Dal libro di F. Capriglione "La patria di origine del martire Potito", Ascoli Satriano 1978 si legge:
I - IPOTESI DI RICERCA
Alle supposizioni sulla patria del martire, (https://www.anspiascolisatriano.it/dizionario/san-potito-martire-supposiz...) le quali tutte sono o gratuite o carenti dei necessari fondamenti, viene qui contrapposta una ipotesi scientifica, che sarà tanto avvalorata da prove, documentazioni e motivazioni soddisfacenti, da potersi porre e ritenere infine non più come semplice ipotesi scientifica, bensì come una teoria generale ben fondata e confortata dalle prove più ampie e più certe. Va però aggiunto che per giuste esigenze di una corretta metodologia della ricerca scientifica si è anzitutto tentato di trovare fondamento alle varie supposizione, al fine di trasformare almeno una tra loro in una ipotesi di lavoro. Tale tentativo ha avuto come risultato:
a) l'assoluta esclusione dell'origine orientale del martire, per la totale mancanza di qualsiasi commemorazione nei testi agiografici e liturgici greci ed orientali in genere;
b) l'eguale esclusione dell'origine sarda del martire, perché essa nasce con gli scritti di cose sarde del XVI secolo, si fonda sul culto tributato al martire nell'isola e tale culto è stato ricevuto molto tardi dai sardi, come fra poco la documentazione chiarirà;
c) l'estrema difficoltà di escludere l'origine pugliese del martire, perché la Puglia ne è il luogo del martirio, il centro di diffusione del culto e della relativa documentazione.
Pertanto le supposizioni sull'origine pugliese del martire, benché gratuite o carenti dei necessari fondamenti, sono le uniche suscettibili di essere trasformate in ipotesi di lavoro.
Questa, dunque, l'ipotesi di ricerca da convalidare:
LA PATRIA D'ORIGINE DEL MARTIRE POTITO E'DA RICERCARE NELLA STESSA REGIONE DEL SUO MARTIRIO E PERCIO' LA SERDICA DELLA PASSIO DOVRA'ESSERE UNA
LOCALITA' DELLA PUGLIA.
A questo punto tre sono i compiti fondamentali della ricerca:
1) tentare l'individuazione della patria pugliese del martire;
2) tentare l'individuazione delle regioni, delle occasioni e degli artefici materiali della diffusione del culto;
3) tentare di disegnare la mappa ragionata di tale diffusione.
II - LA CIVITAS SERDICA, DELLA PASSIO, E' IN PUGLIA
Il Mommsen riporta nel CIL [CIL, IX, Berlino 1883, 668, p. 62-63] la iscrizione 668, che dice: P - MAMERCIO
P - F - MAXIMO
AEDILI - COMPSI
NORUM -IIIVIR - I - D
IIIIVIR - QUINQUEN
NALI - QUAESTORI
SATRIA - SECUNDA
CONIUGI - BENE
MERENTI - ET - SABI
NO - ET - SILVANAE - FI
LIS - ET - SIBI
FECIT
Nell'apparato il Mommsen precisa che, non potendosi recare di persona ad Ascoli per raccogliere le iscrizioni locali, vi ha inviato "meo jussu" [CIL, IX, Berlino 1883, p. 62] il Kalbel. Sempre nell'apparato si nota che il Bononius vide la surriportata iscrizione ad Ascoli nel XV secolo; che il codice Filonardiano-Rendiano 345 la pose "in Asculana civitate Apuliae in Campanile S. Petri extra muros" (ad Ascoli di Puglia sul campanile di S. Pietro fuori le mura) che Ioannes Natalius metellus, ricevutala da Simone Vallamberto nella prima metà del XVI secolo, la riportò nel ms. Vaticano 6039, f. 364g, rilevando che l'iscrizione si trovava "in Stephani marmorea aedicula nunc diruta" (su un'edicola marmorea di Stefano, ora rovinata) nella città di "Asculi Apuliae (hoc est Trivici, quod falso Serlicam vulgus existimat) (ad Ascoli di Puglia, (cioè a Trevico, che a torto la gente identifica con Serlica).
