Dal dattiloscritto di Antonio Mottola: "San Potito martire ascolano" del 1989 si legge:
1 - LUOGO D'ORIGINE
Qualche ipercritico ritiene che la "Passio Sancti Potiti" sia unicamente frutto di fantasia, priva quindi di fondamento storico, perché tardiva è l'epoca della sua composizione letteraria e stravaganti sono giudicati i dati topografici e cronologici. L'applicazione, invece, delle coordinate agiografiche (elemento topografico ed elemento cronologico) della Scuola critica del Delehaye alla "Passio" induce a positivi e soddisfacenti risultati proprio a proposito degli elementi storico-geografici della vita e del martirio di San Potito. Il primo elemento topografico fondamentale che esaminiamo è il luogo d'origine. I codici della prima fonte della "Passio" affermano con precisione che Potito nacque e visse la sua breve esistenza terrena nella città di Serdica, Sardica o Serditia. Presentiamo ora un quadro dei codici più importanti per appurare criticamente le varianti relative al luogo d'origine del nostro martire:
- il codice dell'Archivio Capitolare di San Pietro in Vaticano A.2, del secolo X-XI, legge"...in civitate Serdica";
- il codice VIII.B.6 della Biblioteca azionale di Napoli, del secolo XI, sostiene che "...sotto l'imperatore Antonino ed il luogotenente Gelasio, accadde che San Potito, mentre da bambino si trovava a Serdica...";
- il codice 91 della Biblioteca Alessandrina di Roma, copia di un manoscritto longobardo del monastero di Casa Nova del cardinale Borromini, riporta: "...sotto l'imperatore Antonino ed il luogotenente Gelasio, accadde che San Potito, mentre da bambino si trovava nella città di Sardica...";
- il codice 94 della Biblioteca Alessandrina di Roma, del secolo XVI-XVII, afferma che "...al tempo dell'imperatore Antonino c'era nella città di Sardica un fanciullo cristianissimo di nome Potito, in cui fin dall'infanzia abitava lo Spirito del Signore";
- il codice H.3 della Biblioteca Vallicelliana di Roma, del secolo XVI-XVII, attesta che San Potito visse nella città di Sardica;
- gli Acta Sanctorum del secolo XVII, all'inizio della "Passio", alla prima redazione, attestano "...avvenne, in quei giorni, che San Potito, mentre nella sua infanzia si trovava nella città di Sardica, lo Spirito del Signore abitava su di lui".
Dal confronto dei codici riportati, emerge che la lezione più probabile è Serdica o Sardica. Ma, dov'è questa città?
A. Sardegna
Alcuni scrittori nel termine Sardica, vorrebbero ravvisare la Sardegna. S. Potito diventa sardo solo a partire dal 1580ad opera del sardo Giovanni Francesco Fara che, nel suo "De rebus Sardois", poiché il martire era venerato a Cagliari [F. Capriglione, La Patria d'origine del martire Potito, Ascoli Satriano 1978, p.85], avanzò per primo l'ipotesi della nascita di San Potito in Sardegna. Il Baronio asserisce che Potito era di nazionalità sarda e che fu martirizzato pure in Sardegna [Acta Sanctorum Ianuarii, p. 753, n.6]. Dopo il Baronio, una serie di scrittori, come il Ferrario, il Caracciolo, il de Viera, ribadiscono che Potito è nato a Cagliari, in Sardegna. Francesco Franzoni, critico troppo frettoloso, si contraddice in quanto, prima nega che San Potito sia dell'Apulia [F.Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, Faenza 1927, I, p.268 - Nota di Mottola: Qui il Lanzoni parla di una colonia "apulensis", per cui, fa originare Potito nella Dacia. tale colonia è sconosciuta a tutta la tradizione manoscritta e il Lanzoni l'ha desunta dal Rosweid negli Acta sanctorum Ianuarii], poi nega che sia sardo [F. Lanzoni, ibidem, II, pp. 659 s.] e, infine, negli Indici [F.Lanzoni, Indici, p. 1120] aggiunge al nome Potito la nota topografica: Sardegna. Nota giustamente il Mallardo [D. Mallardo, S.Potito...,, p.18] che questa è un'ipotesi assolutamente gratuita. Infatti il Lanzoni ha preso di sana pianta dal Rosweid - "Sard(inia)" da "Sard(ica)"-, ma nessun codice presenta l'abbreviazione "Sard."; tutti hanno "Sardica" o "Serdica" o "Sertica" per esteso.
