Dal dattiloscritto di Antonio Mottola: "San Potito martire ascolano" del 1989 si legge:
Teniamo ora presente che preziosi antichi documenti riguardanti la storia e il culto di San Potito sono andati distrutti a causa delle seguenti vicissitudini storiche verificatesi ad Ascoli Satriano:
- la traslazione delle reliquie di San Potito dal logo del martirio, nei pressi di Ascoli Satriano, a Benevento al tempo del duca Sicardo nel secolo IX;
- l'incendio della sacrestia della cattedrale di Ascoli nel 1567, al tempo del vescovo Marco Lando (1567-1593), che distrusse l'archivio della chiesa cattedrale [Annotazioni manoscritte, in margine alle sottocitate pagine della copia esistente nell'archivio della Curia vescovile di Ascoli Satriano, dallo stesso vescovo autore del libro: Leonardo Todisco Grande, Synodales Constitutiones et Decreta, ex tipis Josephi Guerrera, Napoli 1853, pp.140s.-146];
- gli altri scempi dei diversi archivi pubblici, la peste, le guerre e i terremoti.
E' importantissimo, però, sottolineare che, nonostante la perdita di questi antichi documenti, il culto e la devozione a San Potito non sono mai cessati né tanto meno si sono affievoliti nel cuore degli ascolani.
A - TESTIMONIANZE STORICHE
Siamo in grado di ricostruire, con diverse testimonianze storiche, una mappa che mostra come luogo nel corso dei secoli si è conservato ed è andato sempre crescendo il culto degli ascolani verso il martire San Potito:
- Antica chiesa di San Potito in Ascoli Satriano.
Due pergamene dell'Abazia benedettina di Montevergine (AV), risalenti rispettivamente ad agosto 1118 e a dicembre 1229, attestano cl'esistenza di una chiesa di san Potito (e implicitamente di un culto in suo onore) nella città di Ascoli Satriano. Nella pergamena n.132 si legge:
"1118, agosto. Ind. XI.
Ascoli.
Maggiore, not.
Giavannoccaro, giudice.
Musando, f. di Riso, detto Vasa, abitante in Ascoli, a ome del pupillo Tommaso , suo nipote, f, fi Sellitto, suo fratello, insieme con Bevia, figlia di Ruggiero, e già moglie del suddetto Sellitto e madre di Tommaso, per alimentare detto suo pupillo, costretto "pro his malis temporibus", vende a Uro, suo parente, un casile "vacuo", sito dentro la città di Ascoli, presso la chiesa di S. Potito martire, spettante per tre parti al suddetto Tommaso, e per la quarta parte a sua madre, per il prezzo di 45 denari d'argento (XV, 24) [G. Mongelli, op. cit., p.55].
Probabilmente, a questa antica chiesa di san Potito si riferiscono le notizie dei restauri effettuati dal vescovo di Ascoli frà Ferdinando d'Avila (1603 - 1620) e degli abbellimenti operati da un suo successore, Piro Castellomata (1648 - 1657)[L. Todisco Grande, Synodales...,op. cit., p.147].
- Antica fiera cittadina del 14 gennaio in Ascoli Satriano.
Nel 1301, per evitare le frequenti sommosse degli ascolani contro il fiscalismo angioino, ad Ascoli vennero nominati quattro sindaci che si recarono a Napoli dal re Carlo II d' Angiò, per dirimere la questione e stabilire nuove norme fiscali. In tale circostanza, tra l'altro, vennero nominati sei giudici ascolani con il compito di risolvere in un processo sommario ogni questione fiscale, sia quotidianamente sia durante le due fiere cittadine dell' 8 settembre e del 14 gennaio [F. Capriglione - G. d' Arcangelo, Il Medioevo..., op. cit., p.31]. Anche questa testimonianza della fiera ci riporta evidentemente San Potito, perché coincideva con il giorno in cui ad Ascoli veniva festeggiato il suo martirio.
- Nuova chiesa di san Potito con annesso convento in Ascoli Satriano.