Da quanto detto si ricava:
a) che "Serlica (ritengo che si tratti di un errore di trascrizione che ha dato "Serlica" per "Sertica") è un toponimo di una località dell'Apulia, identificato a torto con Trivicum" [Mallardo, S. Potito..., p.26];
b) che in epoca romana c'era in Ascoli una "gens Satria".
Nel CIL [CIL, IX, Berlino 1883, 6016] il Mommsen riporta anche il LXXII miliario della via Traiana, che portava da Benevento a Brindisi attraverso Aeca, Herdonia e Canosa. Il cippo fu trasportato ad Ascoli, dove lo vide il Bononius nel secolo XV.
Sia la precedente iscrizione, sia questo cippo sono riportati anche nel codice III.C.27 della Biblioteca civica di siena, del secolo XVI, al f. 41, dipendente da una raccolta di Marcello cervini,. In tale codice, a proposito del cippo suddetto, si legge:" Sertice praescribitur" (è attribuita a Sertica). Dunque Ascoli veniva chiamata anche "SERTICA".
Infine il Caracciolo [Caracciolo, de sacris..., p.140] afferma che gli abitanti di Ascoli erano convinti che la "Serdica" della "passio" fosse una località dell'agro ascolano. Ma per fondare scientificamente l'identificazione della "Serdica" della "passio" con Ascoli Satriano, ci si deve chiedere se è possibile o no che gli Ascolani abbiano imposto il nome di "Sertica-Serdica" alla loro città per suggestione della stessa "Passio S. Potiti".
A prima vista ciò sembrerebbe non del tutto impossibile, perché:
a) una tradizione ascolana su S. Potito ha cominciato a farsi strada solo nel secolo XVI - XVII attraverso il codice miscellaneo IX.C.33 della
Biblioteca Nazionale di Napoli, che riporta in due pagine e mezzo una "Vita de Sancto Potito Sardo martyre", che termina così:
"Milites itaque Potitum apud Asculum in Apulia capite truncant..." (pertanto i soldati decapitarono Potito presso Ascoli in Puglia...);
b) una vita leggendaria del primo vescovo di Ascoli e Ordona S. Leone (trascritta da un antico originale redatto dal canonico di Ascoli De
Benedictis e più tardi dall'arciprete di Ascoli Giovine, in seguito copiata da Michelangelo D'Aversa e conservata nell'Archivio parrocchiale
di Ordona dal parroco ascolano Michele Bonetti, in data 11 marzo 1897) narra che "in Apuliae finibus Civitas quaedam fertur fuisse famosa, a
tribus serris in ipsa contentis, Sertica nominata" (si tramanda che ai confini della Puglia c'era una città famosa, denominata Sertica dai tre
serri - colli - contenuti in essa), che "decoratur praeterea ipsa civitas privilegio digniori, eo quod gloriosus martyr beatus Potitus in eadem fuerit natus, et passus in finibus eius" (inoltre la stessa città è decorata d un privilegio più degno, perché in essa nacque e nei suoi confini fu martirizzato il glosioso martire S. Potito), che "mons Epirus noscitur esse vicinus" (si da che è vicino il monte Epiro), che "Valeriam quondam a Valerio nominatam, inter Serticam et Sipontum a fundatoribus constituitam" (Valeria denominata un tempo da Valerio, edificata dai fondatori tra Sertica e Siponto); tutti toponimi della "Passio S. Potiti", collocati, artificiosamente intorno ad Ascoli da questa tarda leggenda ascolana, allo scopo di accreditare l'ascolanità del martire Potito.
