di Giuseppe Pio Di Donato.
Come fai a raccontare un mistero che ti è dato di vivere ma mai di possedere pienamente? Un fuoco che arde, brucia e consuma, a cui tenti di dare un “vestito” di parole, ma che ti sbatte continuamente in faccia la verità che esso non ti appartiene mai fino in fondo?
Come fai a entrare in questo splendore e a non chiederti come mai abbia scelto proprio te e non altri a un’avventura che non ti basterà una vita per cercare di vivere fino all’ultimo respiro?
È esperienza di “Vocazione”, di chiamata a rompere ogni sicurezza e a uscire per accogliere, per dirla con Erri de Luca, felici, il “vento”, in ascolto, e per afferrare «una frase là dove gli altri intendono solo un chiasso». È affinare l’orecchio per ospitare in sé un dono che poi ti travolge e che scardina ogni logica di ricambio e restituzione.
È, per Vincenzo Giurato, seminarista di 27 anni, della parrocchia di san Gioacchino, in Cerignola, mistero di elezione, scoperta di essere scelti per partecipare al desiderio di un Dio che si offre, ora, alle sue labbra per essere annunciato, raccontato e contagiato. E diventa mistero che raccoglie il mistero del mondo, che presta il cuore a Cristo perché sia “casa” per gli ultimi, per gli ammalati, per i poveri, e perché lo sia mediante una povertà liberamente scelta: quella dell’essere “svuotato” dagli affetti, dai sentimenti, dall’avere una propria famiglia, una propria moglie, dei propri figli, per poter servire, di tutto cuore, tutti.
Vincenzo sarà ordinato diacono il prossimo 5 aprile, per imposizione delle mani del nostro vescovo Luigi, nella grande Cattedrale di Cerignola: sarà un giovedì quel giorno, a esatta distanza di una settimana da un altro giorno in cui la Chiesa ricorderà il dono di una Vita spezzata e donata e di un esempio grande, sublime, dove il Maestro e il Signore ha lavato i piedi ai suoi. Una rivoluzione, ogni parola e ogni gesto di Gesù, che sin da quell’istante guardò negli occhi la morte, la guardò diritto, forte, vero, tenerissimo e fiero e la rivoluzionò. Chiede a noi, e a Vincenzo ora, in modo particolare, di continuare a travolgerla con l’annuncio di una Parola, capace di rompere ogni silenzio, e con l’esercizio infaticabile di servizio presso i piedi di tutti i fratelli e le sorelle che incontrerà nel suo cammino.
Toglie il fiato una promessa come questa, una partecipazione piena alla sete del Figlio a cui sarà conformato per esserne l’immagine, figura di Colui che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per molti. Così, anche Vincenzo potrà dire di essersi «fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (1Cor 9,22).
A Vincenzo vada l’augurio di fare della donazione di sé, della consacrazione dei suoi affetti principio di una fecondità che riconoscerà come figli coloro che incrocerà sulla via. Sia da quel giorno per tutto il resto della sua vita padre per ogni uomo che si sente orfano e solo. In questo modo, col cuore che piange e freme perché il fratello soffre, sarà più pronto e meno indegno a offrirsi un domani come prossimità di un Dio, il cui tremare e fremere ha un nome: Gesù Cristo.