline e un campanello d’ottone;
• La Chiesa è dotata di una piccola campagna, la porta della Chiesa è ben tenuta e serrata.
Le suppellettili descritte sono quelle necessarie ad officiare i riti religiosi. Siccome il corredo delle suppellettili sono in cattivo stato di conservazione, per il decoro della Chiesa e del servizio divino il Vescovo intima all’Arcidiacono don Potito Jorio di rifare il necessario entro quattro mesi, trascorsi inutilmente senza che si sia adempiuto a quanto prescritto, dispone che la Chiesa sia interdetta.
Nella Chiesa si celebra messa quasi di continuo sostenute da elemosine in particolare quella di Mauro Antonio Brancaccio che vigilia affinché si officino i riti religiosi ed ha cura di tenere sempre accesa la lampada della Chiesa. Le informazioni del Vescovo si concludono annotando le dimensioni della Chiesa: 10 passi di lunghezza e 5 passi di larghezza. La trava alquanto umida, è dotata di finestra, è libera di ogni servitù o locali sotterranei (additi), pertanto nella Chiesa si entra solo dalla porta “posta in mezzo alla piazza pubblica”.
Seconda visita
La seconda visita fu effettuata il 1° maggio 1675, ovvero due anni dopo la prima. Un questa seconda visita pastorale il vescovo constata che quanto disposto mella prima visita non è stato adempiuto, pertanto, conferma l’interdizione della Chiesa fino a che l’Arcidiacono non mostrerà (esibirà) il minimo necessario per celebrare la messa nella Chiesa, oppure fatti da altri fedeli. Tenuto conto che non si è indorato le suppellettili indicate e che il calice ha perso la doratura (deaurato) ed è rotto, il Vescovo dispone di consegnarlo al sacrestano della Cattedrale, dove deve conservarsi con tutti gli altri mobili, e precisa “anco et la chiave”. Di fronte all’inerzia degli interessati il Vescovo sigilla la chiesa.
Terza visita
L’anno successivo, precisamente il 12 maggio 1676 il Vescovo Felice Via visita per la terza volta la Chiesa di S. Lucia. Verifica che vi siano le condizioni per celebrare la Messa. Tale Marino Antonio Procassio, con il concorso di altri “devoti”, ha provveduto a far indorare il calice, la patena e suppellettili sacre necessarie alle celebrazioni religiose (offici divini), in particolare un paliotto, una coppia di cuscini (cuscini compagni) e tutto quello che di più intende fare a beneficio della Chiesa, Pertanto il Vescovo riapre la Chiesa e scrive testualmente: “Onde removemo l’interdetto fulminato nella precedente visita”.
Quarta visita
Due anni dopo, il 30 maggio 1678, ha luogo la quarta visita pastorale. Da quest’ultima visita sappiamo il perché dello stato di abbandono in cui è versata la Chiesa di S.Lucia: l’Arcidiacono don Potito Jorio da molti anni dimorava a Roma e pertanto non poteva occuparsi della Chiesa di cui era titolare. Per non abbandonare la Chiesa il vescovo aveva incaricato un padre francescano riformato del convento di S.Potito per celebrare la Messa nella Chiesa tutti i giorni festivi.
La cura della Chiesa e delle suppellettili era ancora affidata al devoto della Santa Marino Procassio che si prodigava per tenere accesa la lampada della Chiesa, conservava i paramenti sacri, teneva aperta la porta della Chiesa per permettere alla gente di pregare e di accendere le candele di devozione (lampe). Tutto ciò aveva anche il consenso degli Ascolani perché la casa del Procassio era ubicata vicino alla Chiesa. Il Vescovo infine raccomandava al devoto Procassio di continuare ad aver cura della Chiesa per evitare l’abbandono della stessa e di far fare ad altro il paliotto. Tutte le notizie relative alle Visite Pastorali sono state ricavate dal manoscritto dell’Archivista diocesano Mons. Antonio Silba che si ringrazia.
Dopo 35 anni di abbandono un gruppo di volontari sta eseguendo lavori di risanamento igienico e conservativo della Chiesa di S.Lucia Vecchia, per realizzare un tetto a due spioventi onde eliminare le copiose infiltrazioni di acqua che aggrediscono le strutture edili della Chiesa.