Il 28 novembre 1621, su proposta di Mons. Francesco La Marra, le autorità civili della città di Ascoli deliberarono l'introduzione in Ascoli dei Padri Riformati di San Francesco sotto il titolo del protettore San Potito e, rime che si erigesse il convento, i padri si stabilirono provvisoriamente nella casa di Gio. Ferrante Visciola, nella via che portava alle Fornaci [memoria antica, p.18: è un manoscritto risalente al 1700, che trovasi nell'Archivio del Capitolo Cattedrale di Ascoli Satriano. Stando a questa Memoria, i padri francescani, che vennero ad Ascoli sotto l'episcopato del La Marra, da Cappuccini divennero padri Riformati, cioè Minori]. Secondo il vescovo Todisco Grande, il 14 maggio 1623, sulla collina di Ascoli posta ad Oriente, si pose la prima pietra del convento e della chiesa di San Potito ["Memoria Antiquitates" in Todisco Grande, Synodales Constitutiones..., op. cit., p.138], con la partecipazione dei vescovi Francesco La Marra di Ascoli, Antonio Francesco di Andria e Fabrizio Suardo di Lucera, dei duchi di Ascoli e di Andria, del princiPe di Macchia, con l'accompagnamento delle servitù dei siddetti vescovi e principi e con grande clamore e fervore di popolo [Arcangelo da Montesarchio, Cronistoria della Provincia Riformata di Sant'Angelo, Napoli 1732, p.384]. Conferma documentaria dell'avvenimento si trova in una lapide ancora oggi situata nella chiesa di san Potito, di fianco all'ambone, che riporta quanto segue:
"D.O.M./TEMPLUM HOC/IN HONOREM DIVI POTITI MART.IS/PRAECIPUI CIVITATIS PATRONI/AERE PUBLICO EXCITATUM AN.MDCXXIII/IOSEPH CAMPANILE EPISCOPUS ASCULANUS/SOLEMNI RITU DEDICAVIT/XVI KAL.IULIAS ANNO MDCLXV/DOM.CA III POST PENT.RECURRENTE/ET EADEM DOM. III PENT.EN/AD RECOLENDUM ANNIVERSARIUM/DEDICATIONIS DIEM DECREVIT"
[trad.: D.O.M./Questo tempio/in onere di san Potito martire/patrono principale della città/con denaro pubblico incominciato nell'anno 1623/Giuseppe Campanile vescovo di Ascoli/dedicò con solenne rito/il 16 giugno dell'anno 1765/ricorrendo la III domenica dopo pentecoste/e stabilì/la stessa III domenica dopo Pentecoste/per celebrare/il giorno anniversario della dedicazione).
Nell'occasione il vescovo di Andria tenne il panegirico e fu salutato da tutti con un calorosissimo applauso [Memoria Antica dell'Archivio Capitolare della Cattedrale di Ascoli Satriano, op. cit.]. Durante questa solenne celebrazione, i primi religiosi che ricevettero il possesso del nuovo convento furono i frati Anselmo da Vieste e Matteo da Vico, celebri predicatori e insigni per santità di vita. Il convento con l'annessa chiesa fu costruito con denaro pubblico e con le elemosine di persone devote [Arcangelo da Montesarchio, Cronistoria..., op. cit., p. 384]. La costruzione si protrasse per oltre dieci anni e solo nel 1636 un buon numero di religiosi incominciò ad abitare il convento. Questo, circondato da un ampio giardino ed orto appartenente alla Badia di Santa Marena, a cui le autorità civili di Ascoli corrispondevano l'annuo fitto di 20 carlini [Antica memoria...del 1700, in Archivio della Chiesa Cattedrale di Ascoli]. In questo giardino vi era un pozzo, detto di San Potito, la cui acqua, bevuta con fede dagli ammalati, ridava loro la salute [Arcangelo da Montesarchio, Cronistoria..., op. cit., p.384].
