Dal dattiloscritto di Antonio Mottola: "San Potito martire ascolano" del 1989 si legge:
I Bollandisti, nel Commento previo agli Atti dii S. Potito del 1643, ci trasmettono le seguenti diverse notizie circa la data del martirio di San Potito:
- i manoscritti 'Florarium, M. Velseri e S.Martini Ultrajecti' pongono il martirio di San Potito al 1° gennaio [Acta Sanctorum Ianuarii, op. cit., p.753, n.1];- il manoscritto del monastero di S. Martino Tornaco lo pone al 3 gennaio;
- un calendario del monastero delle Suore di S. Giovanni di Capua e il pervetusto codice del monastero di San Potito di Napoli lo pongono al 12 gennaio;
- il Martirologio Romano pone il martirio di S. Potito al 13 gennaio.
Fra i martirologi confermano la data del 13 gennaio i seguenti calendari:
- il Calendario marmoreo di Napoli [D. Mallardo, Il calendario..., op. cit., pp.89-92], della metà del IX secolo, che alla data del 13 gennaio
reca:"Natale Sancti Potiti!;
- il Calendario Gualdense di Benevento del secolo XII;
- due Calendari Capuani dei secoli XII-XIII;
- il Calendario Tutiniano di Napoli della fine del secolo XII e inizio del XIII [Uffico. Messa, Novena Liturgica in onore di S. Potito M., op.
cit. p.15].
La data del 13 gennaio è, inoltre, confermata nella 'Vita Sicula', nel codice dell'Archivio del Capitolo di S. Pietro in Vaticano A.2 del secolo X-XI, nel codice della Biblioteca privata di cesare Austriaco 9397 a del secolo XV, nel 'Magnum Legendarium Bodecense' del secolo XII, nel codice VIII.B.6 della Biblioteca Nazionale di Napoli del secolo XVI-XVII [F. Capriglione. La patria..., op. cit. p.59].
Il codice Vaticano latino 'Reginae Sueciae 482' del secolo IX pone il martirio al 15 gennaio, il manoscritto 'S. Massimini' al 22 gennaio e iò codice 'H25' della Biblioteca Vallicelliana di Roma al 25 gennaio [Acta Sanctorum Ianuarii, op. cit., p. 753, n.2].
Infine, ancora negli Acta Sanctorum Ianuarii, il Ferrario pone la celebrazione della festa di S. Potito all' 9 aprile e al 13 novembre, E' rilevante evidenziare il fatto che i Bollandisti non prendono in considerazione queste ultime date relative al giorno del martirio, ma, senza reticenze, affermano che S. Potito sia stato martirizzato il giorno 13 gennaio.
Nonostante questa differenziazione relativa al giorno e al mese del martirio di S. Potito, è possibile - affermano il Mallardo prime e poi il Capriglione - chiarire il tutto con motivi facilmente individuabili:
- per non far coincidere la festa del martire con l'ottava dell'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo, cioè il 13 gennaio, la celebrazione liturgica in questo mese viene anticipata o posticipata [dall'Archivio della Curia Vescovile di Ascoli Satriano, "Risposte del Rev.mo Capitolo di Ascoli S. alle dimande fatte dall'Ill.mo e Rev.mo Mons. Vescovo di Ascoli e Cerignola D. Antonio Sena per la S. Visita del 1873". Alla prima domanda: "Quale il titolo della Chiesa Cattedrale, il S. Protettore, ed il giorno in cui se ne celebra le festività, con quale rito, con quali mezzi e chi ne ha la cura" della seconda parte: "Stato formale ed amministrativo della Chiesa", così rispose il Capitolo: "Il protettore principale di detta Città è S. Potito martire, il cui glorioso martirio avvenne il 13 gennaio...Siccome poi in detto giorno da tutta la Chiesa si celebra l'ottava privilegiata dell'Epifania, perciò con Decreto della Sacra Congregazione dei Riti il 1° agosto 1693, a petizione di Monsignor Punzi, fu dalla medesima S. Congregazione fissato in perpetuo il 14 gennaio per la celebrazione di detta festività con rito doppio di prima classe, e rispettiva ottava". La stessa notizia appare nel "Vero Statuto della Cattedrale di Ascoli Satriano" del 1706, p.4];
- le date che esorbitano dal mese di gennaio sono da riferirsi non alla celebrazione della festa del martirio, bensì alla commemorazione del ritrovamento o della traslazione delle reliquie di San Potito.