Allora la nazionalità sarda di San Potito spunta soltanto alla fine del 1500 e trae la sua origine dal culto tributato nell'isola al santo a dalla presenza di qualche sua reliquia a Cagliari o a Pula in diocesi di Cagliari.
B. Sardica della Tracia (l'odierna Sofia in Bulgaria)
La seconda redazione della "Passio" riferisce che il martire è "cittadino d'oriente" e l'Ufficio dice semplicemente "nato in Oriente" [Acta Sanctorum Ianuarii, p.758, n.4 e p. 760,n. 14]. Il Caracciolo, che aveva a sua disposizione la ricca biblioteca del monastero teatino dei SS. Apostoli a Napoli, agli inizi del 1600 compose gli atti di san Potito utilizzando tre codici manoscritti ed altrettanto antichi lezionari. Non specifica l'età dei codici, ma aggiunge che gli atti mostrano chiaramente che la patria di san Potito fu l'Oriente o, come suggerisce uno di quei tre codici, in Tracia [D. Mallardo, S. Potito..., p.14].
Il vescovo Paolo Regio, accogliendo l'origine Orientale del martire, scrive"...nacque...nelle parti orientali, la cui patria narrasi essere stata la città di Sardica" [F. Capriglione, La patria d'origine... p.85]. da ciò, nel suo "Sanctuarium Capuanum", Michele Monaco ricava che Potito è asiatico della città di Sardica. Flamini lo dice di Sardi, capoluogo della Lidia. Rosweid parla di Sardica della dacia [Acta sanctorum Ianuarii, p.753, n.6]. Tutti costoro, però, incontrano notevoli difficoltà nell'ubicare le altre località menzionate nella "Passio Sancti Potiti".
Il Capriglione sostiene che l'identificazione della Sardica della "Passio" con la Sardica della Tracia dipende dal fatto che il redattore della "Passio", trovandosi davanti ad antichissimi documenti con un toponimo sconosciuto e conoscendo solo la celebre città della Tracia (sede di concilii), identifica con questa città della "Passio Sancti Potiti". Questa erronea impostazione geografica della patria d'origine ha poi costretto gli agiografi a inventare il volo di Potito dalla Tracia nell'Epiro, la chiamata di Potito a Roma da parte dell'imperatore per ottenere l'esorcismo di sua figlia e la richiesta del mertire di morire in Puglia. Infatti si trattava di spiegare come mai un ragazzo martire, nato in Tracia, morisse in Puglia [F. Capriglione, La patria..., p.90].
C. Località dell'Apulia
Lo scrittore ascolano Pasquale Rosario, da una lapide romana, vorrebbe dedurre che San Potito sia appartenuto alla "gens Publilia" e che abbia avuto per sorella Eria Teodora, sposata nella famiglia Elia. per di più, sempre secondo il Rosario, un titolo marmoreo, scoperto a Cornito presso Ascoli Satriano parlerebbe della famiglia Elia e condurrebbe alla scoperta del paese natio del santo martire Potito [P. Rosario, Appunti per S. Potito (dattiloscritto), p.5. La copia consultata dal Mottola si trova presso la Curia Vescovile di Ascoli Satriano].
Il Mallardo sostiene che le opinioni del Rosario sono semplicistiche ed insieme fantasiose. La lapide, ritrovata a Cornito o Corleto, non ha nulla a che vedere con la famiglia Elia, il cui nome non vi compare affatto [Mallardo, S. Potito..., p.19 (nota di Mottola: " La lapide contestata è ora sita in Ascoli Satriano sotto l'arco dell'orologio)].
