S. POTITO MARTIRE - FONTI STORICHE E AGIOGRAFICHE SUSSIDIARIE

Dal libro "La Patria di origine del martire Potito" di Franco Capriglione, Ascoli Satriano 1978, apprendiamo che:

I - In un documento del 767 di provenienza ravennate, conservato nell'Archivio Estense di Modena, viene menzionato un "fundus Lucianus qui vocatur Polito...in territorio faventino, in plebe S.Petri inter silvis" (fondo Luciano che si chiama Polito...nel territorio faentino, nella Pieve di S.Pietro silvano) [L.A.Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, III, Mediolani 1740, p.889]. Tale "fundus" in seguito nei documenti dell'Archivio Arcivescovile di Ravenna, è detto "castrum S.Politi" nel 1023, "castrum S. Potiti" nel 1037, "villa S.Potiti" in documenti posteriori [G.Rossini, Un'antica controversia per il possesso di Lugo e di S.Potito, Studi Romagnoli, IV (19539, 104].

II - Nel 1204 "idibus decembris, incolae S.Potiti iuraverunt se in fide archiepiscopi ravennatis futuros, et nihil unquam dignitati illius adverss molituros" (il 13 dicembre, gli abitanti di S.Potito giurarono fedeltà all'Arcivescovo di Ravenna, dichiarando che non avrebbe mai attentato in alcun modo alla sua dignità) [G.Rossi, Historiarum Ravennatum libri decem, Ravenna 1589, p.370].

III - Il 10 febbraio 1208 "Egidius archeepiscopus Ravennas contrhit mutuum cum presbytero Ramberto cantore ecclesie ravenn. scilicet 14 lib. ravenn. quas ipse Rambertus expendidit pro archiepiscopo in causa quam ecclesia ravenn. habet cum Faventinis super Luco et sancto Potito et castro Aurioli" (l'arcivescovo di Ravenna Egidio contrae col prete Ramberto, cantore della chiesa ravennate, un mutuo di 14 libbre ravennate, che lo stesso Ramberto ha speso per l'arcivescovo nella causa che la chiesa ravennate ha col faentini circa Lugo, S.Potito e Castel d'Oriolo) [Archivio Arcivescovile Ravennatese, f.942; Tarlazzi, App.al Monum. Rav., II,21; fantuzzi, monum.Rav.,V,166].

IV - In un "Breve" che papa Innocenzo III indirizza in data 22 giugno 1206 da Ferentino al vescovo di Piacenza si legge:"Cum causam, quae inter venerabilem fratem nostrum archiepiscopum ravennatensem ac dilectos filios Commune Faventinum super villa Luci et sancti Politi et castro Aureoli et eorum districtu honore et iurisdictione noscitur agitari..." (poiché la causa che si sa in corso tra il nostro venerabile fratello l'arcivescovo di Ravenna e i diletti figli del Comune di Faenza circa la competenza di Lugo e di S.Potito e su Castel d'oriolo...) [Archiv. Arciv.Rav. p.8276; Fantuzzi,Monum.Rav.V,307].

V - Un nuovo "Breve" papale datato primo settembre 1207, indirizzato da Viterbo all'arcivescovo di Ravenna Egidio, dice :"archiepiscopo Ravennatensi. - lice causam, quae inter te ac ecclesiam tuam ex una parte, et dilectos filios Commune Faventiae ex altera, vertebatur super iurisdictione, honore atque districtu in villa Lucii, S.P,. et castro Arioli, quae ad tuam ecclesiam dicebantur de iure spectare..." (All'Arcivescovo di Ravenna - Sebbene la causa che tra te e la tua chiesa da una parte, e i diletti figli del Comune di Faenza dall'altra, riguardasse la competenza distrettuale, giuridica e amministrativa sul contado di Lugo, S.Potito e Castel d'oriolo, che si dicevano spettanti di diritto alla tua chiesa...) [PL CCXV, nr.CXVI,col 1212; Potthasi, Regesta...,nr.3170].

VI - Un diploma imperiale del 30 ottobre 1209, firmato da ottone IV, nel confermare alla chiesa ravennate tutti i suoi possedimenti e le sue giurisdizioni, menziona in particolare la "villa S.Potiti in territorio faventino" [archiv.Arciv. Rav.,p.8276; Fantuzzi,Monum.Rav., V, 307].

VII - In due lettere datate rispettivamente 23 ottobre 1230 e 31 gennaio 1231, inviate dal Vescovo di Rimini Bennone al vescovo e al Potestà di Faenza, si può leggere:"Cum vobis scripserimus semel et secundo, ut Potestas et Consilium Faventie movaretis et induceretis diligentius satisfacere venerabili pari archiepiscopo ravennatensi de iniuriis et dampnis illatis sibi et hominibus ecclesie ravennatensis super castro Aurioli, villa Luci et sancti Potiti..." (dopo avervi scritto per ben due volte di undurre il Potestà e il Consiglio di Faenza a soddisfare più accortamente il venerabile padre arcivescovo di Ravenna circa le offese e i danni arrecati a lui e agli uomini della chiesa ravennate per castel d'Oriolo, villa di Lugo e S.Potito...) [Archiv.Arciv.rav., L,5165, 5169; Rossi, Historiarum...,p.400].