Queste due motivazioni, unitamente alle fonti più antiche ed accreditate dei manoscritti e dei Calendari liturgici sopra riportate, ci danno certezza che la data del martirio di San Potito è il 13 gennaio. Tale data è stata riconfermata da pochi anni con la riforma del calendario liturgico, dopo il Concilio Vaticano II.
Dunque San Potito fu martirizzato il 13 gennaio. Ma di quale anno? Fondamentale per determinarlo è l'opera dei Bollandisti che potettero consultare nel 1643 un buon numero di fonti e di studi per la redazione degli Acta Sanctorum. In quest'opera, all'inizio del trattato su S. Potito, essi citano il manoscritto Florarium, che pone il martirio nell'anno 160 ("lapidatus est anno salutis CLX et decollatus") [Acta Sanctorum Ianuarii, op.cit., p. 753, n.1]. Quando, però, poco oltre, trattano espressamente dell'anno del martirio con la nota marginale "Tempus martyrii", tralasciano completamente questa indicazione del manoscritto "Florarium", ritenendo forse poco attendibile perché "non molto antico" ("haud sane antiquum") e riportano quanto segue: "Baronius tom.2 Annal.ad an. Christi 154, qui fuit Antonini 16, secundum ipsum 15, enumerans varios martyres sub eodem imperatore Martyrio nobilitatos, in Sardinia Potitum recenset. Ferrarius, de Vipera, Caracciolus anno 168, occisum aiunt, qui erat M. Aurelii Antonini philosophicum L. Aurelio Vero 7. Posterior vita anno 166, eorundem scilicet imperatorum quinto exeunde, id factum tradit" [Acta Sanctorum Ianuarii, n,5 (trad.: Il Baronio nel tomo 2° degli Annali - pone il martirio di Potito - nell'anno di Cristo 154, che fu l'anno 16° di Antonino Pio, o il %° secondo lo stesso - Baronio -, il quale, enumerando vari Martiri nobilitati dal martirio sotto lo stesso Imperatore, recensisce Potito in Sardegna. Il Ferrario, il de Vipera, il Caracciolo lo dicono ucciso nell'anno 168, che era il 7° di M. Aurelio Antonino Filosofico e L. Aurelio Vero. La seconda vita tramanda che ciò sia avvenuto nell'anno 166, alla fine del quinto anno degli stessi Imperatori)].
Sempre negli Acta Sanctorum Ianuarii, alcune pagine dopo, in nota alla seconda "Passio" troviamo scritto: "Michael Monachus testatur in Breviario Capuano Officium quidem Octavae extare, sed cum quinta et sexta de S. Potito lectione, quarum oc initium est: Regnante igitur quartodecimo Romanorum Imoeratore M. Antonino Vero, [...] currente scilicet ab Incarnatione Redemptionis nostrae centesimo sexagesimo sexto anno, [...] orta est quarta persecutio videlicet per totum orbem Christianorum a Nerone Imperatore, [...]. Monet vero idem Monachus has lectiones si ne dubio initium esse longioris textus: recte. Sunt enim ex hac vita [...] concinnata". [Ibidem n. 758 s., nota a (trad.:"Michele Monaco attesta che nel Breviario Capuano c'è, sì, l'ufficio dell'Ottava (dell'Epifania), ma con la quinta e sesta lettura di san Potito, il cui inizio è questo: 'Durante dunque il regno del quattordicesimo Imperatore Romano M. Antonino Vero, [...] nell'anno cioè 166° dall'Incarnazione della nostra Redenzione [...] ebbe inizio per tutto i mondo cristiano la quarta persecuzione dal tempo dell'Imperatore Nerone [...]'. Lo stesso Monaco però avverte che queste letture sono senza dubbio l'inizio di un testo più lungo: giustamente. Sono infatti un riassunto di questa (seconda) vita")].
I Bollandisti omettono queste indicazioni del "Breviario Capuano" nell'elenco delle opinioni sull'anno del martirio di San Potito, forse ritenendo che esse, dipendendo strettamente dalla seconda "Passio" ("Sono infatti un riassunto di questa [seconda]) vita"), nulla aggiungano a quella testimonianza.