In realtà nella Galleria Lapidaria nel Museo Vaticano si conserva un sarcofago romano, alla cui sinistra in un clipeo sorretto da due genii è scolpita una donna con un volume in mano, alla destra un ragazzo con la tunica laticlavia e un volume, e reca l'iscrizione nella quale la madre tramanda lo strazio del suo animo per la morte dei suoi figli: " Vettio Publilio Potito, illustre ragazzo di 13 anni e 55 giorni, ed Eria Elia Teodora, onesta giovane di 27 anni e 41 giorni [Testo del sarcofago:
"CRUDELIS IMPIA MA
TER CARIS SUIS DULCIS
SIMIS VET PUBLILIO POTITO
C(LARISSIMO) V(RO) QUI VIXIT.AN(NOS) N.(UMERO) XIII.DI(ES)
LV ET AERIAE AELIA ET THEODO
RE H(ONESTAE) F(EMINAE) QUE VIIT AN (NOS) N(MERO) XXVII
DI(ES) XLI. INFELICISSIMA MATER
QUE VIDIT FUNUS SUUM
CRUDELISSIMUM. QUE SI DEUM
PROPITIUM HABUISSE HOC
DEBUERA AB EOS PATI"];
in basso il sarcofago reca le parole: "pastor cum grege".
Tra questo Potito, fratello di Teodora della gente Publilia, e il nostro martire Potito, pare che vi sia la sola coincidenza del nome e dell'età, dati insufficienti per ravvisare il santo martire il quell'iscrizione marmorea [nota di Mottola: "Nel Codice M.Velserie on quello S. Massimino leggiamo che Ylas, padre di san Potito, parla di un unico figlio. Non sappiamo se unico in senso assoluto ovvero sia stato unico maschio per la discendenza, e quindi con la possibilità di avere uno o più sorelle. Il Codice VIII.B.3 si riporta: "Non haberet ad posteritatem stirpis suae alterum filium, qui illius haereditaret facultates"]. Per di più, anche se Giambattista de Rossi ha giudicato quel sarcofago come cristiano, lo Henzen ritiene che l'iscrizione sia del III secolo [Mallardo, S. Potito..., p.19], mentre San Potito ha subito il martirio nella metà del II secolo.
A questo punto si può dire che:
- esclusa l'origine sarda del martire, perché essa nasce con gli scrittori sardi del secolo XVI, i quali si fondano unicamente sul culto tributato al santo nell'isola;
- esclusa anche, per la totale assenza di qualsiasi commemorazione nei testi liturgici e agiografici orientali, l'origine orientale di san Potito, causata da una falsa identificazione da parte degli amanuensi della "Sardica" della "Passio" con la "Sardica" della Tracia (famosa perché ivi si celebrarono diversi concilii antichi);
- esclusa, infine, la supposizione dello scrittore ascolano pasquale rosario, che si poggia sulla fragili basi di una lapide romana del III secolo;
- rimangono da rivisitare e ricercare quei documenti che fondano con una certa precisione il sito di Sardica e così correggere gli errori topografici commessi dai redattori della "Passio".
Diversi elementi ci inducono a pensare che la Sertica o Sardica della "Passio Sancti Potiti" fosse ASCOLI della PUGLIA (oggi Ascoli Satriano).
Infatti il Mommsen, a proposito dell'epigrafe 668, nell'apparato critico del C.I.L. [Corpus Inscriptionum Latinarum, IX, ed. Theodorus Mommsen, Berolini 1883, p.63: "P.-MAMERCIO/P-F-MAXIMO/AEDILI-COMPSI/NORUM-IIIIVIR-I-D/IIIIVIR-QUINQUEN/NALI-QUAESTORI/SATRIA-SECUNDA/CONIUGI-BENE/MERENTI- ET-SABI/NO-ET- ILVANAE-FI/LIS-ET-.SIBI/FECIT"], riporta che il Bononius vide tale lapide ad Ascoli nel sec. XV, mentre il codice filonardiano precisa che era situata ad Ascoli di Puglia, sul campanile di San Pietro fuori le mura. Simon Vallambertus trascrisse la suddetta epigrafe nel codice Vaticano 6039 e ne trasmise una copia a Joannes Natalius Metellus nel sec.XVI. Quest'ultimo sosteneva che l'epigrafe 68 si trovava "su un'edicola marmorea di Stefano, ora rovinata ad Ascoli di Puglia, cioè a Trevico, che a torto la gente identifica con Serlica" [Corpus Inscriptionum Latinorum, IX, ed. Theodorus Mommsen, Berolini 1883, p. 63]. A questo proposito il Mallardo ritiene che Serlica sia un errore di trascrizione al posto di Sertica e che sia un toponimo di una località dell'Apulia, identificata a torto con Trevicum [D. Mallardo, S. Potito..., p. 26] che è, invece, una località della vicina Campania.