Ma questi due elementi non inficiano minimamente l'identificazione della "Serdica" della "passio" con Ascoli Satriano, perché:
a)lo stesso codice miscellaneo IX.C.33 della Biblioteca nazionale di Napoli, in fondo alla "Vita de Sancto Potito sardo martyre", dichiara che essa è stata tratta "ex vita ms. apud eccles. Tricaricensem" (da una vita manoscritta presso la chiesa di Tricarico); orbene Tricarico, che nel secolo XI si vantava di possedere il corpo del martire e lo venerava già come patrono, non aveva certo interessa ad accreditare una tradizione ascolana su S. Potito, se questa fosse sorta nel secolo XVI; quindi il manoscritto riporta una tradizione ben più antica e consistente: d'altra parte il titolo della "Vita" dice chiaramente "Potito Sardo";
b)il Bononius, che non è certo un ascolano, adopera il toponimo "Sertica" per designare Ascoli, un secolo e mezzo prima del Caracciolo;
c) su una moneta dell'antichissima e vicina città di Arpi compare la scritta SERTIENA, che il Rosario riferisce ad Ascoli [Rosario, Dall'Ofanto al Carapelle, I, Ascoli Satriano 1898, p. 151] e il Garrucci ad Ordona [R. Garrucci, Le monete dell'Italia antica, II, Roma 1885, tav. XCIII, nr. 9-13]. Con questo riferimento del Garrucci si connette l'identificazione della "Serdica" della "passio" con Ordona, perché:
1) Ordona è chiamata nell'Itinerarium Burdigalense: "civitas Serdonis" [O. Cuntz, itinerarium Antonini Augusti, Lipsia 1929; Corpus Christianorum, Series Latina, 175,23];
2) le monete ordonesi del IV secolo a.C. portano sia la scritta SARDO sia ERDONON oppura ARDANON [S. Calderone, Sybaris e i Serdaioi, "Helikon", III (1963),231-36; Metropoli e Colonie di Magna Grecia, "Atti del 3° Conv. di Studi sulla Magna Grecia", Napoli 1964, p. 141-43]: prciò già anticamente Ordona era denominata SARDO oppure SERDO;
3) i "Serdaioi" sono risordati in una copia di un trattato d'alleanza con Sybaris, depositata nel tempio di Olimpia [calderone, Sybaris...,p.232, n. 2; A. Chieffo, Herdoniae, Foggia 1948; preistoria e Storia della Daunia, Foggia 1953, p. 136-37, 151-53; Pauly-Wissowa, real -Encyklopedie...,VIII, I, col. 617-18, s.v. Herdonia (Weiss, CIL, IX, Berlino 1883, p. 64; N. Degrassi , Enciclopedia dell'Arte Antica, V, p. 725-26, s.v. ordona; D.M.Marin, Vie di Magna Grecia, "Atti del 2° Conv. di Studi sulla Magna Grecia", taranto 1962, p. 92; H.A. Grueber, Coinsof the Roman Republic. II, p. 193; E. Kunze, VII Bericht uber die Ausgrabungen in Olympia, 1961, p. 207-10]: essi sono da identificarsi negli abitanti di "Herdoniae".
Quindi per il discorso della possibile identificazione del toponimo "Serdica" della "Passio S. Potito" con Ascoli Satriano o con Ordona, è opportuno premettere quanto scrive il Mostardi: "Facile invece risulta l'identificazione della città residenziale di S.Potito con Ordona nella Puglia: sia perché la grafia del nome negli antichi documenti, pur variando accidentalmente lungo i secoli, rimane sostanzialmente la medesima e si concorda facilmente con la passio; sia perché permette di ubicare entro il raggio di 50 chilometri tutte le altre località menzionate nella Passio; sia ancora perché, solo riconoscendo Ordona come città residenziale di san Potito, si spiega il motivo di scelta di quelle zone a luogo di suo martirio; sia infine perché la vicina città di Ascoli, che al suo nome aggiunge l'appellativo di Satriano desunto dall'antica Herdonia, è il centro delle coordinate geografiche del culto al santo....L'antica Herdonea o Herdonia della daunia pugliese perde nel nome l'aspirazione e diventa Erdoniain alcuni codici della Tavola Peutingeriana e dell'itinerario di Antonino; muta l'aspirazione in sibilante e diventa Serdonis nell'Itinerario Bordigalense; è trascritta Sardica e Serdica nei codici della passio di San Potito...