Io ritengo opportuno tralasciare per ora le indicazioni che provengono dagli studi degli scrittori dei secolo XVI e XVII (Baronio, Ferrario, de Vipera, Caracciolo) e fermare l'attenzione sui dati delle fonti, cioè le due redazioni della "Passio". Queste, infatti, risalgono ai secoli VIII, la prima, e XII, la seconda, e quindi ci trasmettono testimonianze storiche certo ancora più antiche.
Nella prima redazione si legge solo: "sub Antonino imperatore", senza alcuna indicazione dell'anno o di altri elementi significativi. La seconda redazione riporta: "regnante igitur Romanorum quartodecimo Imperatore Antonino, anno scilicet ab incarnatione redentoris centesimo et sexagesimo sexto, orta est quarta persecutio a nerone per totum orbem Christianorum, [...]. Hac denique tempestate beatissimus martyr Christi Potitus, [...] effulserat".[trad.:" Durabte dunque il regno di Antonino, quattordicesimo Imperatore Romano, cioè nell'anno 166 dall'Incarnazione del redentore, ebbe inizio per tutto il mondo cristiano la quarta persecuzione dal tempo di Nerone, [...]. In questa tempesta dunque il beatissimo Potito martire di Cristo [...] rifulse"].
Questa seconda forma, grazie al maggior numero di dati cronologici che contiene, ci permette di determinare con maggior precisione l'anno o almeno il periodo del martirio di San Potito. Enucleiamo dunque dati che essa ci fornisce.
1. L'imperatore romano è il 14°;
2. il suo nome è Antonino;
3. nell'anno 166 ebbe inizio una persecuzione generale ("per tutto il mondo cristiano");
4. essa era la quarta persecuzione dal tempo di Nerone;
5. durante questa "tempesta" rifulse il martire San Potito.
Rileviamo innanzitutto che ci viene indicato un anno preciso, 166, nel quale sarebbe iniziata una persecuzione generale numerata come la quarta dal tempo di Nerone. Come sappiamo dalla storia, a parte i singoli frequenti episodi di martirio di cristiani, le prime quattro persecuzioni generali si verificarono rispettivamente sotto gli imperatori Nerone, Domiziano, Traiano e Marco Aurelio. [S. Saba, Storia della Chiesa, I, Utet, Torino 1954, pp. 152-157]. Sotto Marco Aurelio (161180) c'è tutto un susseguirsi di persecuzioni in vari momenti nelle varie parti del vasto impero. Questo imperatore filosofo, pur accettando i criteri di tolleranza verso i cristiani adottati dai suoi predecessori Traiano, Adriano e Antonino Pio [C. Barbagallo, "Roma antica", in IDEM , Storia universale, II72, Utet, Torino 1974, p. 1397, nota 2], piega alla ragion di Stato la filosofia stoica antica - una grande rivolta dell'individualità umana contro l'asservimento allo Stato -; il bene dello Stato deve prevalere sul bene individuale.
Come attesta il Barbagallo, nel 166, dopo la vittoria contro i Parti di Lucio Vero, fratello di Marco Aurelio, £le legioni, reduci dalla vittoria, portarono in Europa un terribile flagello, che avrebbe fatto più vittime della guerra stessa. una peste bubbonica, che desolò per parecchi anni l'Europa, specialmente la penisola balcanica e l'Italia, e provocò a sua volta un rincrudirsi della superstizione fra le classi popolari, le più duramente colpite dal morbo. Alla peste si aggiunse, per l'Italia, una delle solite carestie, che ogni tanto devastavano la penisola, e l'uno e l'altro malanno sollevarono una furiosa reazione dell'opinione pubblica contro quei profeti di sventura, che da tempo venivano considerati i Cristiano. versoil165, si era avuto a Roma il martirio di San Giustino, un greco di Palestina, che pure liberamente aveva fatto l'apologia del cristianesimo, al tempo di Antonino Pio, ma che ora subì la condanna capitale, in seguito a sentenza emanata dal prefetto di Roma, il maestro stesso di Marco Aurelio. Giunio Rustico. Questo crudele evento inaugurò una serie, assali lunga, di repressione e condanne, imposte dal furore del popolare, che ebbero luogo specialmente in Gallia e in Asia Minore".