VIII - Nel 1580 il Fara, nello scrivere "De rebus Sardois", si occupa del martire Potito, facendolo "natione sardensi" (sardo di nascita) [J.F.fara, de rebus sardois, Calari 1580, p.72-73].

IX - Nella "Biblioteca Napoletana" [Napoli, 1678, p.31] il Toppi ricorda che Antonio Sanfelice (1515-1570) compose alcuni inni in onore di S.Potito. La notizia è riportata anche nelle "Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli" opera del Riccio [Napoli 1844, p.316].

X - Il Codice IX.C.33 della Biblioteca Nazionale di Napoli, che conserva gli inni del Sanfelice, ricorda anche che alessandro Flaminio di Tricarico compose una vita (in versi) di S.Potito, ora perduta. La notizia è ripetuta dal Vipera [Vipera, Catalogus sanctorum...,p.3-4] e dal Caracciolo [A.Caracciolo, De sacris Ecclesiae Neapolitanae monumentis, Neapoli 1645, p.139]..

XI - Pietro De Stefano, scrittore napoletano del secolo XVI, asserisce che "Santo Potito è un monastero posto nella strada de Puzzo Bianco, ove stavano monaci di San Benedetto, dopo uscirono detti Monaci, et vi entrarono Monache di detto ordine" [P.De Stefano , Descrittione dei Luoghi Sacri della Città di Napoli, Napoli 1560, p.176].

XII - Similmente il D'Aloe, nel XII secolo, scrive: "S. Potito Martire era una chiesa con un monastero di monaci dell'Ordine di S.Basilio molto antico fondato circa l'anno 350 nella regione di Pozzo Bianco ...dopo molti anni fu lasciato da detti monaci, e vi furono introdotte monache dell'istesso ordine, e poi in processo di tempo presero la regola diS.Benedetto2 [S.D'Aloe, Catalogo di tutte le chiese ed oratorii di Napoli, Napoli 1885, p.167].

XIII - Giovanni Arca nel "De Sanctis Sardiniae" [Calari 1598, p.54-57] annovera S.Potito tra i santi di origine sarda.

XIV - La stessa cosa fa Dimas Serpi nella sua "Chronica" [D.Serpi,Chronica de los Santos de Sardegna", Barcellona 1600,p.29-50], seguito dal Ferrari , dal Caracciolo e dal Vipera [Ferrari, Catalogus Sanctorum Italiae, Milano1613; D'Engenio Caracciolo, Napoli Sacra, Napoli 1624, p.599; Vipeera, Catalogus sanctorum..., p.3-4].

XV - Il Codice 767 della Biblioteca Riccardiana di Firenze conserva il testo originale latino della "Vita S.Potiti" [L.B.Alberti, Opuscoli inediti, Musca. Vita S.Potiti, a cura di C.Grayson, Firenze 1954; Opuscoli morali, ed. it.a cura di C.Bartoli, Venezia1568, p.180-98] scritta tra la fine del 1432 e i primi mesi del 1434 da Leon Battista Alberti, il quale si studiò uncamente di dare una forma letteraria più elegante alle leggende esistenti sul martire.

XVI - nel 1598 Paolo regio scrisse una "Vita di S .Potiti martire [p.Regio, Vita di S.Potito martire, Vico 1598, p.5], in cui sosteneva l'origine orientale del martire.