Il Baronius, laudensis e non ascolano, adopera il termine Sertica per designare Ascoli. Talora si trova scritto Sarticum e per trasposizione Satricum; per cui è detto Satriano dalla scomparsa di Ordona e, in forma ufficiale, dall'anno 1860" [F.Mostardi, San Potito ragazzo martire, Ed. benedettini S. Giorgio Maggiore, Venezia 1969, p.16, 18].
Questa rapida sintesi del Mostardi merita alcune puntualizzazioni:
1) poiché si hanno documenti di prima mani del secolo XVI, attestanti che Ascoli era denominata anche Sertica [CIL. IX, 668, 6016, p.62-63], si può trovare l'origine di questa denominazione nell'antico nome di Ordona, detta Serdo, Sardo, civitas serdica, sardica, Sertica, Sartica. Ordona, distrutta nel 663 d.C. e privata della sede vescovile, vide passare il suo nome alla vicina città, che ne ereditò anche l'episcopato e la tradizione agiografico-liturgica nel secolo X-XI: Ascoli fu così Ascoli di Sertica;
2) sembra necessario condividere col Garrucci l'attribuzione della scritta SERTIENA 8che compare su un'antica moneta) ad ordona. Anzi, con la denominazione si "Sertiena" va identificato il toponimo della "Passio S. Potiti Sentianum (Ordona = Sertiena = sentianum), presso cui fu martirizzato S. Potito. Infatti il martirologio Geronimiano al 1° settembre fa martirizzare a ordona due martiri, felice e Donato. Riporto le varianti dei codici del Geronimiano:
recensione B: Felicis Donati in villa Herdona in Apolia
recensione E: In Apulia felicis et Donati...Herdonae.
Orbene la "Passio" di questi martiri [AS Septembris, I, 135-36], composta nel secolo VIII, li fa martirizzare a "Sentianum" il 1° settembre. Il che documenta chiaramente l'identificazione Ordona = Sentianum = Sertiena;
3) l'origine dell'appellativo "Satriano", aggiunto ad Ascoli molto prima del 1860, come testimoniano scrittori del XVIII secolo, non può provenire da un vicina Satricum, distrutta dai Romani nel 319 a.C., durante la seconda guerra sannitica, come asseriscono il Colamonico [Enciclopedia Italiana Treccani, s.v.Ascoli] e Meluta D. Marin [Meluta D. Marin, Topografia storica della Daunia antica, Napoli-Foggia-Bari 1979, p. 114], fidando nell'interpretazione che il Rosario [P. Rosario, Dall'Ofanto al Carapelle, I, Ascoli Satriano 1898, p.293-98]] dava di un passo di Livio [LIVII, Historiae, IX, 12-16]. Infatti è ormai noto a tutti che la "Satricum" liviana era una città dei Volsci presso Anzio [Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 631, 674; Pauly-Wissowa, Real-Encyklopadie...,s.v. Satricum. La città laziale deriva il proprio nome dalla "gens Satria". per la documentazione proveniente dagli scavi di Satricun, cfr. beloch, ital.Bund.,122; Westp-Fahl. Rom.Camp., 40; Nibby, Anal., III, 64; "Not. d. scavi!, 1896,1898; "Rom. Mitt.", 1896, 1012; Graillot, Le temple de Conca, "Mél. d'arch.", 1896; Tomasetti, Camp., II, 387].
Quell'appellativo potrebbe quindi derivare dall'antico nome di Ordona, per cui Ascoli si denominò di "Satrica" e quindi di "Satriano". Ma tale derivazione sembra troppo elaborata per essere sicura; perciò è preferibile accogliere la preziosa indicazione del Giustiniani, il quale, dopo aver riportato le ipotesi etimologiche del Torcia e del Mola, così conclude: "Potrebbe però anche stare, che fosse derivata da tutt'altro l'origine di questo aggiunto, e che ignoriamo del tutto per mancanza di monumenti, come per esempio di Arienzo, fu dato dagli scrittori l'aggiunto di Merliano per un suo possessore; perché non dire di esser derivato anche da simile ragione?" [L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, II, Napoli 1797, p. 4-].