In tutto ciò troviamo conferma di questi due dati della seconda "Passio": l'anno 166 e in esso l'inizio della quarta persecuzione dal tempo di Nerone che, partendo da Roma, si estese alla penisola e "per tutto il mondo cristiano". Vediamo ora il nome che la "Passio" ci fornisce ("Antonino ") possa essere attribuito all'imperatore del tempo (anno 166), cioè Marco Aurelio. Come scrive lo storico Giannantonio, "Con Cocceo
Nerva s'iniziava la dinastia degli Antonini o degli imperatori per adozione. Tale dinastia fu detta degli Antonini dal nome dei due ultimi imperatori (Antonino Pio e Marco Aurelio Antonino); la successione al trono non avvenne per filiazione diretta, ossia da padre in figlio, né per elezione da parte dell'esercito o del Senato, ma pe adozione, poiché l'imperatore designava, in accordo con il Senato, il suo successore non
nel proprio figlio o parente, bensì in una persona degna che veniva perciò adottata dall'imperatore in carica. Tale sistema si rivelò ottimo e diede a Roma buoni imperatori, tanto che il periodo degli Antonini fu detto [...] il secolo d'oro dell'impero" [P. Giannantonio, Umanità, II, Loffredo, Napoli 1969, p. 173].
Anche il Barba gallo afferma: 2Si apre in questo momento, e si distenderà per circa ottant'anni, l'età più felice dell'impero romano, anzi di rutta la storia di Roma antica - l'età cos' detta dei primi Antonini" [C. Barbagallo, op. cit., p.1332], e in nota aggiunge; "il periodo che così denominiamo va da traiano alla morte di M. Aurelio Antonino, il maggiore di questi principi, ha avuto la sorte rara di legare il proprio nome a tutta una età storica, e di donarlo, quale cognome, ad una serie di imperatori che continua fin nel III secolo".
A proposito di Marco Aurelio è interessante quanto riportato dagli storici Accame e Vitucci che scrivono: "Quando Antonino Pio enne a morte, il problema della successione non si poneva; essa era già stata regolata da un pezzo secondo la volontà di Adriano che, nell'atto stesso di adottare Antonino, gli aveva fatto adottare i diciassettenne M. Annio Vero e il piccolo L. Ceionio Vero (figlio di L. Ceionio Commodo)- M. Annio Vero, vissuto dopo l'adozione nel palazzzo imperiale presso Antonino, ne aveva sposato la figlia Galeria Faustina, e nel marzo del 161 gli successe col nome di M. Aurelio Antonino" [S. Accame - G. Vitucci, L'uomo nell'evo antico - Roma, II, La Scuola, Brescia 1986, pp.266 s.].
Che il nome "Antonino" possa essere pacificamente attribuito a marco Aurelio è provato anche dal fatto che "per ricordarlo ai posteri i Romani gli elevarono una bella statua equestre sul Campidiglio e la Colonna Antonina nell'attuale piazza Colonna" [P. Giannantoni, op. cit., p.179]. Allora il nome "Antonino" riportato dalle fonti (prima e seconda redazione della "Passio") ben si collega con l'anno 166 e con la quarta persecuzione generale dei cristiani: può quindi essere attributo all'imperatore marco Aurelio. L'unico dato della "Passio" che sembra creare difficoltà è il numero ordinale: l'imperatore romano è il "quattordicesimo".
Secondo gli storici, la proclamazione dell'Impero di Roma, coincidente con la fine della Repubblica, si è avuto con Ottaviano Augusto nel 129 a.C. Partendo da questi, la successione degli imperatori romani nel periodo che ci interessa è la seguente:
1)Augusto (29 c.C.-14 d.C.); 2) Tiberio (14-37); 3) Caligola (37-41); 4) Claudio (41-54); 5) Nerone (54-68); 6) Galba (giugno 68-gennaio 69); 7) Ottone (gennaio - aprile 69); 8) Vitellio (aprile - dicembre 69); 9) Vespasiano (69-79); 10) Tito (79-81); 11) Domiziano (81-96); 12) Nerva (96-98); 13) (Traiano (98-117); 14) Adriano (117-138); 15( Antonino Pio (138-161); Marco Aurelio (161-180).