Nel 1648, al tempo della rivoluzione di Masaniello, mentre era vescovo di Ascoli Michele Resta, per frenare le scorrerie che il popolo di Napoli faceva in tutto il regno, il convento di San Potito fu temporaneamente adibito a fortino per difendere la città [Antica Memoria...del 1700. op. cit.,]. Per diverso tempo il convento ospitò un lanificio nel quale si confezionavano gli abiti dei frati della provincia Riformata di Sant'Angelo, la casa di noviziato e lo studentato di teologia [Arcangelo da Montesarchio, Cronistoria..., op. cit., p.384].
- Antichi e nuovi altari e cappelle dedicato a San Potito nella cattedrale di Ascoli Satriano, da due lettere del 1783.
Trascriviamo - fedelmente quanto possibile, le due lettere esistenti nell'Archivio del Capitolo cattedrale di Ascoli:
1)"All' Ill.re Sig.M...D.Fran.co Cav. Vargas Caporuota del S.R.C., Delegato della Real Giurisdiz.ne.
Il proc.re del Vescovo di Ascoli supp.do espone a VS. come nella Chiesa Cattedrale di qtta Città essendovi l'altare di San Potito patrono, e protettore della Città medesima, per trovarsisituato in luogo non adatto ad esercitarvi le sagre funzioni, specialm.te nella sollenne festività che in onore del Santo vi si celebra in ogni anno, perciò dal parte [?] del suppl.te a proprie spese, e con non leggieri dispendi si è fatto fabbricare un' altro altare nell'istessa Cattedrale, ed in luogo più atto alle sagre funzioni, con averlo adornato di nobili parati, e di tutt'altro bisognevole, in guisa che nella festività che vi si celebrò la prima volta nell'anno scorso, riuscì la funzione all'estremo magnifica, e di tutta la buona soddisfaz.ne di quel pubblico. Soprastando ora l'occorrenza di doversi celebrare la istessa festività, ha preinteso il d.o suo [?] pate [?], che alcuni mal contenti per frastornarla, vogliono pretendere, che debba celebrarsi nell'antico altare, e non già nel nuovo nobilm.te adornato a spese del Vescovo, in dove con pompa sollenne si celebrò nell'anno passato. Quindi, per riparare a qualche dissordine, che nel giorno solito potrebbe accadere, ne ricorre da VS. e la supplica a compiacersi di ordinare, che sia lecito al vescovo di Ascoli di celebrere le imminente festività nel nuovo altare, come costrutto, in dove anche nell'anno scorso fu celebrate, e che così debba continuarsi in avvenire, giacché non riesce comodo di potersi celebrare nell'altro per la cattiva situazione, in cui si trova... [illegibile].
[a lato]...[?] Corti regie vicine e Gov. locale Gatti".
2)"Sig.rie Ill.strissimi [?]
In nome del Vescovo di Ascoli mi si rap.ta, che nella Ch.sa catted.e essendovi l'altare di S. Petito, patrono della città, perché si trovava situato in luogo non adatto a celebrarvisi le sacre funzioni, specialm.e nella festa, che vi si celebra in ogni anno, esso Vescovo a proprie spese vi fe fabbricare un altro altare nella Catted.e med.ma, ed in luogo più atto alle sacre funzioni, con l'averlo adornato di nobili parati, e di tutt'altro che fosse di bisogno, ed in effetti riuscì l'anno scorso la festa magnifica, ed incontrò la soddisfaz.ne, ed il plauso del pubblico. Soprastando ora il tempo, in cui si dee celebrare tal festa, ha egli preinteso, che alcuni vogliono frastornarla, e pretendono, che debba celebrarsi nell'antico altare, e non già in questo nuovo, dove, e come si celebrò l'anno passato. Temendosi quache disordine, ne chiede le op.ne provvidenze, ne rimetto alle SS. e VV. e il rixorso, e lor prevengo di ordinare a tutticoloro a' q.li sia d'uopo, che si astenganoda attentati, impedimenti, opeturbativi della d.a funzione, da celebrarsi nell'altare, e nella guisa, che si celebrò l'anno passato.