Il Mommsen di seguito nel C.I.L. riporta anche il titolo miliario LXX [Corpus..., IX, p.595] della via Traiana, che da Benevento portava a Brindisi passando per Aeca, Herdonia e Canusium. Tale titolo fu trasportato ad Ascoli, dove lo vide nel sec. XV Joannes Bobonius. E' da notare che il codice III.C.27 della Biblioteca Civica di Siena, del sec. XVI, riporta questo cippo miliare, esistente allora in Ausculum, con la seguente notizia: "Serticae praescribitur" [cioè: "E' attribuita a Sertica"].
Quindi ASCOLI di PUGLIA veniva chiamata anche SERTICA. Oltre a ciò abbiamo altre testimonianze attestanti che ASCOLI era pure chiamata SERTICA:
- il napoletano pare Antonio Caracciolo, teatino, di cui si è già parlato prima, nei primi decenni del 1600, affermava che gli abitanti di ASCOLI ritenevano che la SERDICA della "Passio Sancti Potiti" fosse una località del vasto agro ascolano. Ma ci si deve chiedere se è possibile o no che gli ascolani abbiano imposto il nome di SERDICA alla loro terra per suggestione della "Passio". A onore del vero, bisogna dire che il Bononius, che certamente non era ascolano, adoperava il toponimo SERTICA per designare ASCOLI già un secolo e mezzo prima del Caracciolo [D. Mallardo, S. Potito...,p. 26];
- l'opera "Geographica" di Guido [Nota di Mottola: "Trattasi di un certo Guido (sec. XII),un italiano del medioevo poco conosciuto, che, a causa della notevole somiglianza della sua opera con altri testi geografici antichi, viene confuso con l'anonimo di Ravenna del sec. VII o con altri antichi geografi. A tal proposito, Teodoro Oehler sostiene che Guido sia stato solo un compilatore e un plagiatore di antiche fonti geografiche. in particolare, seconda la critica unanime, la "Geographica" di Guido dipende dalla "Cosmographia" dell'anonimo di Ravenna"] è stata scritta nell'anno 1119 ed è composta di sei libri: Italia, Sicilia, Sardegna, Corsica, Periplo dei mari interni, Osservazioni sui confini della terra e degli oceani. L'opera ci è stata tramandata dal codice Bruxellensis 3899-3918, membranaceo, del secolo XIII, e da altri codici di epoca successiva [Il codice Florentinus Ricciardianus 881, membranaceo, composto tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo; il codice mediolanus Ambrosianus R 104, cartaceo, del secolo XIV, contiene questa preziosa introduzione: "Sunti dai libri della Cosmographia di Guido di Ravenna..."; il codice Romanus Sessarianus 286 (una volta 346), cartaceo, del secolo XIV; il codice Vindobonensis Caesareus CCCXXXIII, cartaceo, del secolo XV]. Ritengo che l'opera Geographica di Guido ci dia un nuovo elemento che conferma la mia tesi, poiché egli, nel suo lavoro di compilatore, riporta documenti storico-geografici più antichi. Allorquando Guido tratta delle città collocate sulle vie pubbliche romane dell'Italia meridionale, tra "Venusium" e "Aquilonia" inserisce "Serica" con l'aggiunta "quae nunc Asculus" [Ravennatis Anonymi Cosmogtaphia et Guidonis Geographica, ed. M. Pinder - C. Parthey, Berolini 1860, p. 486,n. 48].