Secondo questo modo di contare, il quattordicesimo imperatore sarebbe Adriano. Con questa identificazione si accorderebbero due fatti: il numero d'ordine ("quattordicesimo") e il nome "Antonino", ma solo in quanto tale nome è indifferentemente attribuibile a parecchi imperatori da Nerva o da Traiano in poi. Discordano, invece, altri due dati importanti: l'anno 166 e la quarta persecuzione generale contro i cristiani; è storicamente certo che sotto gli imperatori Adriano e Antonino Pio non ci furono persecuzioni generali e indiscriminate contro i cristiani. E' opportuno, dunque, valutare gli elementi che spieghino il perché del numero ordinale "quattordicesimo" attribuito all'imperatore sotto cui San Potito subì il martirio.
I Bollandisti, laddove nella seconda "Passio" è scritto "Regnante igitur quartodecimo Imperatore Antonino", pongono questa breve nota con l'elenco degli imperatori: "Imo decimus fuit, Imperarunt enim hi ante: Caesar, Augustus, Tiberius, Caligula, Claudius, Nero, Galba, Otho, Vitellius, Vespasianus, Titus, Domitianus, Nerva, traianus, Adrianus, Antoninus Pius" [Acta Sanctorum Ianuarii, op. cit., pp. 758, n.3, nota b, riportata a p. 759].
Per i Bollandisti, dunque, l'imperatore sarebbe non il edicesimo, ma il diciassettesimo, da essi identificato con Marco Aurelio [Ibidem, p.758. Infatti nella nota a margine del n. 3 è scritto:"persecutio sub M. Aurelio"] in quanto considerano come primo imperatore Giulio cesare.
Gli scrittori moderni pongono l'inizio dell'Impero con Giulio cesare a livello di progetto politico nel 49 a.C. o almeno come monarchia di fatto negli anni 46-44. [Accame - Vitucci op. cit., p.204]. Altri pongono nel 29 a.C., con Ottaviano, in quanto solo "con lui i titoli di principe e di imperatore vennero a significare il capo supremo dello Stato. Imperatore in special modo, dall'originario significato di capo dell'esercito vittorioso, venne ad indicare il capo dello Stato nel quale si accentrarono tutti i poteri e con tale significato e valore passò ai successori di Ottaviano" [Giannantonio. op. cit., pp.133 s.].
Quindi l'attribuzione del numero d'ordine agli imperatori non è univoca, ma dipende dalla diversa valutazione dei periodi storici secondo i vari studiosi. Identificando l'Antonino della seconda "Passio" con Marco Aurelio, questi sarebbe il sedicesimo oppure il diciassettesimo imperatore. Come spiegare allora il numero d'ordine "quattordicesimo"?.
Ci può aiutare in questo il breve già citato stralcio del Breviario Capuano che, attraverso uno scritto di Michele Monaco [M. Monacus, Sanctuarium Capuanum, Napoli 1630], ci viene riportato dai Bollandisti come segue: "regnante igitur quartodecimo Romanorum Imperatore M. Antonino Vero, [...]; currente scilicet ab Incarnatione Redemptionis nostrae centesimo sexagesimo sexto anno, [...] orta est quarta persecutio videlicet per totum orbem Christianorum a Nerone imperatore [...] [Acta Sanctotum Ianuarii, op. cit., nota a p.758].
Da questo testo emerge subito evidente un fatto: nelle letture del Breviarium Capuanum il quattordicesimo imperatore romano viene identificato con Marco Antonino Vero, il quale altri non è che Marco Annio Antonino, successo ad Antonino Pio col nome di Marco Aurelio Antonino [S. Accame - G. Vitucci, op. cit., pp.266 s.]. Poiché, come già detto, Michele Monaco riteneva che le letture del Breviarium Capuanum su San Potito fossero un riassunto della seconda "Passio" [Acta Sanctorum Ianuarii, op. cit., nota a p.759], ci chiediamo se l'attribuzione del numero d'ordine "quattordicesimo" a Marco Aurelio sia semplicemente un errore di trascrizione del redattore della seconda "Passio" o di qualche copista posteriore, oppure se sia dovuto ad una diversa catalogazione nei tempi antichi degli imperatori romani.
Mi sembra da escludere l'errore di trascrizione; esso sarebbe ammissibile qualora il numero ordinale fosse risultato scritto in numeri romani: da XVI a XIV il passaggio sarebbe stato facile per l'errore di un copista stanco o distratto. Ma, salvi ulteriori approfondimenti o scoperte, allo stato attuale del testo, con il numero scritto in lettere, l'errore di trascrizione non può essere accettato: difficilmente un copista avrebbe scambiato "decimo sexto" con "quartodecimo", data la notevole differenza di scrittura dei due numeri.