...[?] Napoli il dì 9 gennajo 1783.
Delle SS. e VV. e
Reg: Con regal disp. del dì 10 Gen.o 1783
Carulli Affmo Gen.le obbgmo
[firma quasi illegibile, fprse] F. cav. Vargas Macciucca
Ai Sig.ri della R.a Ruota di Lucera
regie Corti vicine, e Gov.o locale in quo [quo]
[a lato in alto a sinistra è anntato]
Reg.Lett. con q.le si ordinò di sollennizarsi la festa di s.Potito nel nuovo Cappellone fatto dal Ves.vo e non già nella Cappella antica. 1783".
Per quanto diremo in seguito, ci sembra opportuno mettere in risalto gli elementi storici che da queste lettere si rilevano in merito alla persistenza nei secoli del culto di San Potito, è cioè che:
- la festa in onore di San Potito, nel 1782, non è una novità per Ascoli, dato che nella petizione vien descritta come una "sollenne festività che in onor del Santo vi si celebra in ogni anno"; è quindi una ricorrenza tradizionale vivamente sentita. Quando, più sotto, troviamo l'espressione "festività che vi si celebrò la prima volta nell'anno scorso", dobbiamo attribuirla non alla "festività" già riconosciuta come tradizionale, ma alla celebrazione nel nuovo altare ("vi si celebrò" da poco inaugurato") da poco inaugurato;
- nella cattedrale già ci sono cappella e altare dedicato al santo;
- tale cappella è ritenuta "luogo non adatto ad esercitarvi le sagre funzioni, specialmente nella sollenne festività che in onore del santo si celebra ogni anno". Questo ci fa supporre che grande fosse il concorso di popolo in occasione della festività annuale del 14 gennaio;
- il vescovo del tempo, Emanuele De Tomasi, ritiene perciò necessario costruire e dedicare a San Potito un nuovo cappellone;
il culto verso il martire è vivo e radicato profondamente nell'animo popolare intorno al 1783 e si esterne con manifestazioni tale da far supporre che esso sia affermato già da lungo tempo;
- molte persone sono così legate alle tradizionali modalità della devozione a San Potito da "pretendere" che la festività "debba celebrarsi nell'antico altare, e non già nel nuovo", preparando a tale fine proteste popolari;
- certamente nel 1782-83 san Potito è già venerato come "patrono" e protettore della città".
Le varie testimonianze storiche sopra riportate - alcune delle quali finora inedite - proiettano una nuova luce sulla storia della devozione a San Potito in Ascoli attraverso i secoli passati. Infatti, secondo Capriglione e Mele, "il culto di S. Potito, che si era quasi del tutto estinto in Ascoli, riacquistò vita ed intensità sotto il vescovo Antonio Sena (1872 - 1887) [F. Capriglione - P. Mele, Ascoli Satriano, storia, arte, lingua, folclore, Ascoli Satriano 1980, p. 64] e, sempre sotto questo vescovo, il nostro martire nel 1873 sarebbe subentrato quale patrono di Ascoli all'antico patrono San leone, vescovo di Ordona [P. Mele, Ascoli Satriano, op. cit. p.7 e F. Capriglione, La Patria..., op.cit., p.162].
Invece le suddette testimonianze storiche attestano che il culto verso an Potito è stato sempre vivo e radicato in Ascoli attraverso i secoli, e che il martire era venerato come patrono e protettore della città molto prima del 1873. Forse mele e Capriglione sono stati tratti in inganno dal fatto che il 22 dicembre 1873 il vescovo di Ascoli Antonio Sena ottenne in dono dal vescovo di Tricarico (MT) - ove è ancora custodita gran parte del corpo di San Potito - l'osso di un braccio del santo. Ma questo episodio altro non è che un anello delle lunga catena di amore e devozione che ha sempre legato gli ascolani al loro santo martire.