Ciò che nella "Passio Sancti Potiti"era oscuro e sembravadeltutto estraneo con Ascoli come luogo d'origine del martire, trova nella "Geographica" piena spiegazione. Infatti egli, sapendo che l'antica Serica al suo tempo si chiamava Ascoli, nel farne menzione annota: "Che ora è Ascoli". Del resto, lo stesso criterio è seguito da Guido anche per i nomi di altre antiche città che, col tempo, avevano acquisito toponimi differenti. per esempio, a proposito dell'antica città di "Ecana" scrive: "quae nunc Troia vocatur". Questo elemento, proveniente dalla "Geographica" di Guido, getta nuova luce sulla ricerca storica del luogo d'origine del martire Potito; conferma infatti, l'identificazione della "Sertica" della "Passio Sancti Potiti" con Ascoli Satriano.
Inoltre bisogna sottolineare il fatto che il toponimo "Serica", usato da Guido per indicare Ascoli Satriano, è quasi uguale al "Sertica" riportato nei codici che, a partire dal secolo VIII, tramandano la "Passio Sancti Potiti". A mio parere, Serica sarebbe un errore di trascrizione compiuto involontariamente dai copisti, per cui da "Sertica", con la caduta della "t", si sarebbe pervenuti a "Serica".
Questi elementi storico-epigrafici ci fanno concludere e stabilire che in antico Ascoli Satriano (FG), celebre nella storia per la battaglia dei Romani con Pirro nel 279 a.C., si chiamava anche Sertica.
Per questo il Mallardo intese rivendicare all'Italia meridionale, e in particolare all'Apulia, il vanto non solo di essere stata la terra del martirio e di averne tramandato e diffuso il culto nel resto dell'Italia Continentale e in Sardegna, ma anche quello di aver dato i natali a San Potito."
Secondo il Mostardi [F. Mostardi, San Potito ragazzo martire, Venezia 1969, p.18], invece, la "Sardica" della "Passio Sancti Potiti" sarebbe Ordona (FG)[Nota: L'antica Herdonea o Herdonia della Daunia pugliese perde nel nome l'aspirazione e diventa Erdonia in alcuni Codici della Tavola Peutingeriana e dell'Itinerario di Antonino; muta l'aspirazione in sibillante e diventa Serdonia nell' Itinerario Bordigalense, è trascritta Sardica e Serdicia nei codici della "Passio Sancti Potiti"], distante 13 Km. da Ascoli Satriano.
A tal punto è importante notare che Guido cita la città di "Erdona" senza farle seguire o precedere da alcun toponimo contemporaneo o antico [Ravennatis Anonymi Cosmographia et Guidonis geographica, p.484, n.45].
Ora, mentre il Mallardo suppone che la Sertica della "Passio Sancti Potiti" sia Ascoli della Puglia, il Mostardi sostiene, invece, che sia Ordona. Il Capriglione, dal canto suo, precisa che possono essere state entrambe la residenza cittadina del nostro martire. Cito integralmente i risultati della conclusione della ricerca del Capriglione: "Se il redattore della Passione di S. Potito, ignorando del tutto i nomi delle località, ereditati tuttavia dalla tradizione liturgico-agiografica, utilizzò toponimi, per lui incomprensibili, risalenti alle origini del culto, allora è molto probabile che, tra il II e il IV secolo, Serdica e Sentianum stessero ad indicare Ordona piuttosto che Ascoli e che, pertanto, S. Potito fosse originario di Ordona. Se, al contrario, il redattore della Passione di S. Potito, conoscendo le località di cui scriveva, diede denominazioni coeve ai toponimi ereditati dalla tradizione liturgico-agiografica, allora è più probabile che, dopo il 663 d.C., Serdica stesse ad indicare Ascoli Satriano piuttosto che Ordona e che, pertanto, S. Potito fosse originario di Ascoli (di Sertica, di Sertiena o di Satriano). Comunque se la patria del martire Potito fosse Herdonea, Ascoli sarebbe la città che ne avrebbe ereditato direttamente il culto, per aver ereditato con la sede episcopale la tradizione liturgica e agiografica di Herdonea" [F. Capriglione, La patria.., p.108].