Io propendo per una diversa catalogazione degli imperatori nel tempo in cui è stata fatta la seconda redazione della "Passio". Questa ipotesi è resa probabile da due considerazioni:
1. Il redattore della seconda "Passio" unisce i seguenti dati: l'anno "166" e il "quattordicesimo" imperatore. Questo redattore dovrebbe conoscere che nell'anno 166 l'imperatore è Marco Aurelio; ma non vede contrasto nel fatto che questi sia il quattordicesimo imperatore;
2. Il Breviarium Capuanum è ancora più esplicito e mette insieme tre dati: l'imperatore "quattordicesimo", il suo nome "M. Antonino Vero" (che noi sappiamo essere Marco Aurelio Antonino) e l'anno "166".
L'autore del Breviarium Capuanum, che scrive ben prima dei Bollandisti, non vede nessun errore nel ritenere che Marco Aurelio sia il quattordicesimo imperatore romano. lo stesso dicasi di Michele Monaco che riporta il testo del Breviarium Capuanum nella sua opera Sanctuarium Capuanum, scritta nel 1630. da sottolineare che il Monaco ammonisce su altri errori contenuti nelle letture su San Potito del Breviarium Capuanum e li corregge , ma nulla ha da eccepire sul fatto che M. Antonino Vero (cioè Marco Aurelio Antonino) sia il quattordicesimo imperatore romano.
Se mi si consente un'ipotesi personale, direi che Marco Aurelio potrebbe essere considerato il quattordicesimo imperatore, qualora ponessimo Giulio Cesare come primo imperatore, come pensano i Bollandisti, ed escludessimo dal computo gli imperatori Galba (giugno 68 - gennaio 69), Ottone (gennaio-aprile 69) e Vitellio (aprile-dicembre 69). Questi tre imperatori vissero in un periodo nel quale le legioni andavano alla conquista dell'impero [C. Barbagallo, op. cit., pp. 1241-1286]: "Diciotto mesi di governo, durante i quali parecchi imperatori si erano sbalzati dal seggio l'un l'altro, senza che nessuno riuscisse a governare sicuramente per breve ora; diciotto terribili mesi, durante i quali la sorveglianza del governo centrale sulle province era venuta meno, in cui le legioni avevano lasciato i loro quartieri, le loro ridotte, i loro posto di guardia sotto la guida di duci improvvisati, talora trucidando i loro capi legittimi, che tentavano di contenerli; diciotto mesi, in cui i barbari avevano avuto agio di sperimentare quanto fragile fosse la diga che li conteneva, avevano generato i loro effetti malefici" [ibidem, p. 1287]. Oppure si potrebbe ritenere primo imperatore Ottaviano Augusto e, per le stesse ragioni appena esposte, considerare Galba, Ottone e Vitellio "ad modum inius"; contare, cioè, uno solo di essi nella lista degli imperatori, un po' come si fa con i papi e gli antipapi(quest'ultimi non si contano). Anche così marco Aurelio verrebbe ad essere il quattordicesimo imperatore.
Ad ogni buon modo, l'ipotesi di una diversa numerazione degli imperatori rimane e sempre una supposizione che passo alla discussione e al vaglio degli esperti; ma potrebbe essere avvalorata dalla seguente considerazione: conservando sia Galba, sia Ottone, sia Vitellio nell'elenco degli imperatori, il quattordicesimo di essi sarebbe Traiano se (come fanno i Bollandisti e il Barbagallo) si ponesse come primo imperatore Giulio Cesare; sarebbe, invece, Adriano se (come fanno gli autori) si ponesse come primo Ottaviano Augusto. Mai, però, gli studiosi hanno parlato di traiano o di Adriano come l'imperatore del tempo del martirio di san Potito. le varie opinioni oscillano solamente tra Antonino Pio (138-11) (così il Baronio 154 e il manoscritto Florarium 160) e Marco Aurelio (161-180) (così la seconda "Passio", il Breviarium Capuanum, il Ferrario, il de Vipera, il Caracciolo).