XVII - Nel 1643 venne pubblicato il "Commentarius praevius" degli "Acta Sanctorum Ianuarii [Acta SanctorumIanuarii, I, Anversa 163, p.753], che costituisce il miglior apparato critico del tempo sul martire Potito. In esso sono ricordate alcune fonti storico-agiografiche, che fanno menzione di S.Potito:
a)il "Manuscriptum Florianum", che al primo gennaio ha: "Romae potito Nartiris, pueri 13 annorum, qui in equuleo suspensus, lampatus, actandem lapidatus est anno salutis CLX, et decollatus" 8a Roma Potito martire, fanciullo di 13 anni, che fu sospeso all'aculeo, bruciato ed infine lapidato e decollatonel 160);
b)il "Manuscriptum monasterii S.Martini Tornaci" che al 3 gennaio ha: "Et natalis Potiti, qui sub Antonino imperatore primo fustibus est caeus, deinde carceri inclusus, et magno pondere ferri damnatus. unde eductus in equuleum est suspensus. Et comesset jussus ab imperatore secari, et canibus projici, eum milites tangere non poterant. Inde jussus est frigi in sartagine, frixusque plumbo seperfundi. Post veropaulo ferreo fixus a capite est usque deorsum. Quo ab angelo erepto, jussit illi Imperator linguam abscindi, et oculos compungi. Et cum nec sic vinci posset, jussus est capite plecti, cum esset tredicim annorum puer" (e il martirio di Potito, che sotto l'imperatore Antonino dapprima fu fustigato, poi fu imprigionato con pesanti catene di ferro. Quindi liberato, fu sospeso all'aculeo. E benché l'imperatore avesse ordinato di tagliarlo a pezzi e gettarlo ai cani, i soldati non potevano toccarlo. Poi ordinò di friggerlo in una grande padella e versargli addosso piombo. E poco dopo lo trafissero con un ferro dalla testa fino alla gola. Ma liberatone da un Angelo, l ordinò di tagliargli la lingua ed accecarlo. E poiché non lo si poteva vincere neppure così, ordinò di decapitarlo, all'età di tredici anni);
c)il "vetustissimus codex M.Velseri", da cui copiava il Rosweid;
d)il "ms.codex monasterii S.Maximini", con cui i Bollandisti dicono di aver confrontato il presedente del Rosweid;
e)il "Manuscriptum Ecclesiae S.Martini Ultrajecti";
f)la "Vita Sicula", inviata al Rosweid;
g)il 2pervetustus codex monasterii S.Potiti", da cui copiava e sunteggiava Antonio Beatillo a Napoli. Costui poi inviava ogni cosa ai Bollandisti, che ne ricavavano le seconda redazione della "passio" da loro pubblicata;
h)il "Martyrologium Romanum", che al 13 gennaio ha: "In Sardinia S.Potiti Martyris, qui sub Antonino Imperatore et Gelasio Praeside multa passus, demum gladio martyrium consecutus est" (In Sardegna S.Potito Martire, che sotto l'imperatore Antonino e il luogotenente Gelasio, dopo molti patimenti, alla fine fu martirizzato con la spada);
i)gli "Annales ecclesiastici"(tom.2,ad an.Christi 154) di ceare Baronio, che enumera tra i vari martiri sotto Antonino Pio"...in sardinia Potitum".

XVIII - Nel 1701 il Tillémont si occupò con severo scetticismo dei testi agiografici concernenti il martire Potito [Tillémont, Mémoir, II, Paris 1701, n.X, p.629].

XIX -Il Muratori [Muratori,rerum Italicarum Scriptores, V, Mediolani 1724, p.93] riporta una notizia di Falcone Beneventano relativa all'anno 1119, secondo cui l'arcivescovo di Benevento Landolfo tumulò in una tomba più decorosa il martire Potito ed altri, dopo averli tenuti esposti solennemente.

XX - Nel 1718 l'Ughelli scrive: "Fertur etiam corpus S.Potiti apud Abellinos in Hirpinis asservari" (si tramanda anche che il corpo di S. Potito si conserva presso Avellino in Irpinia) [Ughelli, Italia Sacra, I, Venezia 1718, p.368]

XXI - Le "Vitae Sanctorum" del Lippomano [Lippomano, Vitae sanctorum, I, Venezia 1551, p.232-35], che si rifà al Baronio, riportano una biografia del martire Potito, che è chiaramente un sunto della prima redazione della "passio".

XXII - Anche la "Bibliotheca Hagiogtaphica Latina" [BHL, II, p.1006, nr.6908-6912, Bruxelles 1898-1911] dà gli inizi e fini della passio di S. Potito secondo le due redazioni, con 3 e 2 recensioni rispettivamente.

XXIII - Nel Dizionario geografico ragionato del regno di Napoli il Giustiniani annovera tra le località dell'Abruzzo "Sanpotito o Santopetito, terra in Abruzzo ulteriore, compresa nella diocesi dei Marsi, distante dall'Aquila miglia 17" [Napoli, 1804, p.217].

XXIV - Il Cahier [C.Cahier, Caractéristiques des Saints dans l'art populaire, II, pari 1867, p.627, 638, 665, 669] ricorda S. Potito come patrono di Sassari.

XXV - Anche il Lanzoni [F .Lanzoni, Le diocesi d'Italia, Faenza 1927, p.268] ricorda S. Potito, per discutere il luogo del martirio e la patria d'origine.

XXVI - Di ciò si occupa pure il Rosario [P. Rosario, Dall'Ofanto al Carapelle, I, Ascoli Satriano 1898, p.245-47], giungendo a ben diverse conclusioni.

XXVII - Il Savini, raccogliendo i monumenti delle sette diocesi abruzzesi, contenuti negliarchivi vatcani, ricorda, tra i santi venerati in Abruzzo e citati nei documenti, "Petitus" [F.Savini, Septem dioeceses Aprutienses medii aevi in Vaticano tabulario, Roma 1912, p.501]