Ecco in sintesi la posizione dei diversi autori circa il luogo d'origine de San Potito:
* Giovanni Francesco Fara, Baronio, Giovanni Arca, Dimas Serpi, Ferrari, D'Engeno, de Vipera d altri scrittori a partire dal 1580 lo attribuiscono alla Sardegna, confondendo la "Serdica" della "Passio Sancti Potiti" con la Sardinia;
* Antonio Caracciolo, paolo Regio, Michele Monaco e Rosweid lo ritennero della Sardica asiatica. Ciò non può essere accettato, perché in Oriente non esiste alcun documento liturgico che commemori San Potito;
* altri autori affermano che il luogo d'origine di San Potito sia da ricercare in Puglia, identificando la città come segue:
- il Mallardo con Ascoli Satriano;
- il Mostardi con Ordona;
- il Capriglione con Ordona o Ascoli Satriano.
Io, dice Mottola, fondandomi su vari elementi e in particolare sulla notizia trasmessaci dall'opera "Geographica" di Guido ("Sertica quae nunc Asculus"), ritengo di poter identificare con ASCOLI SATRIANO IL LUOGO DELLA NASCITA E DELLA VITA DI SAN POTITO MARTIRE.
2. LUOGHI DELLA VITA ASCETICA
La "Passio Sancti Potiti" afferma che il nostro santo, con l'aiuto di Dio, riesce a convertire al cristianesimo il padre Hylas. Questi allora gli concesse di abbracciare una vita tutta edita a Dio e al servizio degli uomini. Così Potito, per poter agire con maggior libertà e realizzare il suo profondo bisogno di appartenere interamente a Dio, si allontana dalla casa paterna e si reca nelle località di "Epiro", "Gargara" e " Valeria (o Valeriana").
Alcuni autori, ignari di semplici nozioni di spiritualità e di geografia, vorrebbero far spiccare a san Potito dei voli di fantasia. da Sertica, sua patria di origine, vola nella Gargara troiana, e da qui verso il balcanico Epiro per spingersi infine in un'introvabile Valeria. Un soluzione soddisfacente, circa i luoghi di vita ascetica frequentati dal santo, può essere trovata ricorrendo allo studio degli antichi Itinerari [Gli "Itinerari" erano le antiche descrizioni di viaggi su strade di una certa importanza] ed alle antiche via della daunia. La località "Epiro" dove era collocata? L'itinerario Pictum o Tavola Peutingeriana, risalente al III secolo d.C., indica una via che, da Herdonia, portava alla stazione "Ad Pirum" che, da una parte, si dirigeva a Venusia e, dall'altra, all'Aufidus, il fiune Ofanto. Così conferma l'avvocato Francesco De Ambrosio nel giornale "Apulia 1889". "...un'altra via, nella sola tavola Peutingeriana segnata, la quale via da Herdonia menava all'antica stazione "Ad Pirum" [L'Apulia, giornale settimanale locale della biblioteca comunale di san severo, ove ne sono conservate le annate 1887-1889]. Altra notizia, attinta nel testo di Giovanna Alvisi [G. Alvisi, la viabilità romana della daunia, Bari 1970, p.144], secondo l'interpretazione del Muller, pone "Ad Pirum" nei pressi di Candela.
Il Mostardi vorrebbe identificare "Ad Pirum", della via Herdonitana della "Passio", con l' "Ad Pirum" della vi Herculia, nei pressi di Forenza, vicino Venosa (PZ), e nei pressi della stessa Venusia identificherebbe la Gargara della "Passio" con il Rio Calcarai e la città di Valeria con il vallone "Valere" [F. Mostardi, San Potito ragazzo martire, Venezia 1969, p.29]. Questa ricostruzione geografica e toponomastica del Mostardi mi sembra artefatta e. pur condividendo la sua intuizione di fondo, secondo cui lo studio degli antichi documenti geografici ci permette di non ritenere stravaganti determinate località della "Passio", tuttavia, a mio avviso, ritengo che l' "Epiro" della "passio" sia da identificare con l' "Ad Pirum" o "Sedes Pyri", oggi situata in località "Sedia d'Orlando", a tre chilometri da Ascoli Satriano (FG), sulla via Herdonitana, di cui si conservano ancor dei resti in pietra e in laterizi [P. Rosario, Dall' Ofanto al Carapelle. Storia di Puglia dai tempi più vetusti alla costituzione italica, I, Ascoli Satriano 1898, p.360; P. Mele, Ascoli Satriano, Foggi 1988, pp. 7,24; F. Capriglione, perché la rievocazione storica della battaglia di Pirro - Ausculum 279 a. C., Foggia 1988, p.16].