A conferma di quanto si ò detto abbiamo anche i seguenti documenti:
- la lapide murale della chiesa di San Potito, il cui testo abbiamo riportato sopra ("Questo tempio/in onore di San Potito martire/patrono principale della città/con denaro pubblico incominciato nell'anno 1623...");
- la 'Memoria della Diocesi di Ascoli Satriano con la serie dei Vescovi fino al 1853', in cui si sostiene che da molti anni San Potito è il protettore principale della città di Ascoli, i cui cittadini, in memoria del martirio avvenuto nel loro territorio, fecero ricorso a lui nelle loro necessità ottenendo grazie dal Signore e perciò lo proclamarono loro protettore principale [L. Todisco Grande, Synodales..., op. cit., p.136];
- lo statuto del capitolo Cattedrale di Ascoli del tempo del vescovo Antonio Punzi (1685 - 1727), in cui, a proposito degli uffici di ogni dignità del Capitolo, si dispone che spetti all'arcidiacono, in assenza del vescovo, celebrare i primi vespri, l'ufficio divino e la S. Messa solenne nella "festa di S. Potito martire protettore principale della città" [Archivio della Curia Vescovile di Ascoli Satriano, Vero Statuto della Cattedrale di Ascoli, del 1746, p.4], e "fare la processione di S. Potito protettore nella prima domenica di maggio o altra seguente del mese di maggio" [Ibidem, p. 5];
- il sinodo diocesano celebratosi ad Ascoli nei giorni 10. 11 e 12 aprile 1853, al tempo del vescovo Leonardo Todisco Grande (1849 - 1871), trattando della disciplina del coro capitolare, al n.16 prescrive:
"Praeterea Canonici, et Dignitates Asculen meminerint ipsos praecipue fuisse ex institutione constitutos ad psallendum in domo Dei; quapropter integrum matutinum cum laudidus canant in Festo Epiphaniae, in die 14 januariisolemnitate Divi Potiti protectoris... [trad.: Inoltre i canonici e le Dignità di Ascoli ricordino che essi per istituzione sono stati precipuamente costituiti per cantare inni nella casa di Dio; percoò cantino l'intero mattutino con le lodi nella festa dell'Epifania, nel giorno 14 gennaio, solennità del Protettore San Potito...", Todisco Grande, Synodales..., op. cit. p.57]. E trattandosi dei giorni più solenni della chiesa cattedrale prescrive: "Dies autem solemniores sunt, Dies Nativitatis Domini, Epiphaniae, S. Potito Martyris,...! [Trad.: Mentre i giorni più solenni sono i giorni del Natale del Signore, dell'Epifania, di San Potito martire...". Ibidem, p. 65].
A proposito delle processioni solenni della cttedrale di Ascoli il vescovo stabilisce:"Processiones solemnes in Cathedrali >sculen haec sunt: S. Potiti Martyris, prima Dominica Maji..." [Trad.;" Le processioni solenni nella Cattedrale di Ascoli sono queste: di San Potito Martire, nella prima domenica di Maggio...", Ibidem, è. 67]. Un decreto di Mons. Todisco Grande stabilisce che il capitolo dovrà indossare la cappa magna anche "nei primi e secondi vespri, e mattino di S. Potito protettore principale di questa città, e ogni qual volta se ne celebra la festa. [Ibidem p.8 della parte dei Decreti].
Riassumendo, le testimonianze storiche in nostro possesso attestano che dal secolo XII ad oggi è stato costante il culto a San Potito in Ascoli Satriano e che almeno dal 1623 il martire è patrono e protettore principale ella città.