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Dal Dizionario illustrato della Chiesa Ascolana:
SANTA LUCIA VECCHIA, CHIESA DI. Antica Chiesa ubicata in Ascoli Satriano al corso Umberto I. Costituita da una unica navata, ha il soffitto piano nell’aula dei fedeli; il presbiterio è sormontato da una cupola con lanterna. Un piccolo campanile a vela ospita una piccola campana. L’accesso principale dà su corso Umberto I, mentre quello secondario dà su vico S. Lucia. L’altare principale è dedicato alla Santa che è titolo della Chiesa. Sul lato alla sinistra dell’ingresso principale esiste una nicchia con un altare ormai anonimo, presumibilmente di S. Rita per il tipo di decorazione presente sulla volta della nicchia: tralci di rosa con numerose rose. Ai lati della suddetta nicchia sono presenti due piccoli locali adibiti il primo a ripostiglio di oggetti e il secondo a deposito dei paramenti e delle suppellettili necessarie alla celebrazioni delle funzioni religiose. Sul soffitto dell’aula dei fedeli è presente un grande affresco che rappresenta il miracolo della guarigione del cieco di Siloe. Sulla zona dell’ingresso insiste una soggetta, matroneo, in struttura lignea sul cui piano, una volta, era sistemato l’organo a canne con mantice manuale ormai scomparso. A seguito del terremoto del 1930 la Chiesa ha subito rimaneggiamenti della copertura e in parte anche l’aula dei fedeli. La statua della Santa, oggetto di particolare venerazione da parte dei devoti anche dei paesi viciniori, specialmente in occasione della fiera invernale del 13 dicembre a lei dedicata, fu trasportata in Cattedrale dove fu sistemata sul terzo altare della navata sinistra, già di proprietà dell’Università di Ascoli (Amministrazione Comunale), altare dedicato a S.Potito. La permanenza della statua in Cattedrale si è protratta fino a quanto non si è costruita e consacrata la nuova Chiesa, dedicata anch’essa a santa Lucia, nel 1973 quando il 9 dicembre fu trasferita processionalmente nella nuova Chiesa, nel quartiere Serpente-Ina Casa. La Chiesa di S.Lucia vecchia è stata sempre titolo della prima dignità capitolare: l’arcidiacono che ne era il rettore. La Chiesa nel 1675, a seguito della visita pastorale del Vescovo del tempo Mons. Felice Via, viene fulminata di interdizione per degrado e carenze di suppellettili sacre necessarie alle celebrazioni religiose. L’interdizione è rimossa nel 1678. In tale periodo è titolare della Chiesa l’Arcidiacono don Potito Dente che, a sua spese, fece costruire l’edicola marmorea della santa sull’altare maggiore. Nel 1867 Domenico Visciola paga la statua di Santa Lucia, in legno policromi. Nel 1887 lo stesso Domenico Visciola insieme al figlio Gioacchino patrocinano il rifacimento dell’altare principale. Nel 1927 ad opera di Nicola Merola e con il concorso del popolo ascolano viene restaurato il pavimento. Sono in corso lavori di risanamento igienico e consolidamento della Chiesa, per iniziativa di un gruppo di volontari. Il 28 dicembre 2007, dopo un restauro voluto dal Parroco della Cattedrale di Ascoli Mons. Leonardo Cautillo ed eseguito dall’ impresa edile Sedir della ditta Cav. Gerardo Biancofiore di Cerignola che la dota anche di un vano WC e di un impianto sonoro, viene aperta al pubblico con la celebrazione di una S.Messa e l’amministrazione del Sacramento della Cresima ad un giovane adulto da parte Vescovo Mons. Felice di Molfetta. Viene celebrata la Messa feriale della Parrocchia Natività – Cattedrale di Ascoli – nel periodo invernale: dal mese di ottobre al mese di marzo, restando chiusa durante il triduo durante la ricorrenza della festa di S. Lucia del 13 dicembre. L’attuale statua di S. Lucia, in legno, è stata offerta da una devota ed è stata scolpita in Ortisei, nell’Accademia del Legno.