Infatti le località, la cui denominazione finisce in -ano, furono antichi possedimenti di ricche famiglie romane, e nel caso di "Satriano" si ha fortunatamente la testimonianza epigrafica dell'esistenza in agro di Ascoli della "gens Satria" [CIL, IX, 668,6016, p.62-63]. Infatti:
a) un "Satrianus" è menzionato in CIL, XI, 833;
b) CIL, XI, 1147 ricorda un "fundus Satrianus", così denominato da un primo proprietario di nome "Satrius";
c) un "fundus Satrianus paternus", così denominato da un "Satrius pater", è ricordato sotto Traiano tra i documenti di Veleia [Tabula
alimentaria Veleias, IV, 91, Obligatio 26];
d) tra gli stessi documenti [tabula..., V, 18-19, Obligatio 28] si ricorda un "fundus Veturianus Virianus Vibianus Satrianus paternus";
e) un altro "fundus Satrianus" si trova ubicato nel Comune di Veleia [Tabula..., III, 20, Obligatio 16];
f) ancora un "fundus Satrianus" nel comune di Piacenza [tabula..., II, 80, Obligatio 13];
g) un altro "fundus Satrianus" è menzionato nella "Tabula alimentaria Ligurum Baebianorum" del 101 d.C. [CIL, IX, 1455].
Tutti questi territori appartenevano alla "gens Satria", della quale si ricordano in particolare:
aa) M. Satrius, patrono dei Piceni e dei Sabini;
bb) L.Satrius, pretore di castro Nuovo, nel Piceno [CIL, I, 1908; IX, 5145];
cc) L. Satrius Abescantus [Plinii, Epist. ad Traianum, 11, 2];
dd) Satrius Rufus, senatore ed oratore al tempo di Plinio il giovane;
ee) Satrius Rufus, magistrato a Gubbio sotto Augusto [CIL, XI, 5820];
ff) Satrius Rufus, magistrato a Teanum Sidicinum ["Not. d. scavi", 1907, p. 698];
gg) L. Satrius Silvinus [CIL, V, 536a];
hh) Satrius Secundus, cliente di Seiano;
ii) molti altri Satrii Secundi sono menzionati in CIL, IX, 3091, 3092, (a Sulmona), 2125.
Orbene, l'epigrafe ascolana, di cui s'è discusso sopra [CIL, IX, 668, 6016, p. 62-63], ricorda proprio una "Satria Secunda", la cui "gens" aveva evidentemente in Ascoli un "fundus", detto perciò "Satrianus", donde poi la denominazione: ASCOLI SATRIANO.
Dopo queste necessarie puntualizzazioni, si è costretti a concludere che, se il redattore della "Passio S. Potiti", ignorando del tutto i nomi delle località, ereditati tuttavia dalla tradizione liturgico-agiografica, utilizzò toponimo, per lui incomprensibili, risalenti alle origini del culto, allora è molto probabile che, tra il II ed il IV secolo, "SERDICA" e "SENTIANUM" stessero ad in dicare ORDONA piuttosto che Ascoli e che, pertanto, S. Potito fosse originario di Ordona. Se, al contrario, il redattore della "Passio S. Potiti", conoscendo le località di cui scriveva, diede denominazioni coeve ai toponimi ereditati dalla tradizione liturgico-agiografica, allora è più probabile che, dopo il 663 d.C., "SERDICA" stesse ad indicare Ascoli piuttosto che Ordona e che, pertanto, S. Potito fosse originario di Ascoli (di "Sertica", di "Sertiena" o di "Satriano".
Comunque se la patria del martire Potito fosse HERDONEA, Ascoli sarebbe la città che ne avrebbe ereditato direttamente il culto, per aver ereditato con la sede episcopale la tradizione liturgica e agiografica di Herdonea.
Attraverso la individuazione delle ragioni, delle occasioni e degli operatori della diffusione del culto verso il martire Potito si potrà convalidare l'ipotesi sulla patria d'origine. per questo ti rimandiamo ad altra pagina di questo dizionario.
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