Il Rosario, dal canto suo, sostiene che l'Epiro della "Passio Sancti Potiti", sia da identificare con il monte S. Oronzo, detto pure "di Pirro" o "Epiro", nell'agro di Ascoli Satriano [P. Rosario, Dall'Ofanto al Carapelle, II, Ascoli Satriano 1898 p.100].
Comunque è noto che presso Ascoli Satriano nel 279 a.C. è avvenuta la famosa battaglia dei Romani contro Pirro, il quale ivi aveva una sede provvisoria; inoltre, nella stessa zona c'era la località "Ad Pirum", stazione romana sulla via Herdonitana. Evidentemente gli amanuensi della "Passio", ignari di tutto ciò, hanno fatto compiere a San Potito un volo dalla sua patria d'origine, Sertica, nel balcanico Epiro. l'accettazione di questa mia ipotesi identificherebbe la località "Epiro" della "Passio" con l' "Ad Pirum" o "Sedes Pyri", eliminerebbe il volo e quindi il trasferimento di Potito da Sertica in Epiro e stabilirebbe la stazione "Ad Pirum" nei pressi di Ascoli Satriano, terra natale del martire.
A proposito della "Gargara civitas", elemento nuovo presente solo nella seconda redazione della "Passio", il Mostardi ritiene che sia da identificare con "Rio Calcarai" presso Venosa e dice di non prendere affatto in considerazione, né geogafica né toponomastica, il Gargano, promontorio pugliese [Mostardi, op. cit., p,32].
Io, dice Mottola, sono di parere contrario proprio perché "Gargara" a volte è detta città, altre volte è presentata come località boschiva. Qui Potito vive da eremita in compagnia di animali selvatici, e in quanto località montuosa il piccolo missionario per raggiungere la città di Valeria, che è in basso, deve discendere dal monte. Ritengo che, accogliendo queste preziose indicazioni della "Passio", "Gargara" debba essere identificata con l'antica Gargara, città pelasgica, detta poi Civita e oggi Vico Garganico [G. Checchia de Ambrosio, Ricordi storici di capitanata, San severo 1987, p.196].
Di Gargaro rimane memoria nell'antica Civita, nome che tuttora si conserva nel quartiere più vetusto della città. Come nella Troade ebbero il nome di Gargaro sia il vertice dell'Ida sia la città che vi sorgeva, così nella daunia furono detti Gargaro il promontorio e la città che vi fu edificata [G. Del Viscio, Uria, Bari 1921, pp.73s].
Una spiegazione di come si sia passati da Gargaro a Gargara la troviamo nel "De litterarum permutatione" del Vossio, secondo cui i Latini erano soliti spesso cambiare la "r" in "n" di molti nomi greci in latino: "doron" in "donum", "tereo" in "teneo" ecc, [G.Checchia de Ambrosio, Ricordi storici di capitanata, San severo 1987, p. 197].
Questa mia ipotesi, fissando la città di Gargara sul promontorio del Gargano, luogo che rispetto alla Gargara della Troade non è molto distante dalla patria di origine di san Potito, coincide con i dati della "Passio", secondo cui tale località è boschiva ed abitata da animali selvatici. per quanto concerne, invece, la città di Valeria o Valeriana, non si possiedono documenti probanti che ne attestino l'esistenza. Il Rosario ritiene che questa città sia da identificare con il centro abitato "Rane" [P. Rosario, Dall'Ofanto al Carapelle, op. cit., II, p.101], ma sia Bollandisti sia il Mallardo dichiarano di non conoscere nessuna città con tale nome [D. Mallardo, S. Potito..., op. cit. p. 12]. Comunque, ci si può ritenere soddisfatti per aver individuato due delle tre località frequentate da San Potito e, ciò che è più importante, che esse siano da collocarsi presso la patria d'origine e il luogo del martirio.
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