B - Liturgia e Spiritualità
Vediamo ora quali formulari siano stati utilizzati per la festività liturgica di San Potito martire in Ascoli Satriano. In seguito alla richiesta del vescovo Antonio Punzi (1685-1728), la Sacra Congregazione dei Riti, con decreto del 1° agosto 1693, concesse alla chiesa ascolana di spostare la festa di San Potito dal 13 (giorno dell'ottava dell'Epifania) al 14 gennaio, e di utilizzare nella liturgia della festa l'Ufficio divino (con letture proprie del santo) e la Messa "Laetabitur", desumendoli dal comune di un martire [Archivio Curia vescovile di Ascoli Satriano, "Risposte date dal Rev.mo Capitolo di Ascoli Satriano alle dimande fatte dall'Ill.mo e Rev.mo Monsignor Vescovo di Ascoli e Cerignola. D. Antonio Sena per la S. Visita dell'anno 1873, parte 2"].+
Nel 1744, a richiesta del vescovo Giuseppe campanile (1737-1771), la stessa Sacra Congregazione approvò l'Ufficio particolare di San Potito, e precisamente quello che il 5 settembre 1736 era stato compilato dalle monache benedettine del monastero di San Potito di Napoli, con la Messa "In virtute" dal comune di un martire non pontefice [ibidem,]. Il 26 novembre 1885 il vescovo Antonio Sena (1872-1887) ottenne dalla Sacra Congregazione dei Riti, con l'approvazione del papa Leone XIII, l'Ufficio dei santi per la città e la diocesi ascolana, tra cui compare anche l'Uffico di San Potito il 14 gennaio e l'ottava il 21 gennaio [A. Sena, Offici Sanctorum in Civitate, et Diocesi Asculana in Apulia, typis equit. Antonii Morani, Neapoli 1886, pp. 27-37,. 41-44].
Il "Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia", con decreto del 15 luglio 1968, approvò, su richiesta del vescovo Mario Di Lieto, l'Ufficio proprio di San Potito in lingua italiana, cosicché dal 1968, secondo le disposizioni liturgiche del concilio Vaticano II, ad Ascoli Satriano si prega e si canta l'Ufficio divino di San Potito in lingua italiana.
Di grande rilievo spirituale è la notizia secondo cui i giorno 8agosto1837 sua santità il papa Gregorio XCI concesse l'indulgenza plenaria, da applicarsi anche ai defunti, a tutti coloro che, pentiti e comunicati, visitassero devotamente nella desta di San Potito martire la chiesa cattedrale di Ascoli, dai primi vespri al tramonto del sole del giorno seguente14ngennaio, ed ivi per qualche tempo pregassero piamente secondo la mente del sommo pontefice. [Todisco Grande, Synodales constitutiones..., op.cit., p.136].
Quanto al modo in cui si svolgevano le varie ricorrenze in onore di san Potito, riportiamo le domande del vescovo Antonio Sena e le risposte del capitolo cattedrale del 1873. Alla prima domanda della II parte: "Quale il tit. della Chiesa, il Santo Protettore, ed il giorno in cui se ne celebra la festività, con quale rito, con quali mezzi, e chi ne ha cura", il capitolo rispose:"...In quanto ai mezzi necessari a tale festività è a sapersi che il Municipio corrisponde al rev.mo Capitolo in ogni anno d.t.60 "ab immemorabile", e quest'ultimo ha la cura di somministrare tutta la cera bisognevole nella processione del S. Martire che si fa per la città nella 1° domenica di maggio, che per i Vespri solenni, e Messa Pontificale che si celebra nel 14 gennaio,..." [Risposte del rev.mo Capitolo di Ascoli Satriano..., op. cit.].
Alla quarta e quinta domanda: "Se vi è l'uso di celebrarsi il Novenario, o Triduo, e di recitarsi l'Orazione Panegirica. Da che si invita il Predicatore, e con quelli mezzi si retribuisce", il Capitolo rispese: "Si celebra il Novenario di S. Potito dal 1852, e da quest'epoca ancora si è recitato l'Orazione Panegirica nella Messa Pontificale, ora dal Vescovo, ora da altri invitato dal Vescovo stesso, nel mentre non vi sono mezzi a retribuire il Panegerista. Solo nella festa popolare che si solennizza nell'ultima domenica di agosto il Panegerista è invitato dai deputati del Municipio, approvato dal Vescovo, e retribuito dai medesimi" [ibidem].
