Mons. Luigi Mansi è nato a Cerignola, in provincia di Foggia, il 6 maggio 1952. Compiute le scuole superiori e gli studi filosofico-teologici, ha conseguito nel 1978 la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Nel 2012 ha, poi, ottenuto il Dottorato in Antropologia Teologica presso la Facoltà Teologica Pugliese. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1975, incardinandosi nella diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. È stato Vicerettore del Seminario Vescovile di Foggia, Rettore del Seminario Diocesano di Cerignola-Ascoli Satriano, Responsabile della Pastorale Vocazionale, Direttore e Docente di materie teologiche nell’Istituto Diocesano di Scienze Religiose e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Pontificia Università Lateranense, Insegnante di Religione Cattolica, Cerimoniere Vescovile, Cancelliere Vescovile, Parroco della Parrocchia-Santuario della Beata Vergine di Ripalta.Inoltre, dal 1995 al 2006 è stato Parroco della parrocchia di San Rocco a Stornara e dal 2006 al 2014 ha ricoperto l’incarico di Direttore Spirituale nel Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Molfetta.
Dal 1998 è Assistente diocesano unitario di Azione Cattolica. Durante il triduo pasquale del 2010 sostituì il compianto parroco della cattedrale di Ascoli Satriano ammalato, Mons. Leonardo Cautillo, per le cerimonie pasquali.Dal 2007 Canonico del Capito Cattedrale “San Pietro Apostolo” di Cerignola.
Dal 2011 è Vicario Episcopale per la Pastorale, nonché Membro del Consiglio Episcopale, del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori. Dal 2013 è anche Presidente Nazionale dell’Unione Apostolica del Clero (UAC).Dal 1991 è Cappellano di Sua Santità. Venerdì 29 gennaio 2016 è stato eletto vescovo di Andria. Il motto episcopale fa riferimento all'Eucarestia: "Verbum caro factum est"(Gv.1,14)che ricorda l'Incarnazione di Gesù Cristo (agnello immolato) e la corona di spine in riferimento alla sacra spina di Andria. Lo scudo usato è quello detto gotico antico tipico del XIV secolo, accollata una croce trifogliata in oro, gemmata con cinque pietre rosse che richiamano le cinque Piaghe di Cristo, e timbrato da un cappello prelatizio a sei nappe per lato, il tutto di verde. Spiegazione simbolica - teologica: il "campo" principale dello scudo è il rosso, il colore della carità, dell'amore e del sangue: l'amore intenso e incommensurabile del Padre misericordioso che manda il Figlio a versare il proprio sangue, a sacrificarsi per noi, per noi tutti, come l'agnello che viene immolato per ottenerci la salvezza, ma che è "ritto il piedi", cioè vittorioso, risorto. Nel "capo" dello scudo campeggia una corona di spine per richiamare la Sacra Spina di Andria. Lo sfondo della corona è in argento che in araldica è il simbolo della trasparenza, quibdi della Verità e della Giustizia, doti su cui poggia l'impegno pastorale del vescovo; inoltre la trasparenza identifica anche il concetto di purezza della Beata Vergine Maria alla cui protezione il vescovo affida il suo ministero pastorale. Spiegazione araldica del blasone: di rosso, all'agnello passante e rivoltato d'argento, nimbato d'oro, tenente tra le zampe anteriori un vessillo del secondo, caricato di una croce del primo, con il petto ferito e sanguinoso di rosso, sostenuto da un libro aperto del secondo; al capo dell'ultimo, caricatodi una corona di spine del primo.Viene ordinato sabato 12 marzo 2016 nella cattedrale di Cerignola per le mani di mons. Nunzio Galantino, segretario generale della C.E.I. assistito da mons.Adriano Bererdini,Nunzio Apostolico in Italia e da mons. Calabro, amministratore apostolino di Andria, dà il saluto iniziale mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano; è assente mons. Felice di Molfetta, vescovo emerito di Cerigmola - Ascoli Satriano.
Il primo messaggio rivolto alla diocesi di Andria:
"Ai carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Andria, “amati da Dio e Santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo” (Rm 1, 6-7)Vi invio il mio primo saluto utilizzando e facendo mie le parole che S. Paolo pone in apertura alla Lettera ai Romani, una Chiesa che egli non aveva fondata, che non conosceva, ma che amava con il suo sconfinato cuore di missionario e che sperava di visitare presto. Proprio come sta capitando a me in questi giorni.