Ritengo, comunque, che non dobbiamo farci portare fuori strada dal fatto che l'imperatore sia indicato come il "quattordicesimo" e possiamo accettare la convergenza della maggior parte dei dati della seconda "Passio" (anno 166, come inizio della quarta persecuzione generale sotto Antonino) per attribuire il martirio di San Potito ad un periodo tra gli anni 166-180, durante l'impero di Marco Aurelio Antonino.
E' doveroso a questo punto chiedersi: perché il Baronio e il manoscritto Florarium hanno posto il martirio di san Potito durante l'impero di Antonino Pio? Possiamo rispondere: perché essi non conobbero la seconda redazione della "Passio". ci induce a pensare così il Mallardo che scrive: "L'Antonino della A [= prima "Passio" ], in B [= seconda "Passio"] è individuato in Marco Aurelio; e il martirio di San Potito è assegnato alla persecuzione scoppiata nel 166. Il Baronio assegnò il martirio di S. Potito all'impero di Antonino Pio, e all'anno 154: non conobbe, evidentemente, la Passio B". [D. Mallardo, "S. Potito...", op. cit., p.11].
Tentiamo ora di precisare maggiormente l'anno del martirio. nella seconda "Passio" si legge:
"[...] nell'anno 166° [...] ebbe inizio [...] la quarta persecuzione. In questa tempesta dunque il beatissimo Potito martire di cristo [...] rifulse come rosa tra le spine".
A rigor di termini tale indicazione mi sembra un po' vaga: il 166 è indicato non come anno di martirio di San Potito, ma come anno d'inizio della quarta persecuzione generale. Questa persecuzione viene definita come una "tempesta" ed il martirio di San Potito è collocato "durante questa tempesta". Come abbiamo visto sopra, tale "tempesta" o persecuzione è durata dal 166 al 180. Quindi l'indicazione della seconda "Passio" potrebbe applicarsi a un periodo piuttosto ampio. Non mi sembra che di questo tengano conto i Bollandisti, per i quali "la seconda vita tramanda che ciò sia avvenuto nell'anno 166" [D. Mallardo, "S. Potito...", op. cit., p.11]
Secondo me, l'interpretazione dei Bollandisti è dovuta non a una svista, ma al fatto che essi hanno altri elementi di valutazione. Hanno, infatti, potuto consultare una gran ole di documenti antichi (codici, manoscritti vari, calendari, martirologi), anche attraverso i loro confratelli Rosweid e Beatillo [Acta Sanctorum Ianuarii, op. cit., p.753, nn.1-3]. Inoltre hanno avuto tra le mani gli studi di vari autori: Baronio, Ferrario, de Vipera e Caracciolo potendo quindi valutare i motivi da costoro addotti a sostegno delle proprie tesi. E' tutto questo, forse, che dà loro sicurezza nell'indicare senza esitazioni il 166 come anno del martirio di San Potito, quando, all'inizio del loro commento critico alle "Passiones", scrivono:
Scrivendo di altri santi dello stesso giorno 13 gennaio (Sant'Andrea, vescovo di Treviri, e i santi 40 soldati martiri della via Labicana in Roma), i Bollandisti indicano l'anno della loro morte facendolo precedere dall'avverbio "circiter" ("circa") [Acta Sanctorum Ianuarii, op. cit., p. 766, note marginali]. Per San Potito, invece, non aggiungono "circiter"; quindi suppongono che l'anno del suo martirio sia il 166. Per tale anno propendo anche io, basandomi sull'autorità deli Bollandisti. E' questo, certo, un argomento estrinseco, ma non manca di un suo valore. Difatti gli stessi autori che escludono il 166, propendendo per il 168 (Ferrario, de Vipera, Caracciolo) si allontanano solo di due anni dall'inizio della quarta persecuzione. A mio parere, il redattore della seconda "Passio" non avrebbe fatto riferimento all'inizio della persecuzione (anno 166) si il martorio fosse avvenuto parecchi anni più tardi.
In conclusione, il martirio di San Potito, stando ai documenti storici in nostro possesso, è avvenuto certamente durante la quarta persecuzione, tra 166 e il 80, con l'imperatore Marco Aurelio Antonino. Sulla base, inoltre, dell'autorità dei Bollandisti, di grande valore critico, e di altri studiosi (Ferrario, de Vipera, Caracciolo), probabilmente può essere situato in un periodo di tempo ancora più delimitato, cioè tra gli anni 166-168.
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