Anche da questi elementi liturgico-spirituali risultano - almeno a partire dal XVII secolo - vivissimi l'interesse e la devozione del popolo per il culto di San Potito, l'opera costante dei vescovi di Ascoli per ricavarne frutti con un generoso contributo in denaro "ab immemorabili".
C - Tradizione popolare
La tradizione popolare tramanda che San Potito ha sempre manifestato una protezione speciale per gli ascolani. Essi hanno sempre avvertito un' efficacissima protezione del santo martire, soprattutto contro i terremoti che colpiscono frequentemente la città. Il 14 agosto 1851 Ascoli fu colpita da un terribile terremoto. Gli ascolani, mediante l'intercessione del loro protettore, nonostante gli enormi danni materiali, non ebbero neppure un morto. Mentre nelle città circonvicine si ebbero innumerevoli vittime, ad Ascoli molte persone rimaste sotto le macerie per diverse ore, ne furono estratte sane e salve [ Vita e novena del glorioso martire san Potito protettore e patrono principale della città di Ascoli Satriano nelle Puglie e novena di M.SS. della Misericordia, Pietro Fiorenza editore, Ascoli Satriano 1925, p.32].
Della stessa protezione gli ascolani si ritennero beneficiari in occasioni di terremoti (avvenuti il 6 dicembre 1857 e in epoche posteriori), e del colore del 1886; mentre allora il contagio mortale invadeva le città limitrofe mietendovi vittime, gli ascolani ne furono esenti supplicando il loro potente patrono e protettore.
Il santo, inoltre, è stato tradizionalmente invocato - e lo è tuttora - " dai nostri contadini perché faccia cessare lunghe siccità o piogge e mantenga condizioni climatiche favorevoli alle colture" [F. Capriglione - P. Mele, Ascoli Satriano,...op.cit., p.65]. Ricordiamo che nel maggio 1982, a causa di una prolungata siccità, dietro richiesta del popolo e con l'approvazione e partecipazione del capitolo cattedrale, il vescovo Mario Di Lieto ordinò una processione penitenziale per impetrare, mediante l'intercessione di San Potito, la sospirata pioggia. Ciò avvenne con grandissimo concorso di popolo, portando la venerata statua argentea del martire per le vie della città e celebrando una messa all'aperto, davanti al convento di San Potito, in piazza Plebiscito, oggi Piazza S. Francesco d'Assisi.
"Il popolo ascolano attribuisce al patrono la salvezza della città da un'incursione di truppe durante la seconda guerra mondiale. queste si sarebbero astenute dall'assalto dopo aver visto sui tetti delle case migliaia di soldati armati, apparsi miracolosamente per intercessione di S. Potito" [F. Capriglione - P. Mele, Ascoli Satriano, ... op. cit., p.65 s.].
Anche lontani da Ascoli, gli ascolani sentono vivissima l'assistenza del loro martire. "Testimoni do ciò i nostri compaesani, i quali nel 1883, recatisi in Casamicciola, nella stagione dei bagni, furono spettatori dell'orribile catastrofe avvenuta nella funestissima notte del 28 luglio. Ascoltarono essi, con le proprie orecchie, gli alti lamenti di tante vittime infelici sepolte sotto le macerie; osservarono benanche coi proprii occhi le migliaia di cadaveri di tante città e nazioni. Ma che? essi soli fra tante ruine ritornarono vivi e salvi nei loro focolari domestici. interrogati come mai ciò fosse avvenuto, risposero con le lacrime agli occhi: "Abbiamo chiamato in nostro soccorso S. Potito, e col nome in bocca, siamo stati liberati da Dio" [Vita e novena del glorioso martire San Potito..., op. cit., pp.34 s.].
Lo stesso dicasi di tanti giovai ascolani che, partendo per la guerra d'Africa e le sue guerre mondiali, portarono con sé delle immagini di San Potito, invocandone l'aiuto nei momenti di estremo pericolo, ritornando quindi sani e salvi a casa [Vita e novena del glorioso martire San Potito..., op. cit., pp.35; F. Capriglione - P. Mele, Ascoli Satriano, ... op. cit., p.66].
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