Qualche giorno fa S. E. Mons. Adriano Bernardini, Nunzio Apostolico in Italia, mi ha convocato a Roma, presso la Nunziatura Apostolica, per comunicarmi la decisione del Santo Padre di affidarmi la cura pastorale della Chiesa che è in Andria. Mi è stato anche esplicitamente richiesto di essere sollecito nel dare la mia obbediente disponibilità. Affidandomi a Gesù Buon Pastore ho dato a Papa Francesco la mia risposta di fede e ancora una volta, con trepidazione, ma con gioia, ho detto al Signore e alla Chiesa il mio “sì”, per dare inizio a questa nuova avventura della mia vita. Il Signore, attraverso la volontà del Santo Padre Francesco, mi chiede di venire tra voi, mi dona e mi manda a voi come immagine viva di Gesù, vostro, nostro sposo, Pastore e Salvatore. Egli dona voi a me come sposa da amare in Suo nome con tutto me stesso, come popolo da servire, come gregge di cui prendermi cura. Nell’obbedienza alla divina volontà, perciò, fin da questi primi momenti accolgo te, santa chiesa di Andria come sposa e prometto di esserti fedele sempre, prometto di amarti, onorarti e servirti. Abbiate la certezza, cari fratelli e sorelle, che fin d’ora, facendo ancora una volta mie le parole di Paolo, “vi porto tutti nel cuore”. “Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù”. E ancora, “Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio Padre del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo”. Lasciate perciò che innanzitutto saluti e ringrazi il carissimo Mons. Raffaele Calabro, il quale si è preso cura della nostra chiesa, guidandola per ben 27 anni. Fin da questo momento voglio assicurargli che continuerà ad essere nelle preghiere e nella gratitudine, oltre che nell’affetto di tutti e, naturalmente, dirgli che ad Andria potrà sempre sentirsi a casa. Saluto con particolare affetto voi, Presbiteri e Diaconi, primi collaboratori nel mio ministero. Desidero con questo primo saluto manifestarvi la mia intima convinzione – maturata soprattutto in questi ultimi anni dedicati al servizio dell’Unione Apostolica del Clero – che i Presbiteri ed i Diaconi, insieme con il Vescovo, formano un’unica famiglia ministeriale, al servizio del Popolo santo di Dio, per edificarlo nella carità, secondo il volere di Dio. Confido che lavoreremo bene insieme, in unità di intenti ed in comunione d’amore, per edificare la nostra Chiesa, con l’intelligenza, la passione e l’operosità di ciascuno.
Rivolgo un caro pensiero di saluto ai seminaristi, sia del seminario diocesano che di quello teologico: a voi che siete le giovani speranze del nostro presbiterio e della nostra Chiesa. Negli anni scorsi ho sempre guardato con ammirazione al cammino del Seminario diocesano di Andria. Ora mi ha molto rallegrato sapere della bella fioritura vocazionale che non si è mai interrotta nella nostra Chiesa. Il mio saluto va a tutti i sofferenti: ammalati, poveri e feriti dalla vita, ed a quanti per un qualsiasi motivo sono associati alla passione di Cristo. Sappiate, carissimi, fin d’ora, che ci siete immensamente cari, perché noi onoriamo in voi le membra doloranti del corpo di Cristo, la “carne di Cristo”, come spesso ama dire Papa Francesco. In voi Cristo è ancora sulla croce ed attende il conforto e l’aiuto solidale di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà che di buon grado operano nello sconfinato campo della carità. Anche alle vostre preghiere e all’offerta delle vostre pene affido fin d'ora il mio ministero. Saluto voi religiosi e religiose. So che la vita religiosa è presente e viva nella nostra diocesi in varie espressioni. A voi manifesto la gratitudine della Chiesa per la scelta d’amore totale e radicale presente nella vostra vita, che vi porta a testimoniare, rendendola visibile e riconoscibile, la radicalità della proposta evangelica rivolta ad ogni uomo. Grazie per quello che siete e per quello che fate! Un saluto particolare di deferenza alle autorità civili e militari che reggono la vita pubblica nei Comuni della Diocesi. Ad essi fin d’ora assicuro leale collaborazione, nel pieno rispetto della differenza degli ambiti, ma anche nel sincero desiderio di collaborare fattivamente al bene della nostra gente, soprattutto degli ultimi, di quelli di cui non si cura nessuno. E, finalmente, un saluto affettuoso alle famiglie ed a tutto il popolo santo di Dio dei tre Comuni della Diocesi: Andria, Minervino e Canosa. Il territorio della nostra Chiesa, come del resto quello della Chiesa da cui provengo, è segnato da tanta vivacità, ma anche da tanta complessità e tanti fermenti che riguardano soprattutto il mondo del lavoro e delle relazioni sociali. Non mi sarà difficile, perciò, fin dall’inizio, sentirmi uno di voi, e così farmi compagno ed insieme guida dei vostri cammini di vita. Già mi immagino i tanti volti, le tante storie che andrò ad incrociare. Perciò vivo con trepidazione ed ansia questo tempo che manca alla mia venuta tra voi. Per tutti e per ciascuno spero di riuscire a rendere visibile e soprattutto credibile il volto misericordioso del buon Dio e del Divino Pastore. Sì, desidero fin da ora mettere tutta la mia vita a servizio della causa del Vangelo ed accingermi all’opera di costruire con voi una Chiesa bella, che riveli e mostri agli uomini delle vostre contrade il volto buono e misericordioso di Dio Padre. Il motto episcopale che ho scelto per il mio ministero tra voi è una espressione tratta dal Vangelo di Giovanni: “Verbum caro factum est”, cioè: “la Parola si è fatta carne”. Sì, desidero adoperarmi tra voi, con voi e per voi, perché la Parola di Dio, che nelle nostre chiese è celebrata e annunciata, diventi sempre di più storia di grazia e di salvezza per la nostra gente e nelle nostre contrade attraverso le nostre vite. e me lo consentite, attraverso questo primo messaggio, desidero inviare un saluto tutto particolare ai giovani, agli studenti, ai lavoratori ed a quanti sono in cerca di lavoro. Essi in ogni caso rappresentano il nostro futuro. Gran parte del mio ministero si è svolto tra i giovani, che ho sempre amati e sentiti vicini. Spero di continuare a farlo: ad essi va tutta la mia simpatia ed il mio paterno ed affettuoso pensiero. Carissimi, vi ripropongo le parole che il Santo Padre Papa Francesco, qualche mese fa, ha rivolto ai giovani incontrati in America: non abbiate paura di sognare, e di sognare in grande per il vostro futuro e per il futuro della nostra terra e di tutta l’umanità! La chiesa di Andria riceve un nuovo pastore mentre giunge a compimento un anno tutto particolare, quello giubilare per la festa della Sacra Spina. So che questo segno della Passione redentrice del Signore vi è tanto caro ed è molto venerato tra voi. Ma tale devozione dovrà essere sempre più espressione di una Chiesa che si onora di poter custodire questo richiamo concreto dell’amore e del dolore del Signore Gesù per la nostra salvezza. La nostra è chiamata ad essere una Chiesa che desidera vivere di questo amore per donarlo a tutti. Seguirò in preghiera il programma da voi predisposto, faccio voti perché tutto si svolga per il meglio e porti abbondanti frutti di bene alla nostra Chiesa. Questo avvenimento locale si inserisce nel Giubileo straordinario della Misericordia, che da qualche mese è iniziato per tutta la Chiesa; leggo queste provvidenziali coincidenze come un invito alla nostra Chiesa, perché sia, non solo con le porte della sua cattedrale, ma con il cuore di ciascuno, sempre spalancata ad accogliere tutti e manifestare così il cuore ed il volto misericordioso del Padre. Potrà in questo modo mettere da parte ogni chiusura e rigidità. Tutti possiamo essere convinti realizzatori delle opere del Vangelo, sì, attraverso le opere di misericordia corporali e spirituali, vedendole come il naturale prolungamento della fede che insieme professiamo e celebriamo. Vi chiedo di pregare perché questo accada per tutti noi. Una Chiesa che ha l’onore di custodire una così insigne reliquia non può non avvertire tutto questo come sua vocazione e, di conseguenza, rendersi affettuosamente attenta a tutti coloro che sono feriti dalle spine della vita. Prima di concludere voglio inviare un saluto ben cordiale ai fratelli cristiani Ortodossi ed Evangelici che sono nel territorio della Diocesi. Spero di avere presto occasione di incontrarli personalmente. Avrò bisogno di un po’ di tempo per prepararmi all’ordinazione episcopale ed alla mia venuta tra voi. Ma vi assicuro: il mio pensiero e soprattutto il mio cuore sono già con voi. Nell’attesa, invoco l’aiuto della Vergine Maria e dei nostri Santi Patroni San Riccardo, San Sabino, San Michele Arcangelo, e mi affido alla preghiera, primo fra tutti, di Mons. Giuseppe Di Donna, di Padre Antonio Losito e del mio con-diocesano don Antonio Palladino, per gli inizi del mio ministero tra voi, con voi e soprattutto per voi. Vi benedico tutti di cuore, con un affettuoso Arrivederci a presto!, per cominciare a camminare insieme". Roma, 29 gennaio 2016.
Le pubblicazioni di S. E. Mons. Luigi Mansi:
- L. MANSI, La questione antropologica dalla Gaudium et spes al Progetto Culturale della Chiesa Italiana, Monopoli 2013;
- L. MANSI, Pastori di una Chiesa in uscita. Meditazioni per ministri ordinati, Tau Editrice.
Ha anche pubblicato diversi DVD con canti religiosi e